Capitolo 2

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"Quale rivalità? Vinco sempre io".

( M. Hingis)


L'indomani arrivo in ufficio alle dodici e trovo tutti in gran fermento. Ho un mal di testa ingombrante e neanche la doppia aspirina con caffè che mi ha preparato Frank ha funzionato. Mi siedo alla mia scrivania e tenendo gli occhiali da sole accendo il computer.

Giuro che non berrò mai più come ieri sera, e giuro che non mi ubriacherò più di Sambuca, mi rende depressa. Sollevo lentamente lo sguardo. Nessuno sembra ancora essersi accorto del mio arrivo, ma la mia attenzione si posa sulla porta dell'ufficio di Cédric che si sta aprendo. Piena di vergogna sprofondo sulla scrivania nascondendo la testa dietro lo schermo, sperando che non mi veda e apro il progetto sulla campagna di Petite.

Non appena scorro le foto di Flora, sul mio viso si disegna un'espressione contrariata ma per fortuna ho gli occhiali da sole perché Félix si materializza alle mie spalle, come sempre, facendomi sussultare. «Alla buon ora, ma chère! Céline già alle otto chiedeva di te, Cédric ti ha coperta ma non so cosa abbia inventato, quindi ti conviene andare a chiederglielo prima che lei si renda conto che sei arrivata e ti sottoponga alla sua santissima inquisizione!»

Sotto le lenti scure stringo le palpebre: oggi ogni suono somiglia vagamente ad un trapano attivo sulla mia scatola cranica. «Va bene, tra un po' andrà a chiederglielo».

«Ella, ti senti bene?» è la pronta domanda di Marie che si avvicina pigiando sul suo auricolare.

Scuoto lentissimamente la testa in segno negativo.

Félix le rivolge un'occhiata eloquente: «Sono i postumi della sbornia di ieri. Ha scolato una bottiglia di Sambuca; lei, da sola!»

«Chi ha scolato una bottiglia di Sambuca?» quella voce cristallina ci mette tutti allerta.

Flora.

«Ciao carina, come mai qui?» le domanda a bruciapelo Félix mentre lei avanza verso di noi.

«Dobbiamo andare a fare gli altri scatti prova. Mademoiselle Voraldi deve riprendermi col cellulare in modo che i contenuti extra vadano sui social, ve ne siete dimenticati?»

Marie scuote la testa freneticamente. «No, certo che no. Ma credevamo che tu andassi per conto tuo».

Flora scoppia a ridere e la sua è una risata talmente acuta che il trapano sul mio cranio è diventato una mitragliatrice. «Oh, no! Perché pagare il taxi quando l'agenzia per cui lavoro può farlo per me?»

Che sfrontata!

Perché l'ho selezionata per quello stupidissimo contest?

Non potevo escluderla come ho fatto con molte altre che risultavano inadeguate?

Doveva vincere proprio lei?

A questo punto sollevo la testa e lei sembra notarmi. «Oh, Mademoiselle Voraldi, non l'avevo vista!»

Accenno un sorrisino tirato e con un tono basso, perché anche la mia voce mi da fastidio, le faccio notare: «Questa è la mia scrivania. Ad ogni modo, tu non lavori per noi, ma per Chanel. Lavoriamo tutti insieme per Chanel, è chiaro?»

I suoi occhi mi sorridono. «Ma certo. Adesso è chiaro! Ehm ... credo che abbia dimenticato di togliere gli occhiali ...» aggiunge con un tono innocente, ma io inizio a capirla molto bene.

Non è affatto una stupida ingenua, ecco perché negli scatti mostra un'espressione forte e intelligente. È quel tipo di persona che ama mostrarsi in un modo per poi sganciare siluri sotterranei a tradimento e adesso ne ha appena sganciato uno in risposta alle mie parole caustiche.

Per un imprevisto a New YorkWhere stories live. Discover now