❧Seokjin.

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Sfigato.


Se c'è una parola che userei se mi chiedessero di descrivermi usando solo una parola, è proprio 'sfigato'.

Se mi chiedessero di farlo con due, invece, direi "sfigato e solo."

Con tre, poi, ancora meglio, direi "sfigato, solo e depresso."

E ho circa dieci motivi diversi per giustificare l'utilizzo di queste tre parole:

Prima di tutto, sono sfigato, in tutti i sensi. Sono perennemente perseguitato dalla sfortuna. Se un giorno mi capiterà di avere una giornata fortunata, Dio, sarà il giorno piú bello della mia futile esistenza. Sono quel genere di persona che è sfortunata in qualsiasi circostanza. Se una cosa mi va bene, so che non è destinata a durare, perché io sono Kim Seokjin, e sono sfortunato dalla nascita. Non scherzo, quando dico "dalla nascita". Quando sono nato, ho rischiato di morire un paio di ore dopo, per un'insufficienza cardiaca. Cinque mesi dopo, i miei polmoni hanno iniziato a fare brutti scherzi. A sette anni, iniziai a giocare a calcio; amavo il calcio, mi piaceva correre dietro a quel pallone e giocare con la squadra, con i miei amici. Una volta, durante una partita, a undici anni, collassai a terra. Problemi respiratori, ancora una volta. Mi diagnosticarono l'asma. Da allora, non ho piú potuto giocare a calcio, né fare troppa attività fisica, e sono stato costretto a prendere un broncodilatatore a vita. Ma questo è niente! Già avendo l'asma, stare al passo con i miei coetanei era abbastanza complicato, figurarsi dopo essersi rotti una gamba! Era estate, e io avevo dodici anni al massimo. Ero in vacanza e stavamo giocando a guardie e ladri... O forse a nascondino, non ricordo... Comunque sia, caddi bruscamente e mi fratturai il crociato destro. Sei mesi di gesso, piú altri di riabilitazione. Quell'estate, è stata la piú brutta della mia vita. Beh, mai come le seguenti, ovviamente. L'estate dopo in vacanza non ci siamo neanche andati, per vari problemi e cose che neanche ricordo. A quattordici anni invece, in vacanza ci andai, e che ricordo ho di quell'estate. Un bellissimo ricordo. Una cicatrice, una fantastica cicatrice posta in verticale appena alla fine del collo, lunga circa tre centimetri. Il caldo di quell'estate non lo dimenticherò mai, perché fu quel caldo, sommato alla mia asma e al sudore, a far collassare i miei polmoni. Non ricordo molto dell'intervento o del mio arrivo in ospedale, solo che quando mi ero risvegliato giacevo su un lettino d'ospedale con un tubo in gola che mi aiutava a respirare. Il dottore disse che non era nulla di grave, solo una complicanza respiratoria, e mentre lo diceva, io avevo quel maledetto tubo ficcato in gola. Mi sentivo quasi preso in giro. Dopo alcune settimane, comunque, capii che il dottore aveva ragione. Non era stato nient'altro che il caldo e l'asma a provocarmi quel collasso. Mi avevano praticato una tracheostomia, o una cosa simile, e dopo la guarigione era tornato tutto identico a prima. Adesso sto bene, per fortuna. Beh, a parte l'asma, che nel periodo delle allergie è particolarmente insopportabile, ma per il resto, sono abbastanza sano.

Secondo punto: perché sono solo. Non è difficile spiegare il perché, a dirla tutta. Prima della morte di mio padre, che avvenne quando io avevo quattordici anni, e quindi, tre anni fa, ero un ragazzino abbastanza solare e avevo degli amici. Mi divertivo a passare con loro le mie giornate e a fare tutte quelle cose che fanno i ragazzini a quell'età. Dopo la sua morte, capii che la vita non era un film in cui canti una canzoncina e come per magia i tuoi sogni si avverano. Così, decisi di prendere tutti i miei sogni nel cassetto, il cassetto e anche il comodino e di bruciare tutto. Lo feci davvero! Avevo un piccolo comodino in legno, che era in realtà un soprammobile, in cui mettevo dei bigliettini su cui scrivevo i miei sogni. Ero piccolo, avevo preso il termine "sogni nel cassetto" troppo sul serio. Comunque sia, una sera lo bruciai, in giardino. Stavo per bruciare anche il giardino, ma questi sono solo dettagli. Alla fine, dopo aver eliminato tutti i miei sogni, i miei hobby, le mie passioni e i miei amici dalla mia vita, mi rimboccai le maniche per aiutare mia madre a tirare avanti per crescere me e mia sorella minore, Taeyeon. Mia madre si faceva in quattro per potersi permettere di non farci mancare nulla ed io ero ben contento di poterla aiutare, per quel che potevo. Lei lavorava talmente tanto che a volte non la vedevamo per giorni e giorni, ma non ci è mai mancato nulla.. Tranne una madre, a dire la verità. Sono solo perché, quando mio padre morí, ci trasferimmo e nella nuova scuola non sono riuscito a fare amicizia con nessuno. Forse a causa del mio carattere introverso, della mia timidezza e del mio poco parlare. Forse perché non ero mai stato popolare o perché ero sempre stato troppo normale ed invisibile per avere amici. Comunque, alla fine, non mi importava davvero non avere amici. Voglio dire, stavo davvero bene anche senza. Avevo i miei libri, i miei videogames, la mia musica. Mi bastavano quelle tre cose, per non sentirmi solo. Ah ecco, un altro motivo per cui sono sempre stato solo: sono considerato da tutti un nerd, nel vero senso della parola. Non me ne vanto, ma so parlare perfettamente l'elfico. E a me non dispiace poi così tanto essere definito nerd, alla fine è la verità. Mi piacciono queste cose e non ci vedo nulla di male. Se la mia vita fosse un film probabilmente sarei Sheldon Cooper di Big Bang Theory. Quel ragazzo è tanto problematico quanto me, lo giuro.

La terza parola che ho usato per descrivermi: depresso. Si, lo sono. E per "depresso" non intendo "sono triste perché sono solo e sfigato" ma intendo "depresso". Mi hanno diagnosticato questa specie di depressione all'età di quindici anni, qualche mese dopo la morte di mio padre. Mi hanno anche mandato da un terapeuta per alcuni mesi, ma a un certo punto le spese erano diventate troppo pesanti da sostenere per dover curare la mente di uno stupido ragazzino depresso. Già era troppo se riuscivamo a mantenere le spese per le mie medicine per l'asma e per gli antidepressivi che dovevo prendere. Ricordo che all'inizio non riuscivo a capire cosa avessi. Improvvisamente scoppiavo a piangere, ovunque e in qualsiasi momento, e tremavo, tremavo davvero tanto. Poi, quando ero solo, mi siedevo a terra e portavo le ginocchia strette al petto, come se così facendo, mi sarei potuto difendere da quel male invisibile. Quando mia madre si accorse che qualcosa non andava, decise di portarmi da questo psicologo, che mi diagnosticò appunto la depressione. Non ne sono mai uscito veramente, ancora oggi ne soffro, ad esser sinceri. A differenza di alcuni anni fa, però, ora gli antidepressivi non li prendo sempre. Tendo a misurare le mie giornate con dei voti, che vanno dalla F alla A, proprio come a scuola. Quasi tutte le giornate sono da F o D, alcune, molto raramente, C. Quando sono da F o ,peggio, F- allora ricorro agli antidepressivi, altrimenti, evito sprechi inutili.

Ma la mia vita non è tanto brutta quanto sembra. Forse è peggiore.. Ma non posso permettermi di lamentarmene, perché so che ci sono persone che hanno problemi ben piú gravi. In realtà non mi lamento mai, io. Anche se nella mia vita non va mai nulla come vorrei, tendo sempre a tenermi tutto dentro e ad annuire, perché non voglio dare ulteriori fastidi. So che sono un peso, per mia madre, ma lei non lo da a vedere. So di essere un peso, in generale, per chiunque. Forse per questo motivo sono solo..

Voglio dire, chi vorrebbe un peso per amico? Io non di certo, quindi li capisco.

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P.s. ecco il link di Twitter del trailer! Spero vi piaccia: https://twitter.com/JesysPolaroid/status/805794929851109377?s=09

Yuanfen [NamJin.]  Where stories live. Discover now