UNA NUOVA REALTÀ

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La cena prosegue tranquillamente, almeno per il momento, e la mia angoscia di prima è finalmente scomparsa; un po’ perché Noah è  loquace sia con me che con Manila e un po’ perché proprio quest’ultima non mi ha ancora riempita di domande del tipo “da dove arrivi, qual è il tuo lavoro, e così via” , quindi domande, nel mio caso, che non possono essere degne di una vera risposta ma anzi, mi ha raccontato ampliamente di come ha conosciuto Noah e la sua famiglia e dell’affetto che prova nei suoi confronti.
Difficile a credersi, ma Noah non le ha raccontato nulla di me e nemmeno del lavoro che facevo dopo essere stata licenziata. È molto vago, ora che ci penso e mi domando se non devo prepararmi ad una pugnalata improvvisa prima della fine della serata.

Sono seduta accanto a Manila che si gira e mi versa ancora un po’ di cous cous nel piatto. Inizio ad avere lo stomaco completamente sazio, ma non voglio dirle che sono a posto così, ha cucinato così tanto per noi che non vorrei ci rimanesse male e poi, è tutto così delizioso.
Fino ad ora, ho cercato di evitare abbastanza lo sguardo di Noah, ma ora lo sorprendo studiarmi e questo suo modo mi fa sentire un po’ impacciata. Non so quante volte mi abbia vista arrossire, forse mille o forse di più e quindi è già abituato alle mie reazioni ogni volta che lo becco guardarmi, ma ecco che quel calore alle orecchie, che ormai già conosco, arriva fulmineo e non c’è modo di fermarlo. Chino gli occhi sul piatto ed inizio a rigirare la forchetta come se niente fosse.
Tutto ad un tratto, come se non fossi già in difficoltà di mio, Manila si gira nuovamente verso di me ma stavolta, senza abbondare di altro cibo il mio piatto, << Tesoro, toglimi una curiosità, come vi siete conosciuti?>>. Ta dann!! Ed ecco che ci siamo, diamo il via all’interrogatorio! Ma come me la cavo adesso? Lo sapevo che la serata non sarebbe finita bene. Ok Sarah, diamoci un contegno! Serro la mascella, deglutisco, provo a tranquillizzarmi e faccio finta di schiarirmi un paio di volte la gola, << Uhm beh…>>, rispondo quasi in un sussurro, << In realtà, ci siamo scontrati proprio la prima mattina che entravo alla Stumphone. >>, allora alzo gli occhi dal piatto e guardo Noah, dove mi risponde con uno sguardo pensieroso. << Scontrati? >>, Manila si mette a ridere di gusto, << Che cosa hai fatto a questa benedetta ragazza?>>, e continua a ridere, anche se non capisco che cosa ci sia di così tanto divertente. Se sapesse tutta la storia, capirebbe anche lei che non c'è stato nulla di spassoso in quella giornata. Però, immagino che vista dall’esterno, può rappresentare un’altra cosa. Ma quel giorno non me lo dimenticherò mai, perché ho conosciuto la persona più idiota di questo pianeta! Noah alza gli occhi al cielo e fa uno sbuffo, << Niente, Manila. È stato un incidente.>>, le risponde talmente scocciato che lei fa un gesto con la mano in segna di resa, allora cerco di prendere io le redini in mano. << L’ho chiamato il “macchia-camicette”. >>, la risata di Manila mi contagia di nuovo così le rispondo divertita. Ma lui, invece di prenderla sullo scherzo, sbuffa ancora e si alza, guardandoci seccato. <<Scusatemi, ma mi sento parecchio stanco. Vado su in camera a riposare. Voi continuate pure la serata.>>, si rivolge poi a Manila senza degnarmi di uno sguardo, << Manila, falle poi vedere qual è la sua stanza. Buonanotte. >>, lei annuisce, guardandolo un po’ confusa. Io taccio, senza ricambiare la buonanotte ed entrambe lo osserviamo lasciare la sala da pranzo.
Quell’attimo di silenzio mi fa pensare a che cosa possa essere successo nella sua testa per aver reagito in questo modo e ciò mi rattrista ma, stranamente, mi rattrista di più vederlo andare via così, amareggiato.
Noah è così difficile da capire. Un attimo prima è allegro, l’attimo dopo è come se gli avessero fatto crollare il mondo addosso. Basta una parola per diventare un altro.
Sento la mano di Manila posarsi sulla mia spalla, << Tesoro, sono sicura che era davvero molto stanco. Noah lavora ininterrottamente tutti i giorni. Non te la prendere, conosco bene il mio ragazzo.>>, mi parla come se avesse letto i miei pensieri. Le sorrido, facendo un cenno di consenso col capo. Forse dovrei cogliere l’occasione al volo; chiederle qualcosa di più su di lui. Chi meglio di lei lo conosce? A parte suo padre.
