Capitolo 9

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Entrò nel supermercato, prese la rivista, pagò e si chiuse in auto, guardò la copertina e già il titolo lo innervosì, lo sfogliò in fretta fino ad arrivare alle pagine che cercava. Sì irrigidì appena vide le foto

-Cazzo! Cazzo! Lo sapevo che dovevo dirle la verità!

Buttò il giornale su sedile e compose il numero di Kyra

-Dai, rispondi!

Nulla, non si diede per vinto. Mise in moto l'auto ed andò a cercarla al pub ma passando lì fuori vide un ragazzo che stava chiudendo a chiave la porta, le luci erano tutte spente quindi era a casa, fece il giro dell'isolato in fretta e parcheggiò sotto casa sua, guardò le finestre ma nessuna luce era accesa.

Provò a mandarle un messaggio "Kyra per favore permettimi di spiegarti" attese e attese ancora. Non sapeva che fare, avrebbe urlato per quanto si sentiva stupido! Aveva rovinato tutto. Volse lo sguardo verso il portone d'ingresso e vide un ragazzo uscire, scese in fretta dall'auto e raggiunse il portone un secondo prima che si chiudesse, lo spalancò e tornò all'auto. Prese le chiavi ed il telefono, la chiuse e salì le scale di corsa. Quando si trovò di fronte alla porta che solo qualche ora prima si era chiuso alle spalle felice, era teso, aveva paura, non sapeva cosa aspettarsi. Provò a bussare due colpi, non venne ad aprire, ci riprovò e nel buio delle scale vide un filo di luce passare sotto la porta e illuminare le sue scarpe.

-Kyra sono io...

Era sicuro che lo sentisse, ne ebbe la certezza quando vide un ombra nella luce, era lì ad un passo.

-Kyra ti prego apri. Voglio solo spiegarti e poi, se vorrai me ne andrò...

La stava chiamando, vedeva il cellulare lampeggiare ma non rispose, sicuramente ora aveva capito, forse era andato a prendere la rivista. Anche lui aveva visto le foto? O voleva solamente una spiegazione a quel suo messaggio? Si girò e cercò di non guardare il telefono. Sentì un auto fermarsi sotto casa, pensò a lui e poi si diede della stupida

-ma figurati se uno come quello si prende la briga di venire fin qui perché non gli rispondo.

Sentì l'antifurto dell'auto, probabilmente era solo qualcuno dei suoi vicini di casa che era rientrato tardi, le venne la tachicardia quando le parve di sentir bussare alla sua porta, accese la piccola luce che teneva sul comodino per leggere, si alzò per controllare, era quasi certa di essersi immaginata tutto, ma le si raggelò il sangue quando sentì la sua voce parlare da dietro la porta, si avvicinò e restò in silenzio ad ascoltarlo. Non sapeva proprio cosa fare. Si appoggiò alla porta.

-Va a casa.

Robert sentì la sua voce era sveglia, la voce arrivava da dietro la porta

-Ehi allora sei sveglia... dai apri... sono sempre io...

-No non sei sempre tu. Poi non ho voglia di parlare e non ho niente da aggiungere.

-Allora lasciami entrare e lascia che sia io a parlare. Ti ruberò qualche minuto niente di più.

Se l'unico modo per chiudere quella conversazione era affrontarlo lo avrebbe fatto. Non voleva che quest'incubo continuasse, mise la mano sul meccanismo di chiusura della porta e lo fece scattare. Andò a sedersi al buio sul divano, non aprì la porta sapeva che lo avrebbe fatto lui.

Robert sentì lo scatto della serratura, aprì la porta ed entrò chiudendo la porta dietro di se. La vide la seduta sul divano, era seduta sulle sue gambe e lo guardava mentre avanzava verso di lei. Si lasciò cadere sul divano nel posto accanto a lei, si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi.

-Mi dispiace Kyra, mi dispiace moltissimo...

La guardò, ma lei non disse nulla si limitò a guardare quel punto indefinito tra il mobile e il muro.

Dreaming CaliforniaWhere stories live. Discover now