29/06/2015
Qualche tempo fa, a una festa, mi hanno presentato una coetanea, amica di amici. Ci siamo messe a chiacchierare. Era un periodo un po' grigio per me, avevo la tendenza a prendermi troppe confidenze e a parlare di fatti personali con gli sconosciuti...
"Sai, mi sento un po' come se stessi correndo in un prato, nel quale a mia insaputa, nascosta tra le frasche, c'è una tagliola pronta ad azzannarmi... Mi sembra di aver corso un rischio senza neanche essermene resa conto", mi sono ritrovata a confidarle. Lei mi ha guardata perplessa per un attimo, poi mi ha detto: "Guarda, io sarei anche disposta a darti ragione... se solo sapessi cosa cazzo è una tagliola." E se ne è andata a curiosare tra le pietanze del buffet senza neanche darmi il tempo di spiegare. Ci sono rimasta veramente di sasso.
Da quella conversazione, comunque, ho capito due cose: la prima è che io tra i compagni di merende sono la sociopatica, la seconda è che non bisogna sottovalutare il ruolo dei termini scelti nelle conversazioni di circostanza.
C'è stato un tempo in cui neanche io sapevo dell'esistenza di un simile marchingegno: ricordo che durante una gita, in prima media, le professoresse ci dissero di non avventurarci nel campo vicino alla fattoria didattica, proprio a causa di questa misteriosa "tagliola" piazzata tra l'erba. Nessuno di noi sapeva di che cosa si trattasse, ma il nome era sufficientemente spaventoso per tenerci lontani. Oppure per farci incuriosire ancora di più.
La scorsa notte ho sognato per l'ennesima volta qualcuno che, nonostante i miei disperati e molteplici tentativi di approccio con il genere maschile, non ho mai dimenticato: il mio povero uomo-angelo, che come spesso capita ha cominciato a odiarmi ancor prima di avermi amata, per il quale non sono riuscita a trovare un senhal abbastanza intelligente e che non fosse troppo sgamabile. La verità più dura è che lui mi ripudia perché avrebbe preferito essere la musa di una ragazza più abile nell'arte scrittoria e sopratutto più avvenente, mentre invece gli sono toccata io... C'est la vie!
In pratica nel sogno stavamo passeggiando in campagna, quando all'improvviso era lui a inciampare nella morsa di una tagliola. Allora ci rifugiavamo in una capanna e io, non si capisce come, lo curavo. Poi io mi svegliavo e iniziavo a scrivere di lui alle 5 del mattino. Ah no, quella era la realtà...
Per strapparvi due risate vi avviso che ho pure scritto questa immondizia: una poesia che qualche mese fa ho inviato per email a una mia amica, giusto per chiederle un parere spassionato.
Ho messo il piede in una tagliola
mentre tornavo a casa, la sera
volevo rialzarmi ma la trappola non mi mollava
e sempre più mi feriva
Ho chiesto aiuto
nessuno mi ha risposto
non uomo che passasse nel bosco, a quell'ora del giorno
Chiedilo alle chiocciole
che divorano le foglie
o ai fiori inosservati
che però danno colore
Non potevano aiutarmi
e in qualche modo dovevo rialzarmi
Il sostegno morale l'hanno dato
ammettiamo
Però la forza di spuntarla
devo trovarla da sola
nessuno può insegnarmi a scappare dalla tagliola
Lei, giustamente dubbiosa, mi ha risposto: "Molto bella! Un po' triste però carina. Ci si becca."
Il mio sogno nel cassetto è saper comunicare come una persona normale. Però ora che ci penso... un po' di assurdità mi fa solo bene e, per l'appunto, forse è la paradossale salvezza di tutti quelli che a volte si sentono in trappola.
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Cercando Marte - Storie di questi giorni
General FictionBreve raccolta di ricordi e riflessioni accumulate in circa sei mesi, da Giugno fino a Dicembre, sia in prosa che in poesia, tra insegnamenti quotidiani, dichiarazioni d'amore ed esami di coscienza.