'Ehi, io esisto ancora' disse Giuseppe, facendoci staccare leggermente per voltarci verso di lui.
Strinsi il polso di Stefano, per fargli capire che aveva già fatto abbastanza e non era il momento di ucciderlo: avrebbe avuto un'altra occasione ed un altro valido motivo per farlo, ma non per me.
'Va bene, ci rinuncio. Stasera va così, ma non si ripeterà ancora' concluse, andando verso la porta della sua abitazione.
Una volta che sbattuta, ritornai a concentrarmi sul ragazzo che avevo davanti.
'Sai' cominciò. 'Ti ho detto di essermi allontanato da te per il tuo bene, per salvarti, per proteggerti da tutta questa merda, ma ho capito che non riesco a starti lontano: sono stato male per tutto questo tempo. Ma, dopo un po', non ci ho fatto più tanto caso, e mi sono concentrato sul tuo stare bene. È per questo che ti ho chiamata, oggi, ma pensavo che ti fossi liberata di un grande peso, invece non era così. Sono troppo egoista per lasciarti andare, e tu troppo testarda per allontanarti da me' disse.
Il suo sguardo osservava sia i miei occhi scuri, sia le mie labbra. La voglia di assaporarle, ancora una volta, cresceva sempre di più.
Aveva ragione, completamente. Finalmente, aveva capito l'errore che aveva commesso. Forse, per lui, quella poteva essere una specie di pausa, per riflettere meglio e capire come agire alla situazione: ma l'unica cosa che avevamo capito era che non riuscivamo a stare separati a lungo.
'Non fare mai più una cosa del genere. Non puoi capire quanto sono stata male, e ora vorrei soltanto prenderti a schiaffi. Dovrei separarmi per sempre da te, ma non ci riesco, e non voglio farlo' risposi.
Non stavamo più urlando: parlavamo come due persone normali, come se nulla fosse accaduto, ma non era così. Non mi sarei dimenticata facilmente della sua offesa, sarebbe rimasta ben impressa nella mia mente ma, in quel momento, sembrava così inutile.
Passò un pollice sul mio labbro inferiore, indugiando sul da farsi.
'Vorrei baciarti, ma le tue labbra sono state avvelenate da quel lurido ragazzo' disse, continuando ad accarezzarmi il labbro.
'Purificale, allora' sorrisi, cercando di non chiudere gli occhi e di lasciarmi abbandonare da quel tocco.
Esitò ancora, ma lo vidi cedere. Tolse il suo pollice dal mio labbro e subito sentii le sue calde e morbide labbra giocherellare con le mie.
Sembrava che non le sentissi da così tanto tempo, come se fossero passati secoli da quel tocco che mi faceva provare sentimenti nuovi, ogni volta che avveniva.
Portai le mie mani dietro al suo collo, mentre lui le mise entrambe sui miei fianchi.
In quel momento, non potevo chiedere di meglio: avevo di nuovo Stefano, l'unica cosa che mi faceva stare bene.
Questa vigilia, allora, si differenziava dalle altre. Era speciale, indimenticabile: la riconciliazione con la propria metà, la propria vita.

Non avrei più voluto separarmi da quelle morbide labbra, ma il freddo aumentava sempre di più.
Mi precedette: separò le nostre labbra prima che lo facessi io, in modo da non sentirne così tanta la mancanza.
'È meglio se andiamo a casa' disse.
Il fatto che ritenesse casa sua di entrambi, mi rendeva sempre più importante nella sua vita.
Annuii, allontanandomi da lui per prendere la valigia che si trovava a terra.
Ci dirigemmo verso la sua auto. Poggiai l'oggetto nel bagagliaio, poi mi sedetti sul sedile dell'autista. Stefano aprì la portiera del sedile accanto, guardandomi interrogativo.
'Hai intenzione di guidare, ubriaco?' Chiesi, facendogli intendere il tono ironico.
Sorrise e si sedette sul sedile del passeggero. Accessi l'auto e percorsi quella strada che, oramai, ricordavo a memoria.

