Scoperte dolorose

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Ciel stava nervosamente aspettando, seduto su una sedia, che Sebastian si svegliasse. Sapeva quanto William avesse ragione, sapeva che avrebbe dovuto lasciarlo perdere dopo tutto ciò che gli aveva fatto e tutto, ma in fondo lo amava, ed era quindi difficile abbandonarlo nel momento del bisogno.

Lo guardò, ricordandosi di come si erano conosciuti, proprio in una situazione simile a quella: il corvino aveva avuto un overdose di cocaina, e durante uno dei tanti soggiorni in ospedale di Ciel, si erano trovati: da quel momento non erano più stati in grado di separarsi,  ne avevano fatta di strada da allora, adesso erano addirittura arrivati ad un passo importante, ovvero quello di costruire  quasi una famiglia. Sospirò, poggiandosi istintivamente una mano dul ventre, un gesto diventato oramai normalità

Fu in quel momento che Sebastian lentamente aprì gli occhi, ritrovandoselo davanti un pò sorpreso. Ricordava vagamente ciò che era successo, e per ultimo ricordava Ciel che lo afferrava, il calore della sua pelle. Doveva por forza essere stato lui a portarlo in ospedale, cosa strana visto come l'aveva trattato l'ultima volta.

"Ciel" - lo chiamò flebilmente.

"Sebastian - disse alzando lo sguardo - sei sveglio allora. Ti senti bene?"

"Più o meno - rispose distogliendo lo sguardo - Ma tu... insomma... sei stato tu..."

"A portarti qui? Sì esatto, William non era molto entusiasta, ma dopotutto è il suo lavoro quello di prendersi cura di quelli come te"

"Ah... capisco... insomma... grazie..."

Dopo quelle parole un silenzio imbarazzante calò nella stanza Entrambi non sapevano che dire ,ma era chiaro che in realtà le cose da dire sarebbero state tante. Ciel aveva tanto bisogno di lui, se ne rendeva conto, anzi, avevano bisogno l'uno dell'altro, e se davvero voleva sperare di risolvere le cose, doveva agire. Proprio per questo, prese un respiro profondo.

"Sebastian..."

"Fa silenzio" - lo zittì l'altro.

"Cosa?"

"So già cosa vuoi dirmi. Vuoi scusarti. Ma non devi essere tu a farlo".

Il ragazzo lo guardò con fare attonito, scorgendo una strana serietà nel suo sguardo e nelle sue parole, quasi non potendo credere che a parlare fosse proprio lui.

"Beh, in effetti è vero - borbottò - ma lo faccio perché io sono una persona onesta, non come te che sei scappato via"

"Cosa avrei dovuto fare, hai idea del mio shock?" - domandò.

"E tu hai la minima idea di come possa sentirmi io? - scattò alzandosi in piedi - hai idea di cosa voglia dire combattere contro uno com te e allo stesso tempo pensare al nostro bambino? Dovresti starmi accanto, e invece te ne freghi, dicendomi cose orribile... facendo così non fai altro che ripetere lo stesso errore di tuo padre..."

"Come fai...."

"Hannah - disse - mi ha detto tutto. Non sei l'unico ad aver avuto un passato turbolento. Vuoi che nostro figlio abbia una vita come l'abbiamo avuta noi?"

"No! - rispose - ma io cosa dovrei fare? Non so niente di bambini, non so come ci si comporta in una famiglia normale. Non sono in grado"

"Non lo sono nemmeno io - disse avvicinandosi al suo viso - ma a volte bisogna aver coraggio. Tu che cosa vuoi fare, Sebastian? Se davvero dici di amarmi, la risposta dovrebbe essere abbastanza ovvia. Ma se questa volta deciderai di restare non sarà facile riconquistare la  mia fiducia"

Si guardarono negli occhi a lungo, con il respiro lento e i cuori che battevano sempre più forte, erano settimane che non stavano così vicini e che soprattutto non avevano un pò di intimità.

Loveless&SadnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora