10. Kitten

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Quando il mattino dopo si svegliò, insieme al mal di testa e ad una latente sensazione di nausea, in Kitten si fecero vivi anche dei ricordi alquanto strani, ma che le avevano lasciato addosso una sensazione piuttosto piacevole, come se si sentisse addosso una coperta calda.

Ricordava a tratti la disastrosa serata al Madras, ricordava quanto l'avesse innervosita quel... come si chiamava? Ah, Alexander. E poi, si ricordava di quello che era successo quando era tornata a casa. Prima quella Jennifer, poi aveva spiaccicato le uova per terra e poi era arrivato Richie.

Non si ricordava di preciso cosa fosse successo, ma le parve di ricordare che non era affatto sgradevole come pensava.

Raggiunse a tentoni l'orologio sul comodino, e in cuor suo avrebbe voluto essere in ritardo per la prima lezione del mattino, ma purtroppo non era così. Pur non avendo impostato la sveglia, si era svegliata comunque perfettamente in orario. Con un grugnito rotolò giù dal letto e, piuttosto barcollante, raggiunse la cucina.

Ebbe un sussulto quando incontrò Richie in corridoio, di solito usciva molto prima di lei. Evidentemente era appena uscito dalla doccia,perché indossava solo un asciugamano attorno allo vita. Aveva ancorai capelli bagnati, gocciolanti sulle spalle.

Era la prima volta che lo vedeva senza vestiti, e dovette ammettere che Eve non aveva poi torto ad esserne rimasta folgorata. Era innegabile che avesse un bel corpo, a prescindere da quel loro strano rapporto.Si sarebbe aspettata di vedere più tatuaggi, ma invece a parte quelli sulle braccia, non aveva quasi nulla sul resto del corpo, solo qualcosa di non molto grande sul petto che non capì di preciso cosa fosse.

Pur apprezzandola, si stupì nel sentirsi imbarazzata a quella vista. Si affrettò a darsi della sciocca, mica era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Certo, con lui era diverso.

Quello che la confuse maggiormente, era che lui non sembrava meno in imbarazzo di lei.

Non capendone il motivo, Kitten abbassò con terrore gli occhi sul suo corpo, ma per fortuna si trovò vestita. 

Allora, però, perché tutta quella tensione? non è che forse... avevano fatto qualcos'altro a parte mangiare le uova? Ma no, non era così ubriaca.

Mentre rifletteva, Richie non fece altro che rivolgerle un cenno del capo e proseguì per la sua strada, senza dire altro.

Kitten come al solito reagì alle sue stranezze come davanti qualcuno che ha delle usanze diverse dalle proprie. Lo rispettava, o quanto meno faceva finta, ma di certo non lo capiva.

Scrollò le spalle, andò in cucina e fece colazione con due aspirine e una birra.

Anche se il cielo quella mattina era scuro e di certo non accennava a schiarirsi, Kitten non poté fare a meno di indossare gli occhiali da sole, in parte per le occhiaie, in parte perché preferiva alzare un muro tra lei e il mondo esterno. Dopo quella mattina e quella notte dai ricordi confusi, non aveva voglia di avere altro a cui pensare.

Arrivò in classe e prese posto in fondo all'aula, il più vicino possibile alla porta, casomai avesse dovuto correre in bagno a vomitare. Per fortuna almeno questo non accadde, e anzi quella lezione su come i filologi tedeschi avevano approcciato la questione omerica sembrò farle bene, perlomeno alla sua nausea.

Terminata la lezione, Kitten uscì dall'aula e pensò che in attesa di quella successiva non le avrebbe fatto poi male prendere un po' d'aria. La brezza estiva stava cominciando a diventare vero e proprio vento, e alei piaceva il modo in cui la colpiva sul viso. Uscì e cominciò a camminare, incurante delle nuvole scure. Prima che potesse rendersene conto, giunse dall'altra parte del campus, una zona che mai prima di allora aveva esplorato. Guardò l'orologio e vide che aveva camminato per quasi un'ora. Pensò che la lezione successiva sarebbe cominciata di lì a pochi minuti, e non sarebbe riuscita a tornare al suo dipartimento nemmeno se avesse corso.

Shots (italiano)Where stories live. Discover now