23. Scrittura

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domenicamattina il cellulare di Kitten suonò di buon'ora, facendolasvegliare di soprassalto.

"pronto?".La sua voce era quasi un rantolo.

"Kitten!Scusa, ti ho per caso svegliato?", la voce di Eve era troppo vispaper le sette di domenica. 

Kitten ricordò con un grugnito che il suobioritmo era del tutto invertito.

"tichiamerò alle tre del pomeriggio e ti farò la stessa domanda",mugolò lei, mettendosi a sedere sul letto.

Everise. "a dir la verità, volevo parlare con il tuo punk, ma alloraimmagino che stia dormendo anche lui"

"macosa ne so, penso di sì"

"be,voltati e controlla", continuò lei, ridendo alla sua stessabattuta.

"Eve,dio mio, sono le sette di domenica mattina!"

"loso, lo so, ma devo parlargli urgentemente del contratto, tra un'oraho l'aereo e non tornerò prima di giovedì"

"scommettoche il telefono prende anche da casa di tuo padre"

Evesbuffò. "sì, ma quando sono con lui è severamente vietato stareal telefono. Lui si che sa come farmi gestire l'ansia"

leiallora sbuffò a sua volta, e il pensiero che le balenò in testa fusufficiente a rimetterla in sesto.

"sevado a svegliarlo ora, penso che potrebbe anche sbranarmi"

"oppureti salta addosso. Ti avverto, se comincio a sentirti ansimare buttogiù"

Kittenroteò gli occhi, mentre senza ulteriori indugi aprì la porta e sidiresse in camera di Richie.

"secontinui butto giù io. Aspetta lì"

Bussò,ma ovviamente non ebbe alcun riscontro dall'interno. Sospirò,chiedendosi velocemente se fosse il caso di entrare di soppiatto, pergiunta poco vestita e scarmigliata.

Dopoun istante di esitazione, girò la maniglia e sbirciò all'interno.La stanza era buia, ma la poca luce che filtrava dalle finestre lepermise di scorgere il suo corpo avvoltolato nelle coperte che astento gli arrivavano alla vita. Vide che dormiva a pancia in giù, eabbracciava il cuscino proprio come faceva lei. Questo dettaglio laspinse a fare un passo avanti e non appena si avvicinò constatò chele coperte gli arrivavano ben sotto la vita. Sentì stringere lostomaco quando capì che i suoi occhi si stavano vagando per il suocorpo in maniera un po' troppo sfacciata. Ma perché diavolo dormivanudo? Insomma, sapeva che lei avrebbe potuto vederlo, non potevaalmeno coprirsi... lì?

Kittensi sentì avvampare e tornò da dove era venuta, chiudendo la portadietro di sé.

"Eve,non posso farlo"

"eperché?". La voce dell'amica trasudava delusione.

"Eve,è... è nudo", bisbigliò piano, molto più del necessario. Sistupì lei stessa di tutto questo suo candore. Perché mai si sentivatanto in imbarazzo? Il corpo maschile non era più un mistero per leida, be, da più anni di quanti avrebbe voluto. Proprio come pensava,l'amica esplose in una risata che quasi stava per soffocarla.

"bene,bene, questa telefonata sta cominciando a farsi interessante. Dimmi,è messo bene? Scommetto di sì"

"Evepiantala, non è uno scherzo per me"

"Kitten,nemmeno per me, fidati. Ci tengo davvero a scritturarli, e scommettoche ci tiene anche lui. dai la colpa a me se si incazza"

nonera di certo questo il problema. Comunque fosse, Eve non aveva dicerto tutti i torti. Kitten sospirò per farsi coraggio, e poi riaprìla porta. Sussurrò piano il suo nome, sperando che questo bastasse asvegliarlo, ma ovviamente non fu così.

Quasiintimorita, fece qualche passo verso di lui, e di nuovo si imbattéin quel corpo catalizzante. Posò gli occhi sui muscoli contrattidelle braccia, sulla schiena, sui capelli scompigliati che glicadevano sul viso. Pensò che in fondo non le sarebbe dispiaciutoaddormentarsi vicino a lui, sentendo magari le sue braccia attornoalla vita. Si rimproverò subito per questo pensiero, e si punìdistogliendo subito lo sguardo. Lo chiamò alzando lievemente lavoce, e finalmente Richie aprì gli occhi. Se una cosa del generefosse capitata a lei, probabilmente sarebbe saltata nel letto per lospavento, ma invece lui si limitò a guardarla, seppur parecchioperplesso. Kitten pensò che non dovesse aver del tutto chiaro chenon si trattava di un sogno.

"checosa c'è?", le disse senza il benché minimo astio, con la vocemezza soffocata dal cuscino.

Kittensi limitò a passargli il telefono, e solo adesso lui sembròrendersi conto della situazione in cui si trovava.

"èEve, vuole parlare con te"

Richiele rivolse uno sguardo interrogativo e poi si voltò per mettersi asedere. Evidentemente, non doveva ricordarsi di non avere addossonulla per la disinvoltura con cui lo fece. Nel voltarsi, le lenzuolanon lasciarono quasi più nulla all'immaginazione, ma per fortuna,l'imbarazzo di Kitten fu attutito dal buio della stanza. Lei fece perporgergli il telefono, voltando la testa dall'altra parte in manierapiuttosto eloquente. Come pensava, con la coda dell'occhio lo videabbassare lo sguardo e tirare su le coperte quanto bastava.

"pronto?",lo sentì dire con una voce ancora peggiore della sua, e lei, senzadire altro, uscì dalla stanza e tornò nel suo letto, sentendo chegli avvenimenti per quella giornata erano già sufficienti. Sirintanò sotto le coperte con lo stesso atteggiamento di un bambinoche spera di che quegli strati di tessuto lo proteggeranno daEventuali attacchi di mostri notturni.

Benpresto, Kitten si assopì nuovamente, cercando di non pensare a lui.Mentre era ancora cosciente però, sentì il cigolio che la portadella sua camera faceva ogni volta che veniva aperta. Subito scattòe si mise a sedere, e il suo primo pensiero fu quello di tirarsi lecoperte fin quasi alla gola, nonostante fosse vestita. Nel buio dellastanza, vide Richie porgerle il telefono senza il minimo imbarazzo.Per fortuna, aveva qualcosa addosso.

"latua amica è pazza", disse soltanto, strofinandosi gli occhi.Kitten fu stranita da questo atteggiamento così informale.

"già,sì, bé... cosa voleva?"

"nonte l'ha detto?"

Kittenscrollò le spalle. "forse sì, ma che vuoi farci, sono le sette didomenica mattina", disse trasudando innocenza.

"vuolescritturaci"

Kittensgranò gli occhi, fingendosi stupita. "bene! Buona notizia"

Richieannuì, e a Kitten parve che volesse dirle qualcos'altro, ma tuttavianon disse nulla.

"già... buonanotte, anche se è mattina", si risolse a dire infine, esenza aspettare la sua risposta tornò in camera sua. Lei lo seguìcon lo sguardo, abbandonandosi ad un sospiro.

AKitten in quel momento fu chiaro quanto uno di loro si trovasse nelposto sbagliato.

Sichiese se l'avesse pensato anche lui.

Shots (italiano)Where stories live. Discover now