Capitolo 49

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COLE

Sono passati tre giorni. E sono tre giorni che siamo tutti inchiodati nel corridoio che porta alla stanza di Karol. Non abbiamo notizie, nessuno ci può dare informazioni in più e la nostra amica sembra non avere ancora intenzione di riaprire gli occhi.
Stringo piano la spalla di Bruno. Siamo entrambi appoggiati al muro, di fronte alla stanza di lei.

<< Bruno, per favore, smettila di pensarci>>

Bruno non ha mai lasciato l'ospedale da quando è arrivato. Ed è da quando è arrivato che non fa altro che colpevolizzarsi.

<< Non è colpa tua. Non potevi sapere quello che sarebbe successo>>

Ruota la testa nella mia direzione.

<< Ed invece sì. Se la fossi andata a prendere io, magari questo non sarebbe successo. Magari avrei preso un'altra strada per arrivare a quello stupido ristorante e non avremmo incontrato l'idiota che ha preso in pieno la sua auto. E lei ora non sarebbe in quel letto. Ma invece è lì, ancora incosciente e questo perché io non ero lì con lei. Dio se lei... >>

<< Non dirlo neanche per scherzo. Non devi nemmeno pensare una cosa del genere>> lo ammonisco. Gli prendo entrambe le spalle e lo giro completamente verso di me.

<< Non si è ancora svegliata è vero, ma lo farà. Non ho mai visto una ragazza con tanta grinta come la sua. Ha solo bisogno di più tempo per recuperare le energie e per poter tornare da noi. Da te. Non colpevolizzarti>> lo fisso negli occhi.

<< Nessuno avrebbe potuto fare niente in quella situazione. Nemmeno tu, anzi, se tu fossi stato lì, adesso staremmo in preda alla preoccupazione per due persone. Per te e per Karol. E nessuno dice che sarebbe potuta finire meglio di com'è andata in realtà>>

Sarebbe potuta andare anche peggio, sarebbero potuti morire sul colpo. Ma non voglio nemmeno pensare a quest'altra prospettiva.
Bruno mi guarda non del tutto convinto.

<< Comprendo il rimpianto che provi, è un qualcosa che non ti dà pace. Che ti martella la mente. Ma cerca di farlo tacere. Non è colpa tua Bruno. Non. Lo. E'>>

Annuisce mentre abbassa lo sguardo.

<< Spero che lo comprenda anche lei. Spero che anche lei non mi incolpi per quello che è successo>>

<< Non lo farà, è una ragazza intelligente. Sa perfettamente che non avevi potere in merito>>

Bruno stringe i pungi con forza mentre appoggia la testa al muro alle nostre spalle.
Io spero sul serio che almeno per un po' accetti davvero l'idea che non è successo a causa sua. Più passa il tempo e più lo vedo sgretolarsi, in attesa di poter vedere la sua ragazza alzarsi da quel letto ed uscire dalla stanza con il suo sorriso luminoso e dire che sta bene, che è stato solo un brutto spavento e che possiamo tornare a casa insieme.
Credo di averlo visto mangiare a malapena una volta, da quando siamo qui.
Ma non è l'unico che non ha toccato quasi niente in questi tre giorni.
Lancio un'occhiata verso Lexi, è seduta tra la mamma di Karol e Lisa.
Sono tutte e tre con lo sguardo che vaga nel vuoto, ognuna persa nei propri pensieri.
Anche lei, come Bruno, sono tre giorni che non si muove da qui. Non ha voluto sentire ragioni, anche i genitori della sua amica le hanno detto che poteva tornare al dormitorio, di riposare almeno un po', ma Lexi non ha ceduto. Ha detto che non sarebbe andata via finchè Karol non si fosse svegliata.
Ha le occhiaie marcate, i capelli legati in una crocchia disordinata e le maniche della maglietta arrotolate fino ai gomiti.
In questi tre giorni mi ha permesso di starle accanto. Mi ha permesso di consolarla e di darle forza quando vedevo che si crogiolava nel dolore di non avere notizie. Ho fatto del mio meglio per riuscire a tranquillizzarla almeno un pochino, di farle sapere che ero con lei.
Sposto lo sguardo poco lontano da loro e vedo gli altri ragazzi parlare a bassa voce, tutti con lo sguardo serio in volto.
In questi giorni ci siamo dati il cambio per andare a turni a casa. Non volevamo che non ci fosse nessuno proprio quando Karol avesse riaperto gli occhi. Così il tempo di una doccia, di mangiare qualcosa e tornavamo qui per poter permettere agli altri di fare lo stesso.
Non me la sentivo di lasciare Lexi qui da sola, ma c'era John con lei. Sapevo che se avesse avuto bisogno di qualcosa proprio nell'oretta in cui io non fossi stato presente, lui l'avrebbe aiutata. Le sarebbe stato accanto, come ho avuto la certezza di vedere.
Quando Lexi ha avuto bisogno di allontanarsi da tutti, John mi ha chiesto se potesse andare lui da lei. Io avevo già mosso i piedi per raggiungerla, ma poi ho pensato che forse era meglio che andasse lui. Lexi era scossa e sapevo che non aveva dimenticato quello che fosse successo tra noi, così ho annuito. Ho lasciato che fosse lui a verificare che stesse bene.
All'inizio ammetto che ero geloso di loro due. Hanno legato sin dal primo momento che si sono conosciuti e più passava il tempo e più la loro amicizia si consolidava. Ero geloso della loro intesa, del fatto che lui l'avesse baciata prima di me. Ma ora non mi dà più fastidio, ho capito che la loro è un'amicizia sincera. Sono contento che lui sia anche il suo migliore amico. Mi fa stare tranquillo sapere che quando io non potrò essere con lei per qualsiasi motivo, possa esserci John al suo fianco. Che possa risollevarle l'umore. E lui ha già cominciato a farlo, perché quando sono tornati dentro, Lexi era leggermente meno tesa. John mi ha raccontato quello che hanno fatto ed in quel momento ho compreso di quanto anche io fossi fortunato ad averlo nella mia vita, come sono fortunato ad avere anche gli altri ragazzi. Siamo una famiglia. Siamo tutti l'uno accanto all'altro. Per qualsiasi cosa.
Deglutisco. Non riesco a capacitarmi come in un battito di ciglia, la nostra vita possa essere ribaltata in questo modo, senza avere poteri decisionali in merito. Un attimo prima, hai tutto quello che si possa desiderare e l'attimo dopo, ti senti spaesato quando vedi scivolare via la persona, la cosa, a cui tenevi di più.
Sposto lo sguardo leggermente più a destra e vedo Paul con gli occhi fissi al pavimento, le braccia incrociate al petto. Lexi voleva mettere subito al corrente anche lui ma ha lasciato prendere a Bruno la decisione. Si sentiva fuori dalla faccenda, non sapeva come fossero rimasti i rapporti tra loro, così ha lasciato scegliere a lui. Ma non ha dovuto prendersi molto tempo per decidere cosa fare, le ha detto subito di sì. Era la cosa più giusta da fare, perché Paul e Karol sono stati insieme mesi e lui non doveva essere all'oscuro di quanto stesse succedendo. Così Lexi l'ha chiamato ed è corso qui.
Eravamo tutti avvolti nel silenzio, ognuno con i propri pensieri in testa, quando dei rumori, dei bip velocissimi, iniziano a provenire dalla sua stanza. L'infermiera che c'era all'interno spalanca subito la porta e chiama urgentemente l'intervento dei medici.
Ci alziamo tutti di scatto con gli occhi che vanno dalla stanza ai medici che stanno accorrendo.

Una melodia perfettaWhere stories live. Discover now