Capitolo 50

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COLE

Siamo quasi arrivati al dormitorio. Lexi, seduta accanto a me, sta tremando come una foglia. Non potevo fare molto, le ho solo potuto dare una felpa di ricambio che avevo in macchina, per farle prendere un po' di calore. Anche io sto tremando, ma cerco di non darlo a vedere, so già che insisterebbe per ridarmi la felpa ed io non voglio, lei ne ha più bisogno di me e discutere è l'ultima cosa che ci serve.
Non ha detto molto, anzi quasi niente, ma la capisco. Abbiamo la testa tra le nuvole. Sono stati giorni intensi e continueranno ad esserli.
Schiaccio l'acceleratore. Non ci sono molto macchine in giro, per fortuna, così impieghiamo la metà del tempo necessario.
Svolto a sinistra.

<< Ma non hai detto che mi portavi a casa?>> domanda.

<< Sì>> alzo un sopracciglio confuso. Forse ho sbagliato traversa mentre ero sovrappensiero? Faccio un rapido percorso mentale e no, la strada è quella giusta.

<< E' la strada che faccio sempre per venire al tuo dormitorio>>

A quel punto le esce uno sbuffo quasi divertito.

<< Cosa c'è?>> domando dandole una piccola occhiata. Gioca con l'orlo della felpa.

<< No è che... quando hai detto la parola casa, ho pensato a casa tua>> lo dice con imbarazzo, come se fosse una cosa stupida.

<< Scusa, sarà l'abitudine>>

Ha ragione. Da quando stiamo insieme, passiamo più tempo da me che da lei, definendo casa quella in cui vivo con i ragazzi. E in questo momento mi domando cosa cazzo mi sia saltato in testa. Era ovvio che dovessi portarla da me.
Senza pensarci, faccio inversione e lei si aggrappa al sedile.

<< Cole! Che diavolo fai?>>

<< Ti sto portando a casa>> le sorrido e lei dopo un attimo di esitazione, scuote la testa mentre mi rivolge un sorriso spensierato, diverso da quello fuori dall'ospedale.

E' bello vederla sorridere di nuovo.
Appena arrivati a casa, mi sono dato una rapida asciugata e ho lasciato che fosse Lexi la prima a farsi una doccia. Io nel mentre le ho preparato il cambio - una tuta grigia che uso sempre per stare comodo in casa- ed ora sto farcendo dei tramezzini. Avrei potuto affinarmi a fare altro, ma la mia cucina è conosciuta per il suo essere immangiabile e non credo che sia la cosa migliore da farle. In più i tramezzini sono la cosa più veloce da preparare e a me serviva qualcosa di sbrigativo.
Ne ho fatto uno con prosciutto e pomodorini, un altro con salame e formaggio, un altro con la bresaola e insalata. Ne faccio un altro paio, non so quanta fame possa avere, ma considerando i miseri snack delle macchinette, credo abbastanza.
Ne preparo un paio anche per me.
Nel mentre spalmo del formaggio sulla fetta di pane, sento dei passi scendere le scale.
Alzo lo sguardo e vedo Lexi con i capelli umidi. Ha un aspetto decisamente più riposato. Ma il mio sguardo cade sul suo abbigliamento. Indossa il pantalone che le ho dato, ma non indossa la felpa, al suo posto ha la mia t-shirt azzurra che indossa sempre quando resta a dormire qui. Le arriva alle ginocchia. Lexi nota dove posano i miei occhi.

<< Scusa. Apprezzo che tu mi abbia voluto dare qualcosa di più caldo dato che stavo tremando, ma non potevo non indossare questa t-shirt>> scrolla le spalle. Prende l'orlo della maglia e lo allarga, come per farmela guardare meglio.

<< E' un'abitudine indossarla, ormai credo che sia più mia che tua>> abbozza un sorriso.

Lo faccio anche io. In effetti è vero, ormai quella t-shirt è sua, come lo è anche la mia giacca nera ed un altro numero indefinito di indumenti.

