❧Lascia perdere.

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Quando ero piccolo ero profondamente terrorizzato dal mio dentista, ma, parlandoci chiaramente, chi non lo era? Insomma, tutti ne hanno paura. Ma il mio era veramente un mostro. Un omone alto due metri, senza capelli e grande il mio triplo, che tutto sembrava tranne che un dentista. Un mostro, vi dico! Quando dovevo andare da lui andavo nel panico più totale. E allora facevo una specie di countdown per prepararmi mentalmente alla visita e, arrivati a "meno un giorno", ero quasi sempre pronto ad affrontarlo.

Più o meno era così che avevo affrontato quell'ultima settimana di Novembre. Ogni giorno contavo quanti ne mancassero per la fine del gioco e cercavo di prepararmi mentalmente a quello che sarebbe accaduto il primo Dicembre. Ovviamente, fallivo. Non sarei mai riuscito a prepararmi psicologicamente all'arrivo di quel giorno. E, quando arrivò il 30 Novembre, la prima sensazione che ebbi al mattino ero quella di panico. Panico per cosa? Non lo sapevo. Mancava un giorno alla fine di quel gioco, e a me ormai di vincere o perdere non importava minimamente. L'unica cosa che riuscivo a pensare era: cosa sarebbe successo il giorno dopo? E se solo provavo ad immaginare una qualsiasi possibilità plausibile mi venivano le lacrime agli occhi e iniziavo a tremare. Non potevo cedere proprio sull'ultimo. Non potevo davvero permettermelo.

Avrei voluto fermare il tempo e mandare indietro le lancette, per rivivere il mese dal capo, con tutti i suoi pro e i suoi contro. Non mi interessava, io non volevo davvero che tutta quella messa in scena finisse, perché quel piccolo teatrino, in cui lui era il burattinaio e io la marionetta, mi stava davvero facendo sentire bene e non volevo che tutto tornasse come prima.

Quando la mattina mi preparai per andare a scuola, mi augurai che per quella giornata sarebbe andato tutto bene, perché se fosse successo qualcosa che avrebbe potuto scombussolare la mia routine anche solo minimamente non penso che sarei arrivato alla mezzanotte vivo.

Comunque, fino a quel momento, era andato tutto come al solito. La scuola quel giorno era particolarmente noiosa, ma ci pensò il professor Lee, l'insegnante di Matematica, nonché uno dei miei preferiti, a portare delle novità, non tanto belle oserei dire.

"Ragazzi, fate silenzio, ho un annuncio da fare!" urlò mettendo a tacere tutti "come sapete, anche quest'anno ci saranno i tre giorni di ponte. Fra due settimane partiremo tutti per andare a..." si fermò un attimo, con uno sguardo entusiasta dipinto in volto "Busan! Quest'anno purtroppo non ci allontaneremo molto, ma Busan è una città fantastica!" sorrise soddisfatto.

"Avrebbe preferito ritornare a Pechino, vero?" chiese uno degli alunni, ridacchiando. Il prof infatti aveva origini cinesi, quindi spesso ci parlava della Cina e di quanto gli piacesse la sua città natia, della quale non ricordo mai il nome però

"A dire il vero sì, ma mi accontento" rispose ridacchiando "comunque, torniamo seri! Staremo lí per tre giorni, e partiremo il 15 per ritornare il 17! Adesso vi consegno i fogli da far compilare. Dovete riconsegnarmeli prima di venerdì perché dovremmo fare il versamento!" si raccomandò, posando i fogli sui banchi.

Ogni anno, a scuola, prima di chiudere per le feste natalizie, ci davano una specie di ponte, durante il quale partivamo per andare in una grande città. L'anno prima eravamo stati a Tokyo, quello precedente a Pechino, ma io non avevo mai partecipato, perché non avevo per niente voglia di andare in una città a me sconosciuta con tutte quelle persone a me sconosciute. Non sapevo se avrei preso parte a quella gita, ma Busan era abbastanza vicina come città... Certo, erano sei ore di autobus o quattro in treno, ma era comunque piú vicina del Giappone o della Cina.

"Bene, la lezione è finita, potete andare!" disse congedandosi "buon proseguimento!" salutò poi.

Io, senza fiatare, uscii dall'aula e mi diressi verso quella di lingue straniere. Mentre camminavo per i corridoi, però, qualcuno mi tirò in un'aula in disuso e io mi spaventai quasi a morte. Non avevo ben capito chi fosse, tanto che il gesto era stato repentino, ma quando lo riconobbi mi calmai subito.

Yuanfen [NamJin.]  Место, где живут истории. Откройте их для себя