CHI SEI VERAMENTE, NOAH?

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Ci guardiamo a lungo e la sensazione è quella di essere entrati in una bolla dove, tutt'attorno, non ci siamo altro che noi ed il nostro silenzio. Tutto, al di fuori, sembra non esistere più. La musica che riecheggia nel locale, lo schiamazzo della gente, il rumore delle posate, il tintinnio dei bicchieri e la stessa Grace seduta vicino a me, è come se, per un attimo, non ci fossero mai stati.

Ma, all'improvviso, qualcosa spezza questa bolla.
<< Possiamo parlare?>> urla Noah, per cercare di sovrastare il caos delle altre voci. Io lo fisso, ma qualcosa di più forte, mi impedisce di dargli una risposta.
<< Per favore Sarah. Usciamo fuori, ho bisogno di parlarti.>> mi implora. Continuo a fare scena muta e mi volto verso la mia amica, guardandola come se avessi visto un fantasma. Grace annuisce, incitandomi ad andare fuori con lui, ma non voglio. Non voglio, perché non mi sembra giusto lasciarla da sola e rovinarle la serata che già, in parte, Noah ha contribuito a mandarla all'aria.
Le rispondo con negazione, supplicandola a non farmi fare una cosa del genere. In fondo, era una serata solo tra di noi, tra amiche. Sgrana gli occhi fulminandomi, e mima un "muoviti" dandomi il suo benestare.
Sconsolata, mi alzo e mi avvicino al suo orecchio. << Cerco di fare il più in fretta che posso.>> le dico.
Grace mi da un bacio sulla guancia. <<No, dovete chiarirvi. Quindi, non pensare a me. Ho già i miei impegni qua, per questa sera.>> mi sorride, facendomi un cenno col capo, indicando Craig. D'istinto, alzo gli occhi al cielo, scuotendo leggermente la testa per aria e ci mettiamo a ridere.

Prendo il coprispalla e la borsetta e saluto Grace con un cenno della mano. Torno a guardare Noah, che ora è più presente accanto a me e sento il cuore vacillare. << Va bene. Andiamo.>> gli rispondo rassegnata, alla fine.

Usciamo dall' Auction House, l'uno accanto all'altra. Noah continua ad avanzare tranquillamente, tenendo le mani in tasca, mentre io mi fermo davanti all'entrata del locale.
Pensavo che la sua intenzione, fosse quella di parlarmi qua fuori e poi, una volta finito, tornare dentro da Grace. Invece mi sbagliavo, la sua intenzione era quella di portarmi via da questo posto.
Non si è neanche accorto che non sono più accanto a lui o dietro di lui.
Gli corro incontro, provando a fermarlo. << Noah! Aspetta!>> gli urlo dietro.
Si volta e, per un secondo, ho di nuovo quello stupido tuffo al cuore, lo stesso di poco fa e lo stesso di tutte le volte.
<< Che c'è?>> mi domanda accigliato.
<< Dove stiamo andando? Pensavo che stessimo a parlare li fuori.>> indicandogli il locale.
<<C'è troppo casino e siamo già arrivati alla macchina. Ti porto in un posto più tranquillo. >> mi risponde un po' seccato.
Rimango stordita per una manciata di secondi, prima di rinsavire ed iniziare ad innervosirmi.
<< Io con te non vado da nessuna parte. Voglio stare qui e poi tornare da Grace.>> gli ribatto aspramente.
Mi sembra di essere tornati quasi come all'inizio, quando io non lo sopportavo e lui si comportava come se tutto gli fosse dovuto.
<< Perché fai così, Sarah? Giuro, non ti capisco. Mi sembrava che noi...>>
Non lo lascio finire neanche questa volta, anche se vengo penetrata dalla sua perplessità e tristezza.
<<Noi cosa? Non c'è niente tra di noi, Noah. Niente. Tutte le volte che sono con te, non ne va mai una per il verso giusto. Succede sempre qualcosa. E tu non sei stato sincero con me.>> gli sbotto in faccia. Ma quest'ultima frase, è come se lo avesse toccato in qualche modo.
<<Che cosa stai dicendo... sono sempre stato sincero con te.>> risponde ferito.
Lo guardo con rammarico, perché so che in parte, mi sta tenendo nascosto qualcosa di importante e questo lo so, grazie alle parole di Manila, che mi tornano subito alla mente.
<<No, non è così... so che mi nascondi troppe cose.>> faccio un sospiro e decido che è arrivato i momento giusto per chiederglielo. <<Noah, penso di doverlo sapere adesso, dopo tutto quello che ho visto accadere, recentemente. Chi è Josh per te? >>
La mia domanda gli arriva diritta come un fulmine a ciel sereno.
Mi fissa con occhi spaventati, pur consapevole che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi.
Noah lascia passare un interminabile tempo tra di noi e abbassa lo sguardo, forse pensando che io non sia in grado di capire il suo attuale stato.
Riprende fiato, iniziando a blaterare un qualcosa di abbastanza confuso.
<< Lui... lasciamo stare... non ha importanza...>> mormora a tono quasi impercettibile. Mi avvicino e sono io, adesso, a volergli sfiorare una guancia, perché so che vorrebbe parlarmi, ma qualcosa ancora lo tiene ancorato.
Sono ad un millimetro dal sfiorarlo ma, bruscamente, mi blocca la mano. Quel gesto, fatto in quel modo ed il suo sguardo pieno di rabbia, mi mette in allarme.
<< Noah...>> dalla mia bocca esce solo un fil di voce.
Subito dopo, torna ad abbassare lo sguardo.
<<Non insistere, ti ho detto che non ha importanza. Andiamo via, per favore.>> prosegue con freddezza.
<<Invece per me è importante saperlo! Perché devi rendere sempre tutto così complicato?!>> sbotto, perché tutto ciò mi fa stare male.
Lo vedo stringere i denti per cercare di mantenere il controllo.
<<Josh... era un amico... ora, sali in macchina. È meglio parlare in santa pace da un'altra parte.>> mormora ferito per l'ultima volta, voltandosi per entrare in macchina.
Lo seguo con gli occhi, piena di dispiacere. So che ha voluto tagliare in questo modo, inventandosi qualcosa su due piedi, giusto per interromperla qua. Per l'ennesima volta, non ha voluto dirmi la verità e dentro sento che è così.
Josh non è mai stato un suo amico. Ma ora, penso sia meglio lasciar perdere. Forse, un giorno mi dirà davvero come sono andate le cose. Gliela darò vinta, facendo finta di credergli, mantenendo ancora una speranza accesa.
<< Va bene.>> è l'unica cosa che blatero tra me e me.

INSIDE OF MEWhere stories live. Discover now