<< Nessun problema. Sai penso che forse stia meglio a te che a me>>

<< Ah su questo non ci sono dubbi>> ridacchia mentre si avvicina al tavolo.

Si siede e si porta una ciocca ramata dietro l'orecchio.

<< Cosa prepara di buono lo chef?>>

Allargo le braccia indicando la mia opera d'arte.

<< Tramezzini fatti in casa solo per lei, sirenetta>> le faccio l'occhiolino.

<< Hanno un aspetto delizioso>> congiunge le mani e le strofina con aria sognante.

<< Devi avere tanta fame per guardarli così>>

<< Sì, credo che potrei guardare così qualunque altra cosa avessi preparato. E dico qualsiasi>> sottolinea.

Scuoto la testa ridendo.

<< Perché non vai a farti una doccia anche tu?>>

Finisco di assemblare l'ultimo panino.

<< Sì, ora vado>> mi pulisco le mani sul canovaccio.

<< Tu inizia pure a mangiare, io faccio presto>>

Lei annuisce mentre prende quello con il prosciutto e i pomodorini.
Inizio a salire le scale quando mi fermo a guardarla. Sta mangiando con gusto mentre fa penzolare i piedi avanti e indietro.
Sorrido.
Riprendo a salire le scale e a raggiungere il bagno.
Sono contento di essere riuscito a portarla a casa.
A casa nostra.
Perché ormai è anche casa sua.
Mi do un leggero schiaffo sulla testa. Come ho fatto ad essere così stupido prima? La stavo portando al dormitorio. Al dormitorio. Scuoto la testa. Credo che la mancanza di sonno si stia facendo sentire.
Dopo una quindicina di minuti, riemergo dal bagno. Una doccia calda ti rianima per davvero. Scendo a passo svelto le scale.

<< Mi hai lasciato qualcosa o hai spazzolato tutto?>> domando con il sorriso in volto, prima di alzare lo sguardo e rendermi conto che lei non c'è. Sul tavolo sono rimasti solo due tramezzini.

Mi gratto la nuca.
Risalgo le scale fino ad arrivare alla porta della mia stanza. La apro e vedo Lexi sdraiata sul mio letto. E' rivolta verso la finestra ed io la vedo solo di schiena.
Le sue spalle si alzano e abbassano in modo regolare. Si è addormentata.
Mi avvicino, prendo dalla sedia una coperta e l'avvolgo su di lei. Mi accovaccio accanto al letto, accanto al suo viso.
Con il pollice le accarezzo la guancia. E' bellissima in questo momento, con le guance rosee, le labbra dischiuse e quell'espressione rilassata.
Sono stato male a vederla così triste e disperata in questi giorni e non poter fare niente, perché l'unica cosa che l'avrebbe aiutata era rivedere la sua amica, ma io non ho potuto farlo. Non posso farlo.
Ma una parte di me è soddisfatta, perché nel mio piccolo qualcosa l'ho fatto invece.
L'ho fatta distrarre per un po' di tempo. L'ho fatta ridere. Ho visto sul suo viso spensieratezza mentre mangiava i miei tramezzini. L'ho convinta a prendersi del tempo per riposare.
Le sposto una ciocca di capelli dal viso. Guardare Lexi mi ha sempre rilassato. Vederla ballare, vederla suonare, cantare, ridere, mi ha sempre reso felice. Sento sempre un calore diffondersi nel mio petto quando sono con lei. Ogni volta che la guardo, sorrido e non riesco a fare altrimenti.
Probabilmente domani si arrabbierà che la sto lasciando dormire invece di svegliarla e tornare da Karol. Lo farei pure, dico davvero, ma credo che Lexi abbia più bisogno di dormire un po'. Domani mattina saremo di nuovo da Karol.
Probabilmente lei la vedrà diversamente da me.
Forse dovrei...
No, non dovrei.
Se si arrabbierà con me, mi basterà ripensare alla sua espressione serena di questo momento e mi ricorderò del perché fosse la scelta più giusta.

Una melodia perfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora