{Who are u, Mister x?} Parte uno.

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Quella situazione dava dell'incredibile.
Cioè, non mi accadeva tutti i giorni che un tizio a caso, conoscesse la profumeria dove era mio solito acquistare e, per l'appunto, comprare l'ultimo Chanel disponibile.

Insomma, non reggeva molto come pura "casualità". Certo, di casuale non vi era nulla, era tutto progettato nei minimi dettagli.

Ma chi? Chi aveva progettato tutto ciò?
Chi si era recato in profumeria poco prima di me? Mi veniva da pensare che era qualcuno che mi conoscesse bene. Qualcuno che conosceva i miei movimenti e, ciò che era mio solito fare durante il mio giorno di festa dal lavoro.

"Ma certo!" Esclamai urlando, dandomi uno schiaffo sulla fronte, come se fosse arrivato il lampo di genio. "Noël!" Continuai, guardando le due commesse. "Il ragazzo bellissimo di cui parlate, è il mio fidanzato!" Dissi infine, giungendo a l'unica conclusione plausibile.

Noël sapeva che avevo finito il mio profumo, sapeva anche che mi sarei recata a comprarlo quella mattina. Di sicuro, era lui l'artefice di quella bizzarra sorpresa.

"Complimenti per il fidanzato, allora." Una delle due commesse mi parlò, facendomi l'occhiolino a fine frase. Io, quasi ingelosita delle sue parole, afferrai il profumo impacchettato come regalo perfetto e, quasi la guardai male. Insomma, stavano pur sempre parlando del mio fidanzato, un po' di tatto non sarebbe guastato.

Non aggiunsi altro alle due ragazze, anzi, mi dileguai dalla loro vista. Volevo uscire da quella profumeria e starmene da sola. E fu ciò che feci. Andai via dalla profumeria, senza neanche salutare le commesse.

Una volta varcata la soglia, mi affrettai ad afferrare il cellulare posto nel mio zainetto. Non sapevo se volevo chiamare Noël per dirgli della sua fantastica sorpresa, oppure inviargli un messaggio per non disturbarlo al lavoro. Guardai lo schermo del cellulare e, confusa, su quale delle due cose fosse migliore, mi grattai la testa e pensai.

Forse la cosa migliore sarebbe stata aspettare.

Non molto in realtà. Dovevo attendere la pausa pranzo di Noël. A quel punto mi sarei recata fuori dal suo ufficio, ricambiandogli la sorpresa e portandogli qualcosa di buono per pranzo. Qualcosa da mangiare e un bacio per ringraziarlo.

Sorrisi tra me e me, sì, quella sarebbe stata la cosa giusta da fare.

Felice della mia decisione, con un sorriso da ebete, mi incamminai per le strade affollate del centro di Parigi.

Ora, dopo quella sorpresa, Parigi mi sembrava, se possibile, ancor più incantevole.

"Ah, l'amour..." Pensai tra me e me, camminando a passo lento.

In una mano stringevo la busta con il profumo, nell'altra il mio cellulare.

Vagavo senza una meta, dovevo attendere le dodici per recarmi da Noël.
Portai il mio cellulare verso il mio sguardo e notai che erano solo le dieci del mattino. Mancavano ben due ore alla pausa pranzo di Noël.

Il mio stomaco iniziò a brontolare in quel momento. Non ingerivo nulla dalla sera precedente ed io, da buona NewYorkese, ero abituata alle colazioni abbondanti.
Avrei pagato oro colato per ingerire del bacon fritto preparato da Jen.

"Ah, Jen..." Sospirai.
Purtroppo non passava giorno senza che i miei pensieri non andassero sempre verso la mia famiglia. Ogni santo dì, pensavo a loro. La mia vita era così lontana ormai, ma il cuore e la mente andavano sempre verso di loro.

Per quanto io potessi fingere di amare la mia nuova vita, non avrei mai potuto mentire a me stessa. Quante volte pensavo di salire sul primo aereo e andare, almeno per un giorno solo a New York, da loro.

Call me Daddy 3.Where stories live. Discover now