38. ɴᴏɴ ᴇ̀ ᴅɪᴠᴇʀᴛᴇɴᴛᴇ

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❝Shōyō inarcò un sopracciglio

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❝Shōyō inarcò un sopracciglio. Un foglio in una mano e gli occhiali da lettura scivolati sul ponte del naso.
Suo padre era sullo stipite della porta, le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni classici neri.
La campagna elettorale era iniziata quel giorno, dopo la conferenza stampa di Bokuto che ne annunciava la abdicazione, specificando che nonostante avesse un erede questo non era stato ben accettato dal Consiglio. Ormai sia Shōyō che Atsumu erano sotto l'occhio del ciclone.

<<Voglio parlarti. Non in via familiare. Ho parlato anche con Atsumu, il classico discorso del capobranco ai suoi discepoli>>

Shōyō riportò lo sguardo sui suoi documenti, in particolare sulla riforma che tutelava le donne vittime di abusi sessuali. Suo padre non aveva mai ricevuto il pieno appoggio dal Consiglio per attuare una legge che consisteva nel tutelare le donne abusate al 100%
Ma lui, oh!, Shōyō non era suo padre. Nel biologico senso del termine.
Scrollò una spalla, indifferente. A lui fregava un cazzo del discorso motivazionale.

Kotarō si sedette sulla sedia di fronte la scrivania del figlio. Sì schiarì la gola e accavallò una gamba sopra l'altra; il calzino blu adesso mezzo in bella vista. <<Come sta procedendo la campagna?>>

<<Procede come deve procedere>>

Bokuto annuì. <<Hirohito ti sta ostacolando in qualche modo?>>

<<Hirohito cerca sempre di ostacolarmi in qualche modo. Sta boicottando la mia campagna da quando ho deciso di prenderne parte. Non dovrebbe essere una novità per te>>

<<Io avrei approvato le tue proposte di legge>>

<<Ma non fai più parte del Consiglio>>

<<Posso passare a prendere i bambini a scuola?>>

<<Haruiki deve andare in ospedale. Deve togliere il gesso>>

<<Lo portiamo io e tuo padre. Nessun problema, tranquillo>>

Shōyō scrollò una spalla continuando ad osservare i documenti che Hitoka gli aveva gentilmente stampato.
Shōyō sapeva dove la campagna di Atsumu volesse andare a parare, era stato proprio Atsumu a dirglielo. Si erano aiutati all'insaputa di tutti; agli occhi del mondo erano due amici che si stavano dichiarando guerra politica — alpha contro omega, l'eterna lotta per la supremazia del genere. Ma agli occhi del loro mondo erano due amici che si erano sposati tra loro chi per un motivo e chi per un altro e scopavano di tanto in tanto.

Bokuto deglutì a disagio. Non doveva andare a finire così.
Insomma, prima o poi lo avrebbe detto a Shōyō che non era loro figlio bioogico ma che era stato adottato, gli avrebbe spiegato tutta la storia dall'inizio alla fine. Shōyō avrebbe capito, ne era sicuro.
Se Hirohito non si fosse messo in mezzo Bokuto glielo avrebbe decisamente detto... in punto di morte, forse? In quel caso Shōyō non poteva fare lo scazzato con lui. Stava morendo, fanculo.

Bokuto deglutì nuovamente. Il cuore iniziò a battere velocemente, il senso di colpa lo stava divorando dall'interno; si passò una mano all'altezza del cuore massaggiandosi velocemente. Era da cinque mesi che il cuore gli batteva così freneticamente. <<Shōyō io->>

<<Cosa? Che cosa vuoi ancora? — sbuffò sonoramente. — Il discorso ai discepoli non è ancora finito? Ho una campagna contro Hirohito da terminare prima del discorso alla Nazione, quindi se permetti io dovrei lavorare>>

<<Volevo approfittare di quest'occasione per->>

<<Per cosa? Per parlare della mia adozione? No, grazie. Non ne voglio sapere nulla, quando vorrò chiederò ad Hirohito. Per quanto sia uno stronzo le cose almeno me le dice>>

<<Volevo approfittare di questo momento per dirti che stai facendo un'enorme cazzata antiproduttiva. Tu non puoi farti vedere in giro per il branco con Pedro, ormai tutti sanno che sei sposato con Kageyama e che possiedi una famiglia con lui. Non puoi divorziare da->>

Shōyō si lasciò andare ad un sorrisetto ironico. Sì, certo come no. <<Adesso mi stai chiedendo di non frequentare Pedro perché sono sposato con Kageyama? Lo stesso Kageyama che il giorno del nostro matrimonio mi hai chiesto, quasi obbligato, a lasciare all'altare, lo stesso Kageyama che ha un figlio che non gli parla e che tu stai appoggiando a non fare pace con il padre?>>

<<Quello che sto cercando di dirti è che considererei il consiglio di Kuroo sul divorziare dopo la campagna elettorale, in questo modo diventerai capobranco effettivo e nessuno potrebbe dubitare sulla tua integrità come capo del branco e padre di famiglia. Ti chiedo solo di mantenere la falsa ancora per qualche mese, le elezioni saranno veloci. Il Consiglio ha già scelto chi eleggere, e quello non sei tu. Devi solo tenere duro un altro po' e poi potrai fare quello che vorrai della tua vita privata. Io accetterò e supporterò ogni tua scelta>>

Shōyō sembrò pensarci su. Suo padre non aveva tutti i torti.
La sua campagna stava già cadendo in un baratro profondo per colpa di Hirohito, sembrava che l'unico modo per arrivare ad occupare la sedia di suo padre fosse conquistare il favore del popolo con l'idealizzazione della famigliola felice: lui, Kageyama e i bambini.
Un altro sforzo avrebbe potuto farlo, solo un altro sforzo piccolo piccolo.

Shōyō sospirò sonoramente portando lo sguardo su suo padre. Inarcò un sopracciglio deglutendo sonoramente; Bokuto aveva il volto pallido, respirava affannosamente e si stringeva una mano all'altezza del cuore. Shōyō non stava capendo cosa stava succedendo... perché suo padre improvvisamente era diventato così pallido? <<Papà? Stai bene? S'è uno scherzo guarda che non è divertente>>

<<Il cuore... mi fa male... il cuore>>

Shōyō si alzò di scatto. Cuore?
Gli faceva male il cuore?
Cuore... cuore... stava avendo un infarto?
Suo padre stava per avere un infarto? No, non era possibile. Ma i sintomi che aveva letto quella sera sul libro di anatomia di Kageyama erano quelli: sudorazione, affanno, dolore al petto.

<<Papà? Per favore, non è divertente>>

Bokuto svenne.
Shōyō iniziò a respirare affannosamente, stava avendo un attacco di panico. Lo sapeva, finiva sempre così.
L'unica cosa che riuscì a fare fu comporre il numero di Kageyama.❞

ʀᴇᴘʟᴀʏ || ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ, ᴀᴛsᴜʜɪɴᴀWhere stories live. Discover now