51: Sicurezza.

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GIULIO'S POV

Mi svegliai con un mal di testa allucinante, al mio fianco c'era la persona che desideravo di più al momento, anche se con mia grande sorpresa, quando l'avevo sentita era a Ottaviano con Valerio, le diedi un bacio sulla fronte e odorai il profumo dei suoi capelli, poi un ricordo mi fece immobilizzare, quella siringa, che avevo provato per sfogo, perché la rabbia era troppa, dopo 20 minuti dall'ignezione non capivo più niente, il buio, fino a quel momento sul letto. Ema aprii gli occhi e mi rivolse un lieve sorriso.

Ema: la vuoi la camomilla che ti ha preparato Gio?

Io: si, grazie.

Ema mi porse la camomilla tiepida e io la bevvi tutta d'un sorso, Giorgio d'un tratto entrò sparato nella stanza sbattendo la porta.

Gio: ah ti sei svegliato? Vieni dobbiamo parlare.

Mi alzai senza dire una parola e già iniziai a prepararmi mentalmente per la ramanzina di merda a mo' di genitore da parte di Giorgio, ma lui semplicemente si appoggiò sulla poltrona e iniziò a fissarmi abbastanza incazzato.

Io: che ho fatto?

Gio: quello che hai fatto tu poco mi importa, sei autonomo e libero di provare quel che cazzo vuoi, lo sai che l'ho provato anche io quindi non posso dirti nulla. Il punto è quello che hai fatto a Ema, non so se te ne rendi conto, non so neanche con che coraggio stia ancora in questo albergo al tuo fianco cercando di essere dolce e a sorriderti in continuazione solo per consolarti, la persona che più l'ha salvata la sta portando alla distruzione pur di pensare a te e non a lei.

Dopo sta sgridata detta tutta d'un fiato Gio riprese a guardarmi male e io collegai tutte le parole preoccupandomi sempre di più.

Io: cosa le ho fatto?

Gio: oh beh..nulla, l'hai solo chiamata cagna, le hai urlato contro e l'hai chiamata anche ridicola solo perché piangeva vedendoti ridotto in quello stato.

Mi passai una mano tra i capelli e strinsi i denti, che cazzo di guaio che avevo fatto, eppure quando mi ero svegliato lei era lì che mi sorrideva. Non riuscii a dare una risposta a Giorgio così gli girai le spalle e mi diressi verso la stanza da letto dove c'era Ema circondata da libri e fogli appuntati mentre mordeva una matita dallo stress. Bussai sulla porta.

Io: posso entrare?

Ema: si, vieni.

Mi disse rivolgendomi uno di quei suoi enormi sorrisi che ricalcavano le fossette che aveva sulle guance, stava facendo di tutto pur di non farmi pesare la cosa.

Io: come mai sei in intimo?

Ema: no, nulla è che prima avevo caldo quindi ho deciso di svestirmi, ormai tutti voi mi avete visto in queste condizioni.

Capii dallo sguardo che rivolgeva solo ai libri che stava mentendo spudoratamente.

Io: non fingere. Mi ha spiegato tutto Giorgio.

Ema abbassò di nuovo lo sguardo e iniziò a ripetere a bassa voce quello che sembrava letteratura greca; andai a sedermi al suo fianco e le diedi un bacio sulla guancia.

Io: grazie e scusa.

Ema continuava a non rispondermi così le spostai i libri che teneva di fronte e la feci sdraiare abbracciandola, riuscivo a sentire ogni parte del suo corpo perfettamente aderita al mio e ciò non poteva portarmi altro che alla calma. Non so, con lei al mio fianco non riuscivo a pensare solo al sesso se era in intimo, ma a godermi semplicemente ogni angolo del suo corpo nudo protetto dal mio, io, LowLow, ragazzo dal cuore di pietra, mi bastava lei per sciogliermi. Ema appoggiò le sue braccia attorno al mio collo e come di sua abitudine si nascose nel mio collo.

Ema: sai che rimarrò al tuo fianco finché vorrai, finché avrai bisogno di me io sarò qui.

Io: ma non lo vedi?!

Ema: cosa?

Io: io ho costantemente bisogno di te.

Ema mi diede un bacio sul naso e iniziò a ridere.

Io: eccola, è uscita pazza.

Ema: nah, ma basta queste scene romantiche, non sono da te e neanche da me.

Ema si alzò e di scatto si mise a cavalcioni su di me prima che io potessi alzarmi.

Io: cosa vorresti fare?

Ema mi guardò in modo malizioso, poi però si tolse e corse nel salotto, la inseguii a passo lento e viddi che era andata ad accendere la radio,  partì "How deep is your love di Calvin Harris & Disciples" e si andò a mettere una mia maglia abbastanza larga da coprirle tutte le curve e tornò, iniziò a scuotere i fianchi e a far finta di cantare, poi venne verso di me e mi girò intorno sfiorandomi il viso con la mano.

Ema: dai, sii meno rigido, sfogati con la musica.

Si riferiva al giorno prima così le rivolsi un sorriso accennato per congratularmi dello sforzo, lei mi prese per mano e continuava a scuotere i fianchi toccandomi ogni tanto, così appoggiai le mie mani sui suoi fianchi e portai il suo sedere verso di me, lei continuava a scuotersi mentre io mi mordevo le labbra a quella vista, iniziai a muovere i fianchi a ritmo con i suoi.

Ema: anche se in modo molto perverso ti stai muovendo dai.

Si girò verso di me di scatto e ci trovammo a qualche centimetro di distanza, partì "Mollami di Gué Pequeno".

Io: ah, ti ascolti anche Gue?

Ema: di certo è meglio di te.

Mi disse tentandomi, così la spinsi verso la mia erezione.

Io: cosa?

Ema: guarda che hai sentito bene.

La presi per il sedere e la portai sul letto.

Ema: ora cosa vorresti fare?

Mi guardò con aria severa e maliziosa, così portai una sua gamba sul mio fianco e presi a sfiorarla di tanto in tanto cosa che le fece venire la pelle d'oca, man mano scesi con calma verso il sedere e iniziai a toglierle la maglia sdraiandomi a poco a poco su di lei appoggiandomi sul braccio destro, iniziai a baciarla per cercare approvazione e lei mi morse le labbra, senza dire una parola in più le tolsi il reggiseno e gli slip, lei mi tolse tutto ciò che avevo addosso e mi spostò mettendosi a cavalcioni su di me, entrai dentro di lei e iniziammo a muovere il bacino a ritmo come 5 minuti prima, ma questa volta in modo diverso. Toccò poi a me spostarla sotto di me e per trattenere gli urli iniziai a farle dei succhiotti e lei fece lo stesso con me, ma con più intensità, una volta giunti quasi al termine e non avendo la protezione quando stavo per togliermi da lei, lei mi trattenne stringendo con le poche forze che aveva i miei fianchi.

Io: ema..non ce la faccio più.

Ema: continua, fidati.

Disse a denti stretti e dopo poco arrivai dentro di lei che emanò un urlo di piacere e di sfogo allo stesso tempo, mentre io feci un semplice sospiro e i miei muscoli si rilassarono tutti d'un tratto, caddi al fianco di Ema e lei mi baciò.

Io: wow.. ti amo.

Ema: anche io.

Ema si portò le coperte fino a sotto il collo, si rannicchiò al mio fianco e non chiuse gli occhi finché non portai le mie braccia attorno alla sua vita, le diedi un bacio e ci addormentammo così, con la sensazione di essere liberi da una qualche catena che fino a quel momento ci aveva intrappolato.

-continua-

P.S.: Ho deciso di continuare il capitolo dopo aver raggiunto almeno 100 visualizzazioni di quest'ultimo.

Beautiful disaster || LOWLOWWhere stories live. Discover now