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Quando misero piede nell'ingresso del Centro, Scarlett iniziò finalmente a respirare. Quel sottile velo di ansia nascosto sotto alla superficie, quell'onnipresente tensione e diffidenza che l'aveva seguita ogni istante che aveva passato in ospedale, si sollevò da lei come una coperta, rivelando la serenità che l'ambiente famigliare regalava. Un ambiente in cui sapeva che gli Omega sarebbero stati al sicuro.

I tre ragazzi con lei, però, non parevano condividere gli stessi sentimenti. I loro corpi, infatti, erano ancora incollati al suo, arpionati alle sue braccia per impedire di allontanarsi di un solo passo mentre si guardavano attorno con occhi cauti e nasi ansiosamente pronti a catturare ogni minima traccia di pericolo.

-Scar, ce l'hai fatta!

La ragazza distolse lo sguardo dai tre quando una voce energica la richiamò. Annabeth era la persona perfetta per accogliere le persone al Centro, con la sua personalità materna ma risoluta, i suoi capelli sempre perfettamente in piega di un allegro arancio e l'esperienza che aveva accumulato nei suoi vent'anni di lavoro. Era diventata la persona a cui la direttrice affidava la maggior parte delle responsabilità in sua assenza e ognuno rispettava la sua autorità senza remore grazie alla sua estrema competenza.

-Perdonamiiiii ancoraaaa per averti chiamata nel tuo giorno libero!

Beth allungò le labbra in un broncio, congiungendo le mani in segno di preghiera nella sua direzione.

"Ah... è vero."

Aveva dimenticato che quello era il suo giorno libero. Come aveva fatto a dimenticarlo? Ricordava l'irritazione che aveva provato al ricevere la chiamata solo poche ore prima eppure... era come se quel tempo fosse diventato impossibilmente lontano.

-Non ti preoccupare, Beth.

Trattenne la sua lingua dal pronunciare le parole che stavano sorgendo immediatamente dopo.

"Ti sono forse perfino grata di avermi chiamato."

Invece, lasciò che un semplice sorriso seguisse la sua replica, distogliendo velocemente lo sguardo dalla donna. Non poteva fare a meno di controllare la reazione degli Omega, ormai un'azione inconscia che si ritrovava a compiere ogni paio di minuti. I suoi occhi scivolavano inavvertitamente sui loro visi, per studiare quale emozione li stesse attraversando. In quel momento, stavano guardando Annabeth con circospezione, portando i loro corpi impercettibilmente nascosti dietro al suo.

-Voi dovete essere i nostri nuovi ospiti. Benvenuti, spero vi troverete bene qui ma per qualsiasi problema non esitate a chiedere a me. Mi chiamo Annabeth, è un vero piacere conoscervi.

La donna rivolse un ampio sorriso ai tre, enfatizzato dalle fossette che apparvero agli angoli della sua bocca, un sorriso che riusciva a mettere a proprio agio chiunque entrasse nella struttura. Scar, dopo un istante, si ricordò di riportare le parole di Beth ai ragazzi.

-Ah, stavo dimenticando della lingua! Quindi alla fine sono coreani?

Scarlett annuì.

-Fortunatamente. Ha semplificato molto tutto il processo in ospedale, nonostante il casino che avevano combinato...

Alle sue parole, sul viso della donna si formò un'espressione interrogativa, ma Scarlett scosse il capo con un sospiro.

-Dopo ti spiegherò.

Beth, senza abbandonare la traccia di curiosità nei suoi occhi, annuì, prima di far scorrere lo sguardo sui tre Omega ancora riparati dietro al corpo della ragazza.

-Si sono abituati a te molto in fretta, vedo. Sono in omegaspace?

Scarlett deglutì, cercando di scacciare ogni pensiero intrusivo riguardo a quella frase che iniziava a suonare famigliare.

Vaniglia e caramello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora