28. Tempio

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Kittennon aveva mai sentito il bisogno di un fratello o di una sorella, manel vedere quanto era profondo il legame tra Richie e Jimmy non poténon provare una punta di invidia. Dopo quei primi istanti,l'introversione di entrambi che tanto la preoccupava si era del tuttovolatilizzata. Venne subito accolto da tutti come un membro delgruppo, e mentre Richie faceva il giro di presentazione jimmy non sistaccò un istante da lui. I due continuavano a ridere, a darsipacche sulle spalle come se gli ultimi otto anni non fossero maiesistiti. Solo quando fu il momento di salire sul palco, vide Richiefare segno al fratello di restare vicino a lei. Kitten ne fulusingata.

Quandoil concerto fu terminato, jimmy si avvicinò a lui e per un buonquarto d'ora non smise di prodigarsi in complimenti. Certo, Richie limeritava, ma Kitten pensò in cuor suo che probabilmente qualsiasicosa avesse fatto il fratello in quel momento gli sarebbe sembratastraordinaria.

Quellasera i due si staccarono dagli altri, e quando lei tornò al suoalloggio li trovò entrambi seduti ai piedi del divano, birra equalche sparatoria alla televisione facevano da sottofondo alle lorochiacchiere. Kitten scosse la testa, divertita. Da quando Richieparlava così tanto? Un'antipatica vocina nella sua testa si affrettòa ricordarle che non doveva stupirsi affatto, in fondo le non loconosceva per niente. Era di sicuro vero, ma si meravigliava leistessa di come invece le sembrasse di conoscerlo non solo da moltotempo, ma... da sempre. Le sembrava di sapere cosa gli piacesse ecosa no, cosa avrebbe riposto a qualche sua domanda, come avrebbereagito ai suoi scherzi, se avrebbe riso o no ad una certa battuta. insomma, per quantosua madre sostenesse il contrario, non era più un'adolescente che silascia pilotare solo dai suoi sentimenti. A dir la verità, nemmenole era stato dato il tempo di esserlo.

Nonappena la vide, jimmy la indicò con il collo della bottiglia, comese la stesse aspettando. Di sicuro era un po' brillo.
"eccotifinalmente! Posso chiederti una cosa?"
Kitten guardò Richie ametà tra l'interrogativo e il risentito. Andiamo, non si potevalasciare che un sedicenne si ubriacasse in quel modo. Lui in ripostaalla sua occhiata soffocò una risatina.

"si,suppongo di sì"
lui si alzò, leggermente traballante, indicòil suo dizionario di latino posato su una sedia e poi giunse le manicome se dovesse recitare una preghiera.

"tiprego, ti prego, puoi spiegarmi che differenza c'è tra laperifrastica attiva e quella passiva?"

Kittensgranò gli occhi, non del tutto sicura di aver compreso la domanda.

"comeprego?"

larisata di Richie la distrasse dal suo interlocutore. Entrambi sivoltarono a guardarlo, con eguale stupore. Kitten non lo aveva maivisto ridere senza preoccuparsi di nasconderlo.

"cosac'è? Come se sapessi di cosa parlo!", esclamò jimmy, stizzitonella sua latente ubriacatura.

Richienon fece caso alle sue parole e si rivolse a Kitten.

"aquanto pare anche lui studia le tue lingue strane"

"ehino, finora solo il latino. E non sono neanche troppo bravo"

Kittennon sapeva di preciso cosa dover rispondere. Di certo non era il casodi mettersi a discutere di grammatica latina con un'adolescenteubriaco.

"sehai dei problemi con la traduzione, sarei felice di aiutarti"

lui siilluminò. "davvero?"

"certo,non esitare a chiedere"

lavoce di Richie li distrasse da quella loro strana conversazione.

"cavolo,tu sì che sai come rimorchiare"

Kittensi sforzò di ridere, più che altro per celare un lieve nervosismo.

Shots (italiano)Where stories live. Discover now