'A proposito, dovresti dirmi quanto hai bevuto e che ci facevi davanti alla casa di Giuseppe' gli dissi, appena ci trovammo davanti alla porta della sua abitazione.
'Una cosa alla volta. Comincia a girarmi la testa' rispose, aprendo la porta.
Ricordai i primi tempi in cui era incerto sul farmi entrare nella sua abitazione, ma poi cedette. Sembrava così lontano, quel momento, eppure vivevo in quella casa oramai.
Era normale quel tipo di dolore. Speravo solo che avesse bevuto il meno possibile, ma non sembrava affatto così.
'Forse, è meglio se vai riposare' dissi, mentre lui andò a prendere una bottiglia d'acqua dal frigo.
Avrei potuto aspettare per quelle risposte: era più importante la sua salute.
Prese un bicchiere di vetro e, dentro, vi immerse il contenuto trasparente.
Capivo che non mi stava più ascoltando: non perché non volesse, ma non ci riusciva.
Forse era la prima volta che beveva così tanto?
Mi diressi nella nostra camera, dove riposi la valigia. Ritornai nel salone, dove poggiai la mia felpa sull'attaccapanni. Dopo essere entrata nella stanza riservata alla cucina, Stefano si reggeva sul bancone e potevo notare le vene delle sue braccia quasi uscire da esse. Il suo capo era rivolto verso il basso, come se stesse sul punto di vomitare.
Mi avvicinai a lui, mettendogli un braccio intorno al mio collo, cercando di condurlo al bagno. Sapevo che sarebbe accaduto e speravo che fosse la prima ed ultima volta.
Avevo già avuto esperienza con i miei genitori. Ogni volta, ad un certo orario della notte, li vedevo correre al bagno per poter espellere, attraverso il vomito, tutto il liquido che avevano in corpo.
Stefano si piegò, per poi cominciare a vomitare. Avrei dovuto volgere lo sguardo dall'altro lato, disgustando la scena, ma non ci riuscivo: mi ero alzata troppe volte, di notte, osservando il motivo per cui stavano così male.
'Ed io che volevo fare una cosa romantica' disse, dopo essersi pulito con la carta igienica ed averla gettata nel water.
Scaricò ed uscimmo dal bagno.
'Non ti è bastato quello che mi hai detto?' Domandai, mentre ci dirigemmo verso la camera da letto.
Cominciò a togliersi la maglietta ed i jeans, mentre io aprii la valigia, prendendo il mio pigiama pesante.
'Va beh, lo farò domani' disse, scrollando le spalle.
Così facendo, non faceva altro che aumentare la mia curiosità.
Venne verso di me e mi tolse l'indumento dalle mani.
'Non vuoi metterti una mia felpa?' Domandò, confuso.
Non ci avevo pensato.
'Questa volta ho l'indumento adatto, e..' ma non mi fece terminare la frase.
Mi tolse il pigiama dalle mani, aprì il suo armadio, dove tirò fuori un maglione bianco, un po' più grande di quello che mi aveva fatto indossare la prima volta che dormii qui.
'Tu ti metti questa. Se hai troppo freddo, ti darò il pantalone del pigiama, ma ne dubito' disse, porgendomi il maglione.
Era incredibile come cambiasse così tanto d'umore quando stava con me.
Sorrisi e presi l'indumento.
Stavo per uscire dalla stanza, per dirigermi al bagno e a cambiarmi, ma lui mi prese per il polso, fermandomi.
'In bagno ci vado io, dato che ho bisogno di darmi una sciacquata fresca alla bocca' disse, lasciando la presa ed andando nell'altra stanza.
Improvvisamente, sembrava così agitato: forse per quello che voleva dirmi, o per altro. Poteva dirmelo anche in quel momento, senza aspettare la luce del giorno: sembrava una cosa molto importante, tanto da farlo agitare.
Cominciai a togliermi i vari indumenti, per poi indossare quel lungo maglione. Era così caldo e morbido e sembrava che lui fosse lì, ad abbracciarmi.
Nonostante la sua lunghezza, il maglione lasciava scoperte metà delle mie gambe, dove si potevano notare vari segni, causati da quei due mostri.
Mi vergognavo sempre di mostrarli così, davanti a lui. Quei segni li avevo ricevuti senza un motivo logico, solo per uno sfogo, ed era così fastidioso il fatto che non si fossero tolti dalla mia pelle, nonostante il tempo passato. Mi sarei, almeno, voluta presentare bene ai suoi occhi: ma era ovvio che non dovesse essere così.

Sciolsi la mia coda, posando l'elastico nero sulla scrivania. Alzai un po' le maniche del maglione, per poter notare gli altri segni che avevo.
Quanto avrei voluto urlare, ma l'avevo già fatto per troppo tempo, gridando a squarciagola. Quelle scene si ripercorrevano, rapidamente, nella mia mente, facendomi ricordare tutto quello che avevo subìto.
Forse dovrei smetterla.
Sentii due braccia stringermi da dietro, riportandomi alla realtà. Il ragazzo allungò le braccia per abbassarmi le maniche, poi riportò le mani sul mio addome.
'Sei perfetta, anche con quei segni. Non accadrà più, io sono qui' disse, lasciandomi qualche bacio sul collo, provocandomi dei brividi.
Mi voltai davanti a lui, in modo da tentare di dimenticare quei brutti momenti, immergendomi nei suoi occhi verdi.
'Lo so' sorrisi, poggiando le mie mani dietro al suo collo. 'Pensiamo ad altro. Piuttosto, a quello che dovevi dirmi..' dissi, anche se sapevo che era una richiesta inutile.
Scosse il capo, sorridente.
'Vorresti che te lo dicessi, eh?' Domandò, ancora con quella agitazione. 'Dovrai aspettare domani, devo ancora pensarci meglio' mi informò.
'Vuoi lasciarmi la curiosità per tutta la notte? Sei una persona spregevole' dissi, ironicamente.
'Sono stanco ed ancora ubriaco, credo' rifletté.
'Certo, tutte scuse' inventai, sapendo che aveva ragione.
Ma se sei stupida.
Si staccò da me, sdraiandosi sul letto. Accese la luce della piccola lampada sul comodino, mentre spensi quella della stanza. Mi diressi dall'altra parte del letto, mettendomi accanto a lui. Posizionai la testa sul suo petto e il suo braccio mi circondò, come una protezione.
Non avrei voluto essere in una posizione migliore.
'Grazie' sussurrò, baciandomi la testa.
Alzai il capo, non capendo il motivo del suo ringraziamento: avrei dovuto io ringraziare lui, non viceversa.
'Sei di nuovo qui, con me. Nonostante le mie cazzate, riesci sempre a tornare da me. Questa volta, non ti lascio più' disse.
Baciai quelle labbra a stampo. Almeno, era riuscito a capirlo da solo.
Non doveva ritenersi egoista o altro: anche io volevo tenerlo stretto a me il più possibile.
Mi rimisi nella posizione iniziale, chiudendo lentamente gli occhi: era un momento troppo dolce per interromperlo con una mia parola.
'Ti amo' sentii dire dal moro.
Riuscii a prendere sonno facilmente, trovandomi nel mio posto preferito, al momento giusto e con la persona giusta.

ANGOLO AUTRICE:
Oggi, oltre ad essere il Black Friday (ah, voglio sapere cosa avete comprato, eh), è anche la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Questo tema mi tocca, un po' sul personale, ma non vi dirò nulla perché non ho intenzione di annoiarvi. Sono vicina a tutte quelle donne che hanno subìto violenze dai propri mariti, fidanzati, amici, anche parenti, a volte (nel capitolo, c'è una piccola parte riguardante questo tema, la troverete sicuramente).
Comunque, vi ringrazio per i 16k. La storia sta crescendo grazie a voi, alle vostre stelline, i vostri commenti ( che leggo sempre, sia chiaro). Siete qualcosa di incredibile, dico davvero.
Al prossimo capitolo!

My All. ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora