{Weed's sister.} Parte uno.

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Weed.

Venere.

Weed.

Valerie.

Come era possibile?
Come mi aveva chiamata?
Come? Chi? In che senso?

"Non restare lì, ferma e immobile. Faccio tardi, andiamo!" Esclamò lei, mettendomi fretta.

Non volevo andare in macchina con lei.
Mi aveva improvvisato causato uno status di preoccupazione. Val conosceva il mio nome. Non tanto Venere, il mio vero nome: Weed.

Invece di restare senza parole, avrei dovuto chiederle come era possibile. Come poteva conoscere il mio vero nome?

Mi sorgeva una domanda: chi era a quel punto realmente Valerie?

Le corsi praticamente dietro, uscendo di casa e chiudendo la porta alle mie spalle. L'avevo persa di vista, così scesi correndo le scale del palazzo, raggiungendo l'uscita pochi istanti dopo.

Lei camminava verso la macchina di Rachel e io, a passo veloce, la raggiunsi subito dopo.

Entrambe salimmo in auto, facendo, di nuovo, piombare il silenzio tra noi.

Ad interrompere quel silenzio, fu l'arrivo di un messaggio sul mio cellulare.

"A chi stavi sorridendo prim-" Lei tentò di aggiungermi. "Come mi hai chiamata?" Ma io scavalcai sulle sue parole, chiedendole ciò che più mi interessava.

"Venere?" Mi rispose con una domanda lei, mettendo in moto la macchina. "Venere, e poi?" Continuai io, un po' incazzata come chi lo sa cosa fosse successo e anche un po' preoccupata. "Weed...?" Quasi confusa mi disse Valerie.

Al suono del mio nome, dei brividi percossero tutta la mia schiena. Ero preoccupata. Ero preoccupata dal mio passato.

E se avessi saputo che quell'istante sarebbe stato solo l'inizio, giuro che avrei smesso di fare domande a quella povera ragazza.

"Come-come sai di Weed?" Chiesi seduta stante, fissandola con fare minaccioso.
"Ti vedo un po' agitata Vi...Faccio fatica a seguirti." Mi disse lei, senza distogliere lo sguardo dalla strada.

"La prima sera che Rachel ti ha portata al bar dove lavoro." Iniziò, portando la mia più totale attenzione sulle sue parole. "Ti sei ubriacata e da come ho capito la tua è un abitudine." Fece un ghigno a fine frase. "Comunque, stavi straparlando. Hai parlato del tuo vero nome, Venere, del tuo soprannome, Weed. Poi hai parlato della tua vita a New York-" La fermai subito in quel momento. "Cosa ho detto di New York?" Preoccupata le dissi subito. "Oh beh..." Tentennò in un primo momento. "Che poi avevi un locale molto importante nel centro di New York. Solo questo." Fece le spallucce e si voltò qualche istante verso di me.

Io avevo una faccia da cadavere. Mi ero preoccupata come non mai. Avevo già immaginato a chi lo sa cosa. Avevo pensato che Valerie fosse una spia o una cosa del genere, ingaggiata magari da Harry, boh, stavo lavorando di fantasia.

Ma quando lei mi spiegò tutto, io tirai un forte sospiro di sollievo, poggiando la mia schiena sul sedile della macchina.

"Forse non dovrei più bere." Dissi solo questo in risposta a tutte le sue parole.

Lei sorrise alla mia frase, cambiando però subito dopo espressione.

"A tal proposito c'è una cosa che vorrei dirti." Molto più seriamente mi aggiunse. "Cosa?" Dissi io, ma molto più rilassata nel tono.

"Ieri, prima che venissimo al ristorante, ero al lavoro e..." Iniziò con tono serio, svoltando la strada che da li a pochi metri portava alla pasticceria. "E venne al bancone una ragazza. Non saprei descriverla nei dettagli, c'era poca luce al locale. Però mi chiese di te." Mi disse Val, ed io però sembravo in un primo momento non esserne preoccupata. Stavo decisamente prendendo tutta la situazione sotto gamba.

Call me Daddy 3.Onde histórias criam vida. Descubra agora