20: Niente da fare.

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EMANUELA'S POV

Le mie amiche decisero di coprirmi per farmi dormire da Giulio. Una volta entrati nella stanza presi a girare per tutta la camera, l'alcool iniziò a farsi sentire sempre di più, fino ad arrivare ai conati di vomito, Giulio era lì a fissarmi mentre mi dirigevo in bagno e mi seguì a passi lenti fino ad arrivare alla porta. Vomitai tutto quello che avevo mangiato in tutta la mia vita, il mio stomaco continuava a comprimersi, non era soddisfatto di quello che aveva cacciato, così iniziai a vedere il rosso del sangue nei miei sputi, ma non era la prima volta che mi capitava così misi l'anima in pace. Le lacrime di dolore iniziarono a scendere e a quel punto Giulio si avvicinò a me e si sedette guardando l'altra parte della stanza per non farmi sentire a disagio.

Giulio: se vuoi un po' di latte dimmelo.

Mi asciugai le labbra con la carta e con quelle poche forze che mi rimanevano mi alzai.

Io: per oggi basta vomitare.

Dissi con un sorriso per non farlo preoccupare. Le forze iniziarono a mancare e mi appoggiai su Giulio che mi strinse per mantenermi.

Io: siamo ancora bagnati fradici, il tempo che mi faccio io la doccia e poi vieni, quindi ora puoi uscire.

Giulio: va bene.

Quella sua voce menefreghista, mi urtava, ma lo capivo era stanco però decisi lo stesso di dargli un bacio.

Giulio: scusa se mi sto comportando così, sono solo stanco non pensare male.

Quando si allontanò da me, sentii a malapena le gambe e mi appoggiai al lavandino, cercando forza nella braccia per reggermi.

Giulio: se vuoi ti do una mano.

Ci pensai un po' guardandolo negli occhi cercando di trovare un doppio senso in quella proposta, ma voleva solo aiutarmi ed era stanco, così annuii e lui si avvicinò. Iniziò a sfilarmi la maglia e come di norma iniziò a guardarmi, ma negli occhi, cercando approvazione, risposi con un lieve sorriso e lui si avvicinò ancora di più per baciarmi con ardore e il mio battito iniziò ad accellerare, non avevo né voglia né era il momento, continuò, mi slacciò le Vans e poi arrivò al bottone del pantalone, il ventre iniziò a bruciare appena iniziò ad abbassarsi assieme al pantalone.

Io: ora sei pregato di chiudere gli occhi, grazie.

Giulio: va bene 19enne vergine.

Arrossii d'un tratto e lui si avvicinò di nuovo per darmi un morso sulle labbra, chiuse gli occhi e iniziò a cercare i bottoncini del reggiseno fino a sfilarmi anche quello, si abbassò e prendendo i lati della mutandina me la abbassò, all'idea di quello che stava facendo iniziò a mordersi il labbro, si alzò di scatto e si unì a me cercando di sentire tutto ciò che non poteva vedere, intanto sentii tutti i suoi indumenti umidi toccare ogni mia parte nuda, prese a baciarmi e il mio ventre continuava a bruciare a tutta quella vicinanza.

Io: bravo ragazzo, ora una mano per entrare lì dentro.

Mi prese per le mani e continuando ad avere gli occhi chiusi mi fece entrare nella doccia e se ne uscì. Mi feci una doccia veloce con le mie ultime forze, uscii, presi il primo asciugamano che viddi e me lo misi a mo' di film partendo dal seno. Aprii la porta e andai verso la camera da letto, viddi Giulio fuori al balcone intento a fumare, era troppo silenzioso.

Io: Giù puoi andare a lavarti.

Venne a darmi un bacio sulla fronte affondando nell'odore di shampoo appena fatto e io nel suo profumo. Andò nel bagno e io iniziai a mettermi l'intimo e per la seconda volta presi una maglia di Giulio poiché ogni volta che andavo da lui era senza preavviso. Quando finii di asciugarmi i capelli mi appoggiai al letto e Giulio venne con l'asciugamano alla vita. Chiusi di scatto gli occhi.

Giulio: io non mi faccio questi problemi, non ti preoccupare.

Io: ma io si, e poi sei venuto per metterti i boxer.

Sentii il silenzio e capii che stava facendo quello che gli avevo detto.

Giulio: ora puoi aprire gli occhi.

Li aprii e lui si appoggiò al letto facendomi sdraiare, era dietro di me e mi stringeva forte, portò le coperte all'altezza del petto e mi fece girare. Mi guardò negli occhi per un bel po', mi mise il ciuffo dietro l'orecchio, portò la mano un po' più giù dei fianchi, appoggiando i polpastrelli al mio sedere, strinse e mi portò a lui. Il suo sguardo iniziò a farsi aggressivo e iniziò a mordersi il labbro di nuovo, mentre il mio era da cucciolo bastonato, non era il momento, credo che lo capì poiché portò di nuovo la mano al fianco. Prese a baciarmi aggressivamente, continuava a mordermi il labbro, non ce la faceva più ad aspettare, ma doveva. Però mi piaceva giocare con questo suo lato impaziente, così inarcai la schiena, portai una gamba sulla sua in modo da unirci ancora di più e presi a mordergli forte il labbro. Stava per impazzire, o lo era giá, strinse il mio fianco nella sua mano e mi morse la lingua, ma io continuavo a giocare, misi la mano sul suo petto e la feci risalire, poi mi staccai e lo guardai nei suoi occhi ardenti.

Giulio: sei una stronza porcoddio.

A quelle parole feci la finta offesa, sapevo che era solo eccitato dal momento, e mi girai abbracciandomi il cuscino.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWWhere stories live. Discover now