Always Hope - QUATTRO

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Kate si asciugò in fretta le lacrime versate per quel piccolo Babbo Natale abbandonato troppo in fretta, lo aveva eletto in breve a simbolo della sua triste impossibilità di lasciarsi il passato alle spalle. Questo non voleva dire dimenticare, lo sapeva bene anche lei, non avrebbe mai dimenticato nulla, le sarebbe stato impossibile, voleva solo dire ricominciare a vivere anche quel giorno come se fosse un giorno normale, non uno da sacrificare all'altare del suo dolore, obbligando tutte le persone che le stavano vicino ad allontanarsi per permetterle di consumarsi in un lutto mai esaurito. Sapeva nel suo intimo che sua madre non avrebbe mai voluto questo per lei, che se fosse stata lì, ogni anno le avrebbe detto di guardare avanti e di non buttare via la sua vita, in quell'occasione come in tante altre.
Johanna avrebbe sicuramente voluto che lei quel passato se lo fosse lasciato alle spalle molto prima, che avesse vissuto la sua vita senza rinchiudersi nella sua torre di dolore e solitudine per troppo tempo prima che Castle riuscisse a strapparla via. Pensava che sua madre avrebbe trovato divertente quel gioco di parole, lei era una persona di spirito che sapeva divertirsi. Sorrise Kate nel pensare a come sua madre avrebbe accolto l'idea che Richard Castle fosse suo genero, lei lo aveva sempre apprezzato come scrittore per il suo ottimismo anche nelle storie più cupe, che lasciava sempre intravedere una luce, una speranza, per tutti. La faceva illudere che il mondo fosse più facile e più leggero di quello che era. Questo era lo stesso motivo per il quale anche lei aveva trovato rifugio nei suoi libri. Sorrise pensando che aveva tenuto quel segreto per tanti anni, per poi tradirsi proprio quando non ricordava nulla di loro.
Era stanca. Molto più del solito. Pensava che tutte le emozioni di quel giorno avevano indebolito il suo corpo che sopportava sempre meno sforzi fisici ed emotivi, e aveva cominciato ad avere dei piccoli dolori di breve durata ed intensità. Kate dava la colpa a quelli che pensava fossero i movimenti di Lily.
Decise di tornare in camera e stendersi un po'. Si mise di fianco, la posizione in cui riusciva a rilassarsi di più, circondata da cuscini per aiutare a sostenere la pancia e la schiena. Aveva allungato una mano sul comodino, accarezzando il portacandele di cristallo che le aveva regalato Rick. Non lo aveva più acceso, ma lo aveva tenuto lì vicino a lei, in una posizione che ogni mattina faceva riflettere i raggi del sole, creando con le tante sfaccettature piccoli arcobaleni nella stanza. Lo sguardo andò oltre, verso quello che era stato l'ultimo acquisto che avevano fatto: una culla da tenere nella loro stanza. Inizialmente Kate si era opposta a questa idea, obiettava che la stanza di Lily era attigua alla loro e con le modifiche che avevano apportato sarebbero entrati direttamente lì dalla loro stanza: avevano i baby monitor non era necessario che dormisse con loro. Castle inizialmente si era opposto a questa decisione, ma Kate era ferma e sembrava irremovibile: Lily avrebbe avuto la sua bellissima stanza e dormire fin da subito lì l'avrebbe resa più autonoma. Poi era accaduto tutto all'improvviso, un giorno dopo Natale. Non avevano più parlato di questa cosa, ma mentre Kate stava parlando con Alexis sembrò folgorata dall'idea che realmente, tra poco, lei e la sua bambina non sarebbero state più una cosa sola, che se ne sarebbe in qualche modo distaccata. Improvvisamente la distanza di una decina di passi tra il loro letto e la camera di Lily le sembrò una distanza incolmabile per il suo animo. Così Rick uscì, insieme ad Alexis e scelsero la culla più bella che avevano trovato, che sarebbe stata bene anche nella stanza di Lily, con il tulle e le imbottiture color avorio e le rifiniture rosa. La cosa che più le piaceva era, come le aveva spiegato Rick, che poteva abbassare uno dei lati e avvicinarla al letto, come se fosse un naturale prolungamento del loro. Kate si sentì subito rasserenata nel vedere quella culla nella loro stanza, un elemento così in contrasto con il resto dell'arredamento forte e maschile che rispecchiava a pieno il carattere di Rick, ma che ora le sembrava perfetta per quel luogo. Lo abbracciò e si scusò più volte per essere stata così stupidamente intransigente ma lui le sorrise prendendola in giro, perché era assolutamente convinto che prima che Lily nascesse avrebbe cambiato idea. La conosceva fin troppo bene, ma lui le diceva che quello era solo l'istinto della mamma leonessa che era in lei, che si risvegliava pian piano.
Allungò una mano a cercare il cellulare. Era l'ora di pranzo suo marito le mancava e continuava a sentirsi sempre più spossata e quei fastidi non cessavano, anzi. Non voleva stare sola.
- Ehy Castle...
- Beckett! Stai bene?
- Sì, però mi manchi. - Ammise lei, evitando di parlargli del resto.
- Sei sicura che stai bene? Vuoi che torni a casa?
- Sì, sono solo stanca.

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