Capitolo due.

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- Nate hai intenzione di dormire fino a mezzogiorno tutti i giorni che stai qua? - gridò mia mamma entrando in camera e aprendo le finestre, mi svegliai con il soave suono della sua voce pari a quello di una cornacchia. Non stavo sognando, quindi non mi potevo lamentare nemmeno di questo, non sognavo. Non sognavo perché non sapevo cosa sognare, non sognavo perché il mio vero sogno era la vita che stavo facendo, non sognavo per qualche strano motivo che non avevo ancora capito...
Mi alzai dal letto e aprii le finestre per far circolare l'aria,
- Buongiorno comunque - dissi con voce roca, non so se mi avesse sentito.

Presi un paio di pantaloni della tuta e una t-shirt con una stampa nera dall'armadio e mi vestii. Mi mancava Kaylan, mi mancava il suo pessimo senso dell'umorismo e parlare con lei. Era in qualche università chissà dove e non la vedevo da un bel po'.
Scacciai via anche questo pensiero, cosa potevo meritarmi? Volevo solo essere amato per quello che ero e non perché avevo un bel fisico, volevo essere amato veramente, volevo amare veramente e forse ho amato veramente, una sola volta nella vita e poi basta, mi era stato portato via tutto.
Il cellulare vibrò: stasera alle 8:10 passo a prenderti Skate! Cena di squadra, ricordatelo! Mi scrisse Oliver, che idiota.

- Mamma stasera non ci sono, c'è la cena di squadra e poi dopodomani parto, mi hanno chiamato in studio prima. - dissi, non volevo stare in questo posto che mi ricordava lei ancora.
- Okay Nay, ti preparo le cose da portare per l'estate che sono ancora tutte qua. - disse felice lei,
- Stai facendo una torta? - chiesi, lei annuì.
- Così ne porti un pezzo anche a Los Angeles - disse felice, la solita.

Dopo aver cazzeggiato tutta la mattina iniziai a mettere in valigia un po' di cose per l'estate, sarei ritornato ad Omaha a settembre e poi sarei andato ad abitare con Sam, Tez e Swazz. Dopodiché andai a farmi una doccia, come al solito ci misi molto e appena finita ero in ritardo, ottimo Nate, ottimo.
Mi vestii con un paio di pantaloni e una maglietta a caso e uscii di casa ad aspettare che Oliver arrivasse a prendermi in macchina per andare al ristorante.
- Bro, sali? - disse qualcuno, alzai lo sguardo e Oliver aveva parcheggiato la macchina davanti a me, sorrisi e salii.
- Woooh, come stai? - chiesi una volta entrato,
- Solito, ho una morosa fantastica - disse lui appena mise in moto,
- Bene, non posso dire niente, faccio la vita che ho sempre voluto. - risposi,
- E in ragazze? Qualcuno mi ha detto che te le fai passare tutte! - disse ridendo,
- Beh - iniziai a ridere, non era del tutto vero ma perché non farglielo credere?

- Ti trovo anche qua? - dissi dando una pacca sulla spalla a Sam che era appena entrato nella sala a noi riservata,
- Bro, eravamo in squadra insieme ricordatelo. - disse ridendo per poi restituirmi la pacca.

Ci sedemmo appena arrivò la pizza, stavamo parlando di cosa volevano fare i ragazzi dopo il college e di come stavano andando le nostre vite, sparando un po' di cazzate.

- E tua sorella come sta? L'ho vista all'ultima festa che hanno fatto a casa di Alison, la tua vecchia compagna di corso, se la stava spassando mica da ridere. - disse Richard con un ghigno rivolgendosi a Sam,
- Sta' zitto! - disse lui ridendo,
- E se ti dicessi che ci siamo andati? - lo punzecchiò lui, ecco che stava facendo il coglione. Richard era così, se c'era un momento di allegria tra noi lo smontava punzecchiando Sam oppure gli altri. Mi guardai intorno, tutti avevano una faccia preoccupata perché Sam aveva stretto i pugni e Richard aveva in faccia ancora il suo solito ghigno che anche io avrei preso a pugni,
- Mia sorella non è il tuo tipo. - disse lui,
- Lo pensi tu. - gli rispose,
- Ora basta! - sbottai io, - Se continuate così me ne vado, ci stavamo divertendo, Richard, e poi sei saltato su con questa cosa, sai che a Sam da fastidio. Smettila di fare il bambino! - dissi alzandomi, - Me ne vado. - dissi poi.

Presi il cellulare dal tavolo e mi alzai per andare a pagare la mia parte. Uscii dal ristorante e mi incamminai a piedi a casa.

A Beautiful Mistake (n.m.)Where stories live. Discover now