Cena in famiglia

4.5K 215 47
                                    



Avevo quasi paura ad alzarmi dal letto.
Sentivo che mi stesse aspettando.
Volevo evitare di incontrarlo almeno per un po'.

Il mio stomaco però aveva iniziato a brontolare, e non avrei resistito ancora per molto.
Così riluttante mi alzai dall'enorme letto.
Non pensai neanche a cambiarmi. Infilai un paio di pantofole e afferrai la vestaglia di seta in tinta con la sottoveste.

Lui era lì seduto all'enorme tavolo a sorseggiare quello che sembrava un caffè, fissava il portatile davanti a se.

Non avrebbe mai alzato gli occhi dallo schermo,figuriamoci.

Non curante della sua presenza, cercai di fare più rumore possibile.
Sapevo quanto odiasse il caos.

Spostai tutte le pentole possibili da una parte all'altra.

Questo stronzo.
Aprii il frigorifero in cerca di qualcosa che potesse fare più rumore possibile.
Se fosse per me avrei iniziato a lanciargli a dosso qualsiasi cosa mi fosse capitata.
Ma sapevo cosa significasse non potersi permettere niente, quindi mi trattenni.

-Hai finito?- chiese imperturbabile.

Contai fino a dieci prima di voltarmi verso di lui, con una confezione di uova in mano.

Continuava a fissare davanti a se, da lì riuscivo a vedere solo i suoi occhi, e quella cicatrice che divideva a metà il suo sopracciglio.

Il mio marchio.
Dopo pochi istanti che lo fissavo come se sentisse i miei occhi su di lui, alzò lo sguardo verso di me, sorprendendomi a fissare il suo sopracciglio.

Mi squadrò, prima di lasciarsi sfuggire un rumoroso sospiro.
Si grattò il sopracciglio all'altezza della cicatrice, quasi sicuramente per impedirmene la vista.

-Questa sera la tua famiglia ci ha invitato a cena- disse poi.

Per poco non mi lasciai sfuggire le uova dalle mani.

Detestavo la mia famiglia, fatta eccezione per Ann e Matt.
Avrebbero finto di essere una famiglia, finto di essere dispiaciuti di non essere stati invitati e incolpato me di tutto. Solo per gioire intimante del fatto che fossi riuscita ad accalappiai in così poco tempo uno come Simon.

Non ci tenevo proprio a vederli.

-Hai qualche ora per prepararti.- sentenzió.

Strinsi i pugni.

-Sai quanto mi costa andarci.- dissi tra i denti.

-Che ti piaccia o no ci andremo. Considerala un'ora d'aria.- continuò sarcastico senza sollevare lo sguardo.

Potevo anche essere nuda non mi avrebbe mai notata.
Prima di iniziare a cucinare mi liberai della vestaglia, la lanciai verso il tavolo centrando in pieno il suo computer.

Non sentii alcun rimprovero. Forse aveva detto troppe parole per quel giorno.

Alzai la fiamma del fuoco e girai ancora una volta le uova per impedire che si attaccassero alla padella.
Sentii qualcuno premermi contro la cucina. Non riuscii a ribellarmi.
Respirava sul mio collo.
Chiusi gli occhi.
Poco dopo sentii una mano forte scorrere sulla mia gamba.
Ansimai al suo tocco inarcando la testa indietro.

Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora