Pensava che che quella sera jimmy non avesse dato voce ad altro che aqualche pensiero ubriaco, così ben presto si dimenticò della suaofferta di aiuto. Una sera era rintanata in camera sua a lavorare suun progetto per il suo corso di storia dell'arte, quando ad un certopunto sentì il telefono di Richie prendere a squillare.

"perchévuoi parlare con lei?", lo sentì dire dopo un po'. Kitten alzògli occhi dal foglio e si mise in ascolto con più attenzione. Che sistesse riferendo a lei? Non sentì le parole che seguirono, ma dopopoco sentì dei passi avvicinarsi a camera sua. Le venne spontaneobuttare uno sguardo allo specchio lì vicino per controllare diessere in ordine, e pensò che fosse meglio levarsi quella pinza daicapelli. Se li lisciò velocemente con le mani e riprese subito lapenna, facendo finta di nulla.

Richieentrò senza bussare, e lei fece finta di mostrarsi sorpresa.

"miofratello vuole parlarti, non so cosa voglia", le disse porgendoleil telefono. Kitten non capì il motivo di così poco entusiasmo.  

"ehi!",disse Kitten cordiale, ignorando del tutto Richie.

"ehi,ciao, sono jimmy, ti... ti ricordi di me?"
Kitten ridacchiò.Era buffo di come lui brillasse di spavalderia solo con il fratellomaggiore accanto. "certo che mi ricordo di te. Come possoaiutarti?"

"ehm,ecco... la tua offerta è sempre valida?"

Kittensi sentì presa alla sprovvista. Quando un uomo le parlava diofferte, di solito le cose finivano per mettersi piuttosto male.

"quale...quale offerta?", chiese, sperando che non notasse l'incertezzanella sua voce.
"di aiutarmi con il latino. Ho preso un' altrainsufficienza e i miei genitori non sono contenti"
Kittensospirò di sollievo, ridendo della sua stessa malafede. Si soffermòpoi per un attimo sul resto della frase. I suoi genitori? Ah, dovevariferirsi a quelli adottivi. Pensò che Richie non avrebbe graditoaffatto una simile svista.  

"certo.Andrebbe bene domani pomeriggio? sono libera verso le cinque"
jimmynon abbandonò quel suo tono traballante. "sì, certo, domani èperfetto. Vengo io da... voi, cioè da te, cioè... lì?"

Kittenscosse la testa divertita. "Non disturbarti, vengo io da te. Dammil'indirizzo"

vennefuori che jimmy abitava a quasi mezz'ora dal suo alloggio, ma Kittenaccettò lo stesso di buon grado. Quando terminò la chiamata, siaccorse che Richie era rimasto immobile appoggiato allo stipite dellaporta, teneva conserte le braccia cariche di bracciali come se sipreparasse a farle una predica.

"halo schermo tutto venato, dovresti cambiarlo", fu l'unica cosa chedisse Kitten, allungandogli il suo malconcio telefono.

Richielo prese e se lo mise in tasca, senza nemmeno far caso alle sueparole.
"cosa voleva da te?"

"ripetizionidi latino", rispose Kitten neutra, voltandosi nuovamente verso isuoi fogli.

"loaiuterai?"
"vado da lui domani pomeriggio". Lei non avevaintenzione di cedere per prima. Manteneva telegrafiche le sueriposte, curiosa di vedere quanto tempo ci avrebbe messo Richie primadi comunicarle il suo disappunto al riguardo.

"perchénon l'hai fatto venire qui? Ti saresti evitata un viaggio"

leisfoderò la sua arma segreta. "lo so, ma pensavo ti interessassesapere come e soprattutto con chi vive tuo fratello"

comepensava, questa risposta lo stupì. Stava diventando piuttosto bravaa prenderlo alla sprovvista.

" vuoi dirmi che vai fino lì per me?"
"diciamo di sì". Ilbreve silenzio che seguì portò Kitten a dover mascherare unsorrisino compiaciuto.

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