{Harry?} Parte uno.

650 92 73
                                    


"Rock and roll, Frank!" Urlai, come mia abitudine, non appena varcai la soglia del Daddy's Bar.

Quella mattina, quel Mercoledì mattina per la precisione, se avessi saputo come sarebbe andata, sarei di gran lunga rimasto a casa, per fatti miei e con Louis.

"Rock'n'roll, Harreh!" Esclamò Frank, con il suo strano modo di chiamarmi; non riusciva mai a dire Harry. Una volta ero Hanri, un'altra volta ero Harrew, un'altra volta ancora Harreh. Mi andava bene. Non mi cambiava di certo l'esistenza, anzi, mi faceva sorridere il suo modo di non saper pronunciare un nome così semplice come il mio.

"Jen?" Chiesi subito, sedendomi al solito tavolino per la mia solita colazione con la madre di Weed. "Tranquillo Hanri, Jen è in bagno." Mi rispose, dandomi più che una pacca sulla spalla, un vero e proprio ceffone. Feci una leggera smorfia per il dolore, mascherando il tutto con un finto sorriso.

Le cose a New York non erano cambiate di una virgola. Forse una sì, in realtà. La settimana successiva, avrei terminato il collage. Ce l'avevo fatta, nonostante tutto, nonostante le pressioni di mio padre e quelle di Lou, io ce l'avevo fatta.

Mio padre aveva fretta di inserirmi nel suo mondo, Lou aveva fretta di sposarmi. Erano due cose decisamente differenti, ma entrambi con lo stesso fine.

Mio padre voleva lasciarmi la sua azienda multimiliardaria a New York, mentre a Lou avevo promesso che lo avrei sposato, una volta terminato il collage. Tutta questa situazione mi metteva ansia e pressione. Non ero un tipo a cui piaceva affogare i suoi problemi nell'alcool o sostanze stupefacenti, ma se c'era un buon momento per iniziare, quello era di sicuro il mio momento.

"È arrivato il mio bambino?" La voce dolcissima di Jen risuonò dalle mie spalle. Quella donna, un po' come sua figlia, sapeva strapparmi sempre un sorriso. Avevo un rapporto in conflitto con i miei genitori, li amavo, ma non avevo mai ricevuto da loro dolcezza o carinerie. Per questo Jen, mi faceva bene al cuore.

"Come sta la mia mamma preferita?" Le chiesi subito, alzandomi dalla sedia in modo da avvicinarmi a lei e darle un bacio sulla guancia. "Guardami, sono gonfia!" Esclamò lei con un broncio. Ricambiò il mio saluto, abbracciandomi con il suo enorme pancione di ormai settimo mese. "Dai, ci sei quasi!" Le dissi io con un sorriso sulle labbra.

"Lo so! Sono così stanca." Mi parlò, sempre abbracciata a me. "Tu invece come stai?" Con una carezza sul viso, mi chiese, curandosi di me. "Io sto bene, Jen. Insomma, guardami." Cercai  di farla sorridere, allontanandomi dalle sue braccia, facendo un giro su me stesso, in modo da farmi guardare. "Sei uno splendore, Harry." Mi disse guardandomi. "Sei realmente uno dei ragazzi più belli di tutta New York." Mi continuò, sorridendomi come poco prima.

"Beato Louis, diciamocelo!" Esclamai tra una risata ed un'altra. "E lo dici pure?" Parlò lei, seguendomi nelle risate.

Era, come avevo detto, una mattina come le altre. Facevo le stesse cose da ormai un anno. Mi ero preso cura di Jen, da quando sua figlia aveva deciso di lasciarla, anzi lasciarci da soli. Questa cosa non gliel'avrei perdonata facilmente.

A proposito di Weed...
Avevo il pensiero per l'Avvocato Malik.
Era andato a Parigi, aveva passato la notte lì ed era anche ritornato. Ma io non avevo saputo nulla.

Non sapevo nulla di lui, di come si fosse evoluta la situazione con MisterX e cose varie. Non sapevo se l'avesse incontrata (difficile da credere possibile).

Così, appena seduto di nuovo al tavolino per la mia colazione preferita, decisi di scrivere a Zayn.

Harry: chiamami appena puoi.

Call me Daddy 3.Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