7. Dovete credermi.

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-Non ha dei genitori, lei era in un orfanotrofio, da sola! Io l'ho salvata, lì il custode era un pedofilo.-

-Proprio come te, papà, esattamente come te.-

-Non provare a ripeterlo.- Si avvicinò al figlio, dimenticandosi di Ryan.-Hazel ha sedici anni...quasi.- Ryan strisciò via, evitando di far rumore, doveva assolutamente arrivare alla scala.

-Ma l'hai rapita a sei, sei anni! Come fai a dire di non essere stato un pedofilo?- Non capiva come mai ci credesse realmente, sembrava davvero convinto di quello che diceva, le sue espressioni, il tono della sua voce, era serio.

Suo padre era serio.

-Non l'ho sfiorata finché non ha compiuto i 12 anni e lei era consenziente.- Mentì abbassando lo sguardo sulla sega che aveva tra le mani, suo figlio lo aveva beccato e si sentiva un idiota per non avere fermato tutto quello, cos'avrebbe fatto per farlo stare zitto? Non poteva ucciderlo, gli voleva bene, però sapeva che avrebbe fatto il giusto chiamando la polizia e non poteva perderla, ricordava perfettamente i momenti in cui l'aveva appena presa, tutti, se li era anche scritti su un diario, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto...

Flashback:

-Starai qui, guarda com'è bello, sì? Ti piacerà tantissimo.- Barney iniziò a sistemare in maniera compulsiva le cose comprate per quella bambina, iniziando dal materasso morbido a terra coperto da un lenzuolo rosa. L'uomo aveva difficoltà a parlare francese, ma ci provava e prima o poi le avrebbe insegnato a parlare in inglese come voleva lui.

-Io non voglio stare qui.- Hazel tirò sul col naso, cercando con lo sguardo qualche via di fuga.-Fa freddo.- Aggiunse rabbrividendo a causa dell'abbigliamento leggero composto dalla maglietta senza maniche e la salopette di jeans.

-Copriti con questa coperta e non avrai più freddo.- Le diede una coperta di lana marrone sperando non si mettesse a piangere ancora, non voleva continuare a picchiarla perché peggiorava la situazione e urlava ancora più forte, doveva tenerla buona comprandole caramelle e gelati.

-Dove siamo? Le suore mi staranno cercando...- Era salita con lui su un traghetto e un treno, mentendo ogni qualvolta che le chiedevano se fosse la figlia di Barney, non amava dire le bugie, ma doveva farlo se non voleva finire nei guai.

-Non ti stanno cercando, siamo in un altra parte del mondo, lontanissima dalla Francia, dovrai imparare la lingua inglese e stare qui ogni giorno.- Mentì riferendosi alla posizione, erano in Inghilterra, Sheffield.

-Qui sotto? Ma è buio e ho paura.- Esclamò sgranando gli occhi.

-A volte ti porterò di sopra a guardare la televisione, solo se fai la brava però.-

-Ma io sono brava....- Mormorò guardandosi attorno disorientata.-Perché sono qui?-

-Me lo hai già chiesto, invece di aspettare i documenti per adottarti ti ho presa per strada e ti ho salvato la vita.-

-Mi hai salvato la vita?- Sgranò gli occhi, iniziando ad essere più riconoscente verso di lui.

-Sì, ti ho salvato la vita.- ''

-Mi dispiace papà, ti voglio bene.- Quando rialzò lo sguardo i ragazzi erano fuori e la botola era chiusa.

-Cazzo, corri Ryan!- Justin afferrò la mano del suo amico, trascinandolo dietro di lui.
-Credi che non mi sia fatto male mentre si buttava contro di me per togliermi la sega? Non ho avuto il coraggio di fargli del male per difendermi, l'ho lanciata dall'altra parte per non ferirlo.- Spiegò tra un respiro affannoso e l'altro, stringendo con la mano libera il punto del fianco sanguinante.
-Grazie Ryan.- Arrivati in macchina Justin salì al posto del guidatore, lanciando delle occhiate preoccupate all'amico, il quale era steso sul sedile accanto.
-Justin!- Hazel spalancò gli occhi sorpresa di vederlo lì.-Ciao.- aggiunse subito dopo, facendo un piccolo sorriso solo con le labbra, ignorando il dolore al labbro superiore.
-Ciao Hazel.- Ricambiò il sorriso, prima di mettere in moto.-Metti la cintura e indossa i miei pantaloni della tuta.- Attraverso lo specchietto aveva notato una pozza di vomito per terra, sul tappetino della macchina..
-Cintura?- Ripeté guardandosi attorno, cos'era una cintura?
-Quel nastro nero vicino a te, prendilo e inserisci il coso in ferro nel buco rosso che vedi.- Spiegò velocemente e in malo modo, agitato per il fatto che non avessero ancora chiamato la polizia, insomma, aveva chiuso la botola a chiave, non poteva scappare, vero?
-Ooh, cintura! Grazie.- la mise, mangiucchiandola di tanto in tanto, il sapore del vomito era presente nella sua bocca e le faceva davvero schifo, tuttavia aveva subito peggio.-Lui dov'è?- chiese sottolineando la parola lui mentre infilava i pantaloncini da basket, quelli poteva metterli?
-Lì sotto, non uscirà di lì vedrai, finirà in prigione dove merita di stare.- Parlò senza distogliere lo sguardo dalla strada, faceva male, molto male il pensiero di suo padre in carcere, ma non poteva fare altrimenti.
Hazel annuì, anche se non sapeva cosa fosse una prigione, per poi iniziare a tossire forte. Non stava affatto bene.
-Perché lui perde sangue?- Domandò indicando il ragazzo seduto sul sedile del passeggero.
-Mio padre gli ha fatto male, deve andare in ospedale e anche tu.-
-No! Io no ospedale, se no torno indietro.- Lo minacciò stringendo più forte la coperta al suo petto, era l'unica cosa rimasta da tutto quello e non aveva intenzione di perderla, voleva anche i suoi amati pupazzi, rimasti lì sotto con il mostro. Era strano essere fuori di lì, insomma a volte la portava di sopra a guardare la televisione e altre pure nel giardino sul retro, tuttavia aveva smesso di farlo quando aveva compiuto 14 anni e lei non aveva osato chiedere il motivo. Se ci pensava meglio le sarebbe mancato tutto quello, disegnare, mangiare gli avanzi, giocare con Barney, era intimorita dal nuovo mondo che Justin voleva farle vivere, se non le fosse piaciuto?
Se le avessero fatto le male?
Barney diceva che erano tutti cattivi lì fuori, però Justin e Ryan non lo sembravano, anzi.
-Hazel devi farti visitare, quando sono arrivato ti aveva picchiata e violentata. Niente storie, ho visto anche che hai vomitato.-
Ryan emise un forte lamento, facendo pressione sulla ferita al solo pensiero di dover ripulire l'auto dal suo vomito.
-No!- Urlò scuotendo la testa e infilandosi le mani tra i capelli.-No! Non voglio.- Era terrorizzata dall'idea di essere visitata da alcuni sconosciuti, in televisione aveva visto che a volte aprivano le loro pance a metà per guarire le persone e lei non voleva farne parte.
-Hazel non ti faranno nulla, ho qui il tuo quaderno, l'ho preso prima che arrivasse mio padre, quando me ne sono andato, mostreremo il tuo nome e loro ti riconosceranno.-
-Non mi conosce nessuno...io sono francese.- Se ricordava bene le era stato detto che la Francia era ben lontana da lì.
-E allora? Senti Hazel ti terrò la mano tutto il tempo va bene?-
-No...- Strinse ancora più forte la coperta, se possibile, voleva tornare nel seminterrato , lì era decisamente più sicuro e c'erano i suoi amici ad aspettarla.-Voglio tornare indietro.- Mormorò guardando fuori dal finestrino.-Qui fa tutto paura.-
-Mettiti bene in testa che non ti porterò mai più lì sotto e non permetterò che qualcun altro lo faccia.-
