22. ʙᴇʟ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴀɴɴᴏ ᴅɪ ᴍᴇʀᴅᴀ

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❝<<Bel compleanno di merda>>

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❝<<Bel compleanno di merda>>

<<Non che io volessi passare la mia giornata qui con te>>

<<Avevi altro di meglio da fare?>>

<<Sì, passare la mia giornata lontano da te>>

Shōyō abbassò lo sguardo alla sua sinistra.
Dalai giocava con la punta delle sue scarpe classiche sul raffinato lastricato di mattoni italiani. Indossava una camicia bianca e un completo blu, i capelli neri pettinati perfettamente e gli occhietti vispi e attenti ad osservare tutto ciò che lo circondava.
Haruiki si trovava in braccio a Shōyō. La testa poggiata sulla spalla del suo papà e una manina tra i riccioli dorati dell'omega —; indossava una camicia bianca e un completo grigio topo. I capelli disordinati e le guance rosse: si era messo a correre per tutto il giardino della lussuosa villa perché papi, non voglio venire qui. Voglio andare da zio Samu e zio Rin Rin.

Shōyō si voltò a guardare Tobio. Ruotò gli occhi al cielo e con la mano libera si avvicinò per sistemargli il nodo alla cravatta. Tobio indossava lo stesso vestito classico che indossava Dalai, gli stessi capelli corvini pettinati alla perfezione. Nella mano destra stringeva una bottiglia di vino rosso che valeva quanto un mese di affitto del suo appartamento.
Shōyō indossava un completo elegante bianco, piccoli girighori in oro e un cappotto nero indosso, anche Dalai indossava il suo cappotto bianco, così come Tobio indossava il suo nero. Haruiki aveva lasciato il suo in macchina perché non ho freddo, papi.

<<Hai tagliato i capelli? — Tobio allungò una mano sulla base del collo del marito, lì dove un tempo c'erano altri riccioli dorati. — Erano più lunghi rispetto a due settimane fa>>

Shōyō annuì con un cenno della testa. <<Ti piacciono?>>

<<No, ti preferivo con i capelli lunghi>>

<<Pure io>>

<<Anch'io papi>>

Shōyō sorrise alzando un angolo della bocca; portò prima uno sguardo su Dalai e poi su Haruiki per poi riportarlo sul marito. Scrollò una spalla continuando ad aggiustare il nodo alla cravatta. <<Avevo bisogno di cambiare un po'. Quando si vuole cambiare qualcosa nella propria vita, bisogna iniziare da piccole cose. Io ho iniziato dai capelli>>

Dalai si sporse ad osservare suo padre Tobio. Sorrise entusiasta, a trentadue denti e con tanto di pollice in su. <<Papà e Atsumu-san non torneranno più insieme, sai papà?>>

Haruiki aggrottò le sopracciglia e alzò la testa di scatto, osservò suo padre e poggiò entrambe le sue manine sulle guance di Shōyō. L'omega inarcò un sopracciglio, maledicendo mentalmente la boccaccia del suo figlio maggiore. Shōyō glielo avrebbe detto ad Haruiki prima o poi... più poi che prima ma glielo avrebbe comunque detto. <<Papà non torna più a casa? — Shōyō scosse la testa in negazione. Haruiki era un bambino intelligente, poteva capire, avrebbe capito. — E perché? — Shōyō fece per aprire bocca e parlare, cercare di spiegare ad un bambino di due anni che suo padre non sarebbe più tornato a casa perché avevano litigato per una stupida elezione politica. Tuttavia, Haruiki spostò lo sguardo su Tobio e lo guardò male. Tobio deglutì e fece un passo indietro, quello sguardo era un misto tra lo sguardo omicida che Shōyō e Atsumu gli rivolgevano sempre: letteralmente inquietante. — Perché non vai via? Io non ti voglio come papà. Io ho già il mio papà>>

ʀᴇᴘʟᴀʏ || ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ, ᴀᴛsᴜʜɪɴᴀWhere stories live. Discover now