42. Ballate

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OsservavaRichie da lontano, continuava a sbirciare di nascosto i suoimovimenti. Sapeva che era sciocco, ma non riusciva a non farlo. Nonera più abituata al suo aspetto, ai capelli lunghi, alle catene e aitatuaggi. quasi sentì di nuovo quello strano timore che l'avevasorpresa la prima volta che si erano incontrati.

Nonappena lui si voltò ed incontrò il suo sguardo, Kitten d'istinto sistrinse ad Alexander, il quale ne sembrò stupito, ma subito le cinsea sua volta la vita con le braccia. Sapeva quanto fosse infantilequel gesto, ma sperava che questo gli facesse provare almeno un po'di quell'imbarazzo che la stava soffocando. Anche lei si sentiva isuoi occhi addosso, e per questo cercò di mostrarsi il piùsorridente e spensierata che poté.

Pocodopo, non riuscendo più a tollerare le braccia di Alexander sul suocorpo, dopo aver controllato che Richie si fosse allontanato, sistaccò da lui con la scusa di andare a ritoccarsi il trucco.

Ilbagno era sulla strada per il backstage, e mentre attraversava ilcorridoio vide Richie davanti alla porta del camerino chiacchierarecon due ragazzi.

Nonavrebbe mai pensato che la vista di un qualunque individuo le potessetogliere il respiro in quel modo. D'istinto, fece per voltarsi eandarsene, ma purtroppo si accorse che lui la vide.

Sperandoche lui non sentisse il suo cuore battere, decise coraggiosamente diaffrontarlo.

Senzafar mostra di nulla, continuò a percorrere il corridoio,intenzionata a passare davanti a lui cercando di mostrarsitranquilla, nonostante ad ogni passo sentisse quasi le gambe cederle.

Mentrepassò davanti a lui, i due si scambiarono uno sguardo fugace, che aKitten bastò per farle quasi venire da piangere.

"ehi,a dopo", sentì Richie dire ai due ragazzi, e poi lo sentìchiamarla per nome.

Avrebbevoluto andare avanti, ma il suo corpo si bloccò, vinto.

Pensòche anche lui dovesse aver provato la sua stessa sensazione, perchérimase davanti a lei in silenzio. Kitten non solo intuiva, ma lesembrava quasi di riuscire a capire le sue parole che non trovavanosbocco.

"ciao",fu tutto quello che riuscì a balbettare, apparendo incredibilmenteintimidito.

Kittenlo salutò a sua volta, incrociando le braccia per impedire chetremassero.

"sei...sei venuta"

Dacome pronunciò queste parole sembrava stesse constatando unmiracolo. Lei annuì, abbozzando un sorriso che più che altrodovette apparire una smorfia.

"È...un po' che non ti vedo qui", le disse poi, come se questosignificasse aver ottenuto il suo perdono.

Kittenscrollò le spalle. "Alexander mi ha chiesto di accompagnarlo, epoi la vostra musica continua a piacermi"

Richieannuì, mettendo le mani nelle tasche dei suoi jeans talmentestracciati da essere quasi ridotti a brandelli.

"quindistate ancora insieme"

Kittenalzò un sopracciglio. "che ti importa?"

"losai perché mi importa". Parlò a voce bassa, come se si stessesforzando.

Kittenlo guardò di traverso.

"no,non lo so". stava cercando in tutti i modi di apparire sicura, main realtà una morsa le attanagliava lo stomaco.

Richierivolse il suo sguardo altrove, scuotendo appena la testa.

"perchéstai ancora con lui? Cristo Kitten, ti ha fatto del male!"

Shots (italiano)Where stories live. Discover now