-Allora ci torno da sola!-
-Si certo ed io domani andrò a Tokyo.- La schernì parcheggiando di fronte all'ospedale.-Entriamo.-
-Io no.- Hazel si oppose, decisa a non cambiare idea per nulla al mondo, se non i suoi pupazzetti.
-Hazel esci.-
-No.-
-Okay, non diremo niente, almeno accompagnami dentro così medicano Ryan, guarda come sta soffrendo.- Posò lo sguardo su di lui e capì quanto stette veramente male, la sua mano era intrisa di sangue.
-Va bene...- Sbuffò e dimenticando di avere problemi alle caviglie uscì dall'auto cadendo a terra.-Ai!-
-Vieni qua, salì sulla schiena, Ryan appoggiati a me, possiamo farcela, dai, camminiamo.- A passo lento raggiunsero l'entrata, sollevati per il fatto che non ci fosse la fila.-Il mio amico ha bisogno di cure immediate.- Spiegò Justin indicandolo. -Deve aiutarlo, perde sangue da troppo tempo.- Se fosse successo qualcosa di brutto a Ryan non se lo sarebbe mai perdonato.
-Si stenda in questa barella, facciamo noi, voi potete aspettare in sala di attesa.-
Justin annuì, dirigendosi verso essa, poi Hazel scivolò dalla sua schiena, sedendosi a terra a gambe incrociate.
-Puzza qui!- Commentò aspirando forte con il naso quel l'odore strano di ospedale , non lo gradiva per niente.
-Shh, non urlare, io vado a parlare un attimo con l'infermiera, rimani qui okay?-
-No!- gli afferrò i pantaloni, guardandolo dal basso.-Non devi parlare con l'infermiera.-
-Perché no scusami?- Inclinò la testa verso destra curioso di sentire la sua spiegazione.
-Perché no puoi, sei mio, no infermiera.-
Dal momento in cui aveva incontrato il suo sguardo aveva deciso, Justin Bieber era suo e di nessun'altra.
-Hazel sarò qui davanti a te, che problema c'è?-
-No voglio che tu parli con lei.- Abbassò lo sguardo, dispiaciuta dal fatto che non sembrasse darle ascolto.
-Stai tranquilla, se si avvicina troppo a me ti chiamo così vieni a salvarmi okay?-
-Sì!- Strillò entusiasta dal piccolo piano segreto.
-Shh, smettila di urlare piccolina, vado e torno, devo parlargli di Ryan.-
-Faccio brava.- Disse a voce più bassa, gattonando quà e là come più riusciva, le cavigliere erano ancora su di lei e non erano leggere.
Justin le sorrise, tornando dove aveva visto la prima infermiera.-Mi scusi!?-
-Ragazzo, il suo amico è appena entrato, dovrà aspettare ancora un po' prima di sapere come sta.-
-Non è per quello, io ho bisogno che lei mi ascolti, la ragazza che sta gattonando attorno all'ospedale si chiama Hazel ed è stata rapita all'età di sei anni, ha ancora le cavigliere....- lei sorrise, stupita dall'inventiva del ragazzo.
-Oh, la smetta con queste bugie, qui ho molto lavoro da fare anche a quest'ora sa?- E se ne andò, lasciandolo lì.
-Lei mi deve credere cazzo!- Urlò passando la mano destra tra i capelli, non avrebbe mai pensato che non gli credessero, avrebbe dovuto prenderlo in considerazione, raccogliere più prove.
-Justin!- Si voltò nella direzione in cui era stato chiamato, aggrottando la fronte. -Justin, tesoro, cosa fai qui a quest'ora!? E cos'è lo scherzo di chiudere tuo padre in un seminterrato di quella casa?- Sua madre lo raggiunse, guardandolo con attenzione per capire se stesse bene.
-Scherzo? Mamma tutto questo non è uno scherzo! E tu come fai a saperlo?-
-Beh...ecco io.- Justin non le lasciò finire la frase appena vide un altro medico passargli davanti e subito lo fermò, appariva giovane e sorridente, magari lui avrebbe potuto aiutarlo.-Mi dica.-
-Ho un gravissimo problema da risolvere, vede quella ragazzina che sta gattonando quà e là per l'ospedale?- Domandò indicandola.-Non la fissi troppo, la metterà a disagio.-
Il medico distolse lo sguardo, riportandolo sul biondo di fronte a lui.
-Sta male per caso? Perché ha le cavigliere?-
-No, lei si chiama Hazel Van Mêtre, ha 16 anni o li deve compiere e ha vissuto per 10 in un seminterrato; ho scoperto che mio padre l'ha rapita quando aveva sei anni e posso dimostrarlo.-
-Mio dio- Si portò una mano sul petto, stupito.-Hazel Van Mêtre la famosa bambina francese di sei anni, avevano chiuso il caso se ricordo bene e ora lei mi sta dicendo che quella ragazzina è lei?- Sua madre era francese e ne era rimasta molto colpita quando nel 2006 avevano annunciato la scomparsa, tenendo il fratellino più al sicuro, non poteva dimenticarlo.
-Sì, come le ho già detto era nel seminterrato di papà, legata per le caviglie, ha iniziato ad abusare di lei a 12 anni fino ad ora, ho un assoluto bisogno che qualcuno la visiti, nonostante lei non lo voglia.-
-Dovremmo prima chiamare la polizia e isolarla con una mascherina almeno per adesso, dov'è il rapitore?- Si voltò e prese da un cassetto lì vicino il pacchetto di mascherine, non aveva mai avuto a che fare con un caso del genere, ma sapeva di doverla proteggere da ciò a cui non era ancora abituata.
-Chiuso a chiave nel seminterrato, non può uscire, non deve.-
-Chiamiamo la polizia e risolviamo le cose.- Puntò i suoi occhi verdi chiaro in quelli nocciola di Justin, gli credeva veramente.
-Cosa!? Cosa stai dicendo Justin? Questo non può essere vero.- Betsy permise alle lacrime di cadere libere sul suo viso, scioccata da quella notizia, suo marito non poteva averlo fatto.
-Justin...-
-Non ora mamma, so che sei scioccata, ma ora le mie priorità sono Ryan ed Hazel.-
-Justin tu non puoi capire! Io l'ho liberato, io ho aiutato tuo padre ad uscire di lì, mi ha chiamata dicendomi che era uno scherzo e ho forzato la serratura del lucchetto.- Disse tra le lacrime, realizzando il fatto che non lo avrebbe più rivisto.-Avrei dovuto capire, era tutto così strano.- Continuò piangendo senza sosta.
Justin impallidì, non sapendo come reagire a quella notizia dopo tutto quello che avevano fatto, ma come aveva fatto ad avvisare la moglie? Lì sotto non c'era campo.
-Mamma va tutto bene, lo troveranno vedrai.- Avvolse sua madre in uno stretto abbraccio, chiedendosi se lo avrebbero ritrovato davvero.
-No! Justin è mio.- Hazel lo raggiunse, provando a separarli.-Lascialo.- insistette aggrottando la fronte.
-Hazel va tutto bene, è mia madre, vieni qua.- Si abbassò e la tirò su, permettendole di salire in braccio a lui.
-No, mio.- Ripeté affondando il viso nell'incavo del suo collo.
-Ti va di andare a togliere queste brutte cose?- Chiese toccandole le cavigliere.
-Sono brutte e pesanti, fanno male.- Aggiunse per convincerla.
-Me le togli tu?- Alzò lo sguardo, notando come la stessero guardando tutti i presenti, anche un gruppo di uomini vestiti di azzurro si stava avvicinando a loro.-Loro chi sono?-
-Sono qui per aiutarti, io non ti posso togliere le cavigliere, loro si.-
-No, no voglio, io no vado.- Avvolse le braccia attorno al suo collo, impaurita.
-Justin per favore, no mi lasciare, per favore.- Lo supplicò stringendo gli occhi, non aveva intenzione di piangere, per nessun motivo al mondo.
-Non ti lascio, devi stare tranquilla principessa, sono qui con te.- Portò la mano tra i suoi capelli, accarezzandola.
-No...Justin, no voglio.- Insistette disperata per la vicinanza di quelle persone.
-Deve venire con noi a fare alcuni controlli.- La stessa infermiera che prima non aveva creduto al ragazzo avvicinò la barella, ancora diffidente per la storia raccontata prima.
-No, avevi detto di no.- Guardò Justin dritto negli occhi, smarrita, non voleva davvero lasciarla a quelle persone giusto?
-Hazel andrà tutto bene, ora ti sdrai qui e io non andrò da nessuna parte.- Provò ad adagiarla sul letto, ma lei si dimenò, rifiutandosi.-No, no sdraiarmi! Justin!-
-Non urlare, Hazel va tutto bene, guardami, guardami.- Ripeté più volte, mentre la faceva sdraiare sul letto.
-No! No voglio.- Iniziò a scalciare per liberarsi dalla sua presa.
-Hazel per favore, ti prego calmati.- Fu del tutto inutile, era caduta in un attacco di panico. A quel punto i medici decisero di immobilizzarla per iniettarle un tranquillante.
-Hazel, guardami, andrà tutto bene.- Il viso di Justin e le mani dei medici su di lei furono le ultime cose che vide.

Autrice:

Scusate il ritardo ma ho avuto un po' da fare, ho cercato di scrivere il più possibile e spero vi piaccia! Ditemi cosa ne pensate :)

Kidnapped [J.B]Where stories live. Discover now