Sto per farle una domanda, ma mi precede, <<Noah non ha avuto una vita facile.>>, il suo tono ora è cambiato, risultando serio. Mi si drizzano le orecchie, voglio conoscere tutto quanto. << Immagino che lui non ti abbia mai raccontato niente della sua vita. Ma non voglio dirti cose per le quali potrebbe arrabbiarsi se lo venisse a sapere e soprattutto, vorrei che fosse lui a parlartene, perché ha bisogno di prendere fiducia in un’altra persona, non deve averla sempre e solo di me.>>, mi parla in modo tanto pacato che sento il bisogno di confidarmi, << Manila, lui è così contorno, non riesco a capirlo e voglio essere sincera; non ci sopportiamo ed è così dal primo giorno che, per puro caso, ci siamo scontrati e mi ha rovesciato il caffè bollente sulla camicetta. Quel poco che siamo stati a contatto è stato più un non andarsi a genio che altro. E per di più, suo padre mi ha anche licenziata…>>, non mi fa finire di parlare, è sconvolta, <<Robert?!>>, dice il suo nome ad alta voce, adirata. Annuisco tristemente e mi dispiace aver spento la sua allegria. <<Oh tesoro, non lo sapevo… mi dispiace. Se posso fare qualcosa, parlare a Robert…>>, mi ha conosciuto solamente stasera e già si preoccupa in questo modo. << Non preoccuparti ma grazie, va tutto bene, sono a posto ora.>>, mento in realtà, ma è più giusto così. Neanche per miracolo voglio tornare lì dentro, soprattutto dopo la brutta figura fatta con suo padre e non sarebbe nemmeno giusto coinvolgere lei, che è così tanto di cuore. Non vorrei che a causa mia avesse dei problemi con loro e molti di più con Noah, infondo lo tratta come se fosse suo figlio.
Manila mi sorride dolcemente, <<Comunque, lasciamo stare il passato. Tu ora sei qui e lui ti vuole qui, questo è importante.>>, le sue parole convinte mi fanno un attimo trasalire. Come fa a volermi qui? Vorrei continuare questa conversazione interessante e chiederle tante altre cose, ma sento che la stanchezza si sta facendo strada e non vorrei addormentarmi sul tavolo. <<Perdonami Manila, ma sono distrutta. Proverò a dormire qualche ora. >>, le mie parole escono stanche. Manila acconsente, << Certo, ti accompagno. >>. Mentre ci alziamo dai nostri posti, mi ferma un’ultima volta, << C’è una cosa che devo dirti. >>, tutta questa sua serietà mi turba non poco e se ne accorge, forse perché quando mi sento turbata sgrano gli occhi, ma lei mi sorride timidamente cercando di tranquillizzarmi. << Oh, non preoccuparti tesoro! Ma mi devi promettere che non dirai nulla a Noah e se lui un giorno te lo vorrà dire, dovrai fare finta di non sapere nulla. Lui è come un figlio per me, per questo nessuno, a parte me, lo sa.>>, mi parla in tono bonario ma serio nello stesso tempo. Questa storia mi sta incuriosendo sempre di più, ma c’è un piccolo dettaglio che mi sfugge. << Va bene. Ma perché vuoi confidarlo proprio a me?>>. Manila mi osserva, dandomi un piccolo pizzicotto sulla guancia. << Hai ragione, ti ho conosciuta solo poche ore fa, ma mi sei piaciuta subito. Sento che sei una bella persona e che, se vorrai, avrai la forza di stare accanto a Noah, perché gli farai bene e a lui questo manca tanto. Perciò mi dai tanta fiducia>>.
Credo che in questo momento il mio cervello non stia più capendo nulla di nulla, si è spento per un attimo, è andato in tilt. Restare accanto a Noah? Per quale assurdo motivo? Io non gli piaccio neanche e la cosa è reciproca!
Mi sta girando la testa e non è la stanchezza stavolta. Resto comunque ferma in piedi di fronte a lei, senza muovere un muscolo, in attesa che prosegua col suo discorso. << Il motivo per cui non vuole che si sappia in giro è complicato, ma confido nel fatto che un giorno prenderà il coraggio di dirlo anche a te.>>, Manila si fa più cupa e prende un bel sospiro prima di confidarmi questo strano segreto, <<Noah ha un fratello più piccolo.>>. Tutto qui? Tutto questo mistero e tensione per sapere solo che ha un fratello? Va bene, vorrei riavvolgere il nastro e comprendere al meglio questo enigma. Possibile che chiunque sia vicino a Noah sia così strambo? Finirò per impazzire totalmente anch'io a stare dietro a tutto questo.
Mi trattengo dal ridere perché trovo buffo tutto quanto e faccio finta di metterci tutta la serietà possibile, notando appunto, quanto lei si sia incupita. << Ah, non sapevo avesse un fratello. Stessi genitori?>>, fa cenno di sì col capo, << Ma non posso aggiungere altro, è davvero una brutta storia e tu hai bisogno di farti una bella doccia calda ed una bella dormita.>>, mi risponde in un modo come per dire “ti prego, non farmi altre domande”. Ma questa maledetta curiosità mi batte e decido di fargliene ancora una, prima di salire nella mia stanza e chiudere col mondo per un po’. << Posso sapere solo un’ultima cosa? Il suo nome.>>. Il suo sguardo non da nessun segno positivo. È dolorante e mi sembra di scorgere delle lacrime riempire i suoi occhi.
Passano abbondanti secondi prima che lei riprende parola. Picchietta nervosamente le dita sul tavolo e mentre guarda il loro movimento, finalmente decide di rispondermi. << Josh. Il suo nome era Josh.>>.

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