23: Perdono.

965 82 4
                                    

GIULIO'S POV

Mi viddi arrivare Valerio contro con una faccia più cupa della mia.
Vale: ma quanto porcoddio sei stronzo? Perché illudi le persone? L'hai portata anche qui da te. Ti faceva pietà? È già la seconda volta che piange per errori tuoi dopo promesse non mantenute. Lei è davvero speciale e solo un cretino come te non poteva rendersene conto, io Giorgio e Luca non sappiamo più come fartelo capire che se vuoi essere single non fare lo stronzo almeno.
Sgranai gli occhi cercando di capire cosa stesse dicendo, era partito di quinta più incazzato che mai, aspettai circa un minuto prima di connettere tutto ciò che aveva detto e poi risposi con voce quasi tremante, stava iniziando a farmi paura per la prima volta.
Io: che cosa ho fatto?
Vale: ma sei serio cristo santo? Chi è la tipa su instagram? Vuoi Manu per sempre al tuo fianco però all'altro fianco vuoi troie che vanno e vengono? Non riesco a capirti fratello.
La sua voce iniziò a calmarsi mentre il mio cuore iniziò ad accellerare. Dalla finestra che faceva uscire al balcone, apparve Manu con la mia maglia di Metriche Vol.2 che le arrivava appena sotto il sedere, mentre quelle gambe lunghe attirarono la mia attenzione mentre si muovevano nella mia direzione e a malapena riuscivo ad ingoiare, mentre Valerio continuava a guardarmi disperato.
Manu: vale lascialo stare avrà i suoi motivi, io sono solo una sua fan che non gliel'ha data perciò giustamente è andato avanti.
In quella voce sentii una tristezza che mi lacerò il cuore, volevo andare da lei e baciarla, ma era la seconda volta in due giorni che avevo compiuto lo stesso errore quindi non meritavo neanche il suo saluto e a quel pensiero sentii un pugno forte al petto, alzai la mano in sua direzione che si era fermata al fianco di Luca che la abbracciava forte.
Io: non sei una semplice fan.
Dissi a bassa voce. La rabbia iniziò a salire, avrei preso a pugni Luca in quel momento che le stava accarezzando i capelli, quando viddi lo sguardo di Ema perso nel vuoto in direzione delle mie scarpe. Senza pensarci due volte mi avvicinai quando Giorgio mi prese e mi portò in camera da letto.
Gio: credimi, lasciala stare, ora ti manderebbe solo a fanculo, e c'ha ragione.
Io: io....la voglio ora, lei è mia.
Gio: ma tu non vuoi essere sua e le cose non vanno d'accordo.
Senza dire un'altra parola andai nel bagno e viddi allo specchio l'orribile riflesso di un ragazzo senza aspettative, senza una via da seguire, che si era distrutto, che l'unica cosa che sapeva fare era quella di buttare tre parole su un cazzo di foglio e di andare a puttane, tanto che non riusciva a tenersi stretta neanche la ragazza più speciale che aveva mai incontrato. I muscoli iniziarono a tendersi e strinsi i bordi del lavandino, tra pochi giorni dovevamo partire di nuovo per Roma e io dovevo tenerla con me, farle capire che era tutto per me, che mi stava levando da quella merda senza saperlo. Dalla disperazione diedi un pugno allo specchio che si frantumò sotto la mia mano, un pezzo di vetro arrivò a sfregiarmi la guancia mentre il resto si limitarono alle braccia. Giorgio entrò di corsa nel bagno con il pacchetto di Xanax in mano e aprendolo mi guardò male.
Gio: bro ricordatelo, ste situazioni te le cerchi tu.
Io: lo so idiota.
I miei denti si strinsero tra di loro dal dolore delle ferite, presi quella pillola e andai nella camera principale per sciacquarmi le ferite. Al mio arrivo Manu mi guardò preoccupata e Valerio si oppose alla sua voglia di venirmi contro, me ne resi conto dal fatto che portò una gamba in avanti e a un colpo di Valerio tornò dietro, mi voleva ancora, la cosa mi calmò, ma non del tutto, dovevo scusarmi per bene. Scesi da quella camera infernale e andai a trovare un ristorante romantico nelle vicinanze possibilmente vicino al mare poiché per lei il mare era un valore affettivo molto prezioso. Girai per tipo mezz'ora per tutta Napoli finché non trovai un ristorante che scendeva proprio sul mare, subito me ne innamorai ed andai a ordinare un tavolo per due senza neanche pensare ai prezzi. Prima di tornare all'albergo passai da un fioraio e presi 50 rose nere, lei amava il nero e poi per me erano più romantiche le rose nere che quelle rosse. Salii le scale dell'albergo fino ad arrivare nella mia camera, aprii la porta e non c'era più nessuno se non Manu che era intenta a bere la camomilla, alla chiusura della porta rivolse il suo sguardo stanco verso di me e cercava di capire cosa avevo dietro la schiena. Mi avvicinai, la feci alzare dalla sedia e la portai al centro della stanza, la guardai negli occhi per un po' cercando di non perdermi dentro di essi.
Io: chiudi gli occhi.
Senza dire una parola li chiuse e gli misi tra le mani le rose, aprì di scatto gli occhi cercando di non mostrare la sua faccia sorpresa.
Io: scusami piccola.
Manu: non devi chiedere scusa a me, in fondo ci conosciamo da così poco, sono io che pretendo troppo.
Io: tu pretendi quello che io voglio darti, ma prima che entrino quei rompi scatole e ti allontanino da me, andiamo a comprare qualcosa da metterti addosso per sta sera.
Manu: cosa? Giu ho la febbre ti ricordo.
Io: ma riesci a mantenerti in piedi, su forza muovi quelle chiappe e andiamo a comprare qualcosa.
Manu: ieri ho messo a lavare i panni bagnati metterò quelli, non ho voglia di fare shopping.
Io: come vuoi, però preparati per bene.
Manu: devo avere paura?
Io: no, dai, vatti a preparare che per le 20 dobbiamo trovarci lì.
Manu si avvicinò a me e mi diede un bacio all'angolo della bocca e mi strinse forte.
Manu: grazie per le rose nere, non so cosa mi stai facendo, io non perdono facilmente le persone.
Io: tu mi stai cambiando, mi stai levando dalla merda Manu.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWWhere stories live. Discover now