Improvvisamente, sentii il mio telefono vibrare sul bianco lenzuolo del letto.
Ero seduta sopra al mobile, a gambe incrociate e con lo sguardo rivolto al tessuto bianco.
Sbiancai appena vidi il suo numero sullo schermo; oramai, lo avevo imparato a memoria.
Era in silenzioso, perciò nessuno sentiva il suono della suoneria. Speravo che nessuno si mettesse ad origliare alla porta, anche perché presi un respiro profondo e risposi.
'Pronto?' Riuscii solo a dire, con un groppo in gola.
Avevo paura di sentire la sua voce: non sapevo il suo stato ed avrei voluto tanto saperlo.
Non mi aspettavo nemmeno una sua chiamata, il che rendeva tutto ancora più strano.
'Ciao, Alice' sospirò il moro ed immaginai che si stesse passando una mano tra i capelli.
Quando lo incontrai per la prima volta, aveva i capelli biondi e non avevo ancora capito perché se li era tagliati.
'Come.. come stai?' Domandai, anche se non ero più sicura di ricevere una risposta.
Mi avrebbe fatto male in entrambi i casi: se fosse stato bene, significava che mi aveva dimenticata e si era lasciato alle spalle tutto quello che era successo tra di noi; se fosse stato male, invece, non avrebbe fatto altro che accertare il mio pensiero, il che mi faceva stare ancora peggio di prima.
'Sto di merda, Ali. Tu piuttosto, come stai?' Quasi sussurrò.
Perché allora mi aveva lasciata?
Saremmo stati entrambi meglio se fossimo ancora insieme, invece aveva preso la decisione peggiore che potesse prendere.
Ancora quel nomignolo. Non capivo se lo facesse apposta, oppure veramente non si ricordava che era lo stesso modo che usava mio fratello per chiamarmi.
Chissà cosa sarebbe accaduto se fosse ancora vivo.
'Di certo non bene' sospirai, sorridendo leggermente.
Era così brutto parlare per telefono. Sembrava che fossimo così lontani quando, invece, non lo eravamo affatto.
Sarei voluta andare a casa sua. Non me ne sarebbe importato nulla di quello che si era imposto: lo avrei baciato e sarei rimasta lì, ma era una cosa così stupida.
'Mi dispiace, ma penso che sia meglio per entrambi' riflettè ed avrei voluto gridargli contro.
'Stai dicendo davvero, Stefano? Sono stanca di stare così male per te. Non puoi capire cosa sei riuscito a creare in me in così poco tempo. Perché non ritorni alla realtà? Perché stai di merda? Te lo sei chiesto?' Gli chiesi, cercando di non urlare.
L'ultima cosa che volevo era farmi sentire dagli altri, specialmente da Giuseppe. Fortunatamente avevo chiuso la porta, altrimenti sarebbe entrato senza bussare.
'Sto di merda perché ti sono capitato io, e non qualcun altro migliore di me. Perché non ti ostini a capirlo? Ti ho lasciata, come dici tu, per il tuo bene, solo per te. Vuoi davvero stare con uno come me, che si trova dentro un guaio da due anni e non ne è ancora uscito? Vuoi questo, Alice?' Domandò nuovamente.
Era bello sentire la sua voce, ma sarebbe stato ancora meglio se si fosse trovato davanti a me, evitando quell'oggetto elettronico tra di noi.
'Se il mio stare bene sei tu, io devo stare con te. E non mi interessa di Giuseppe e degli altri e come finirà tutto questo, ma voglio stare con te: non mi importa del resoconto, almeno sarò insieme a te. E che significa come dico io? Non mi hai lasciata, per caso?' Continuai.
Gli avrei voluto tirare tanti di quegli schiaffi, come quella volta al fiume. Chissà se se lo ricordava ancora, ma non mi sarei mai dimenticata dei momenti in cui c'era lui.
'Non ho mai detto di averti lasciata' rispose e finalmente erano terminate le domande, anche se ne avrei fatte altre.
Certo che lo aveva fatto.
Cos'altro era accaduto, altrimenti?
Era così complicato e mi faceva impazzire.
'Te ne rendi conto di quello che stai dicendo?' Mi interruppi, perché non avevo voglia di litigare con lui. 'Almeno, ehm.. ti sei trovata qualcun'altra con cui passare il tuo tempo?' Azzardai.
Questa volta, non volevo sapere la risposta. Speravo vivamente che non fosse così, ma tutto era possibile.
'Si' disse. 'E si chiama Alice Cinquegrana. La conosci?' Chiese e non potei fare a meno di sorridere.
Nonostante tutto, ci teneva a me. Lo potevo capire, ma faceva troppo male quella lontananza.
'No, dovresti presentarmela. Sai, ho sentito dire che è così antipatica e poco raccomandabile, devo proprio capire cosa ti abbia colpito di lei' dissi e sentii che stava ridendo.
Dio, quanto mi era mancata la sua risata. Sarebbe stato ancora meglio se mi avesse mostrato il suo magnifico sorriso, speciale in confronto agli altri e sincero.
'Mh, io invece la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Le persone si sbagliano sul suo conto' rispose.
Un calore pervase l'interno del mio corpo, come se fosse lì e mi stesse abbracciando più forte che poteva.
'Ho sentito anche che è innamorata di un certo Stefano Lepri, che però l'ha lasciata perché vuole farla star male. Confermi?' Domandai.
Lo avevo detto solo per sentire il suo parere, per confermare i miei dubbi, non perché veramente lo pensavo. Non lo faceva apposta a farmi male, ma ero troppo innamorata di lui per non soffrire di quella distanza.
'Qua ti devo contraddire, perché questo Stefano ama così tanto questa ragazza perché è la sua ancora di salvezza, la sua roccia, l'unico amore della sua vita, e non è vero che la sta facendo soffrire apposta, perché anche lui sta soffrendo molto. Vorrebbe baciarla in questo momento, ma deve trattenersi altrimenti la cercherebbe ovunque si trovi' continuò.
Cavolo, quanto lo amavo.
Forse avrei dovuto dirgli che Giuseppe mi stava ospitando, ma non volevo che urlasse dal telefono per quello che avevo deciso di fare. In fondo, mi aveva lasciata per questo, ma ero troppo testarda per ascoltarlo.
Sorrisi e potei percepire che anche lui avesse fatto lo stesso.
'Mi manchi, Alice' disse.
Cercai di trattenere una lacrima, perché anche a me mancava da morire. La cosa che faceva più male era che ci mancavamo a vicenda e che stavamo troppo male separati, ma lui non ci era ancora arrivato.
'Non sai quanto mi manchi tu, Stefano' aggiunsi, sospirando.
Tolsi per un attimo il telefono dal mio orecchio e notai che avevo solo salvato il suo numero, senza aggiungerci un nome. Lo riposi nuovamente sul mio orecchio, pensando al nome che avrei dovuto dargli, ma un semplice nome in rubrica non poteva essere così importante, in confronto a quello che provavo a dire il suo nome.

My All. ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora