Un aiuto venuto da lontano

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Le settimane erano letteralmente volate, circa tre per la precisione, un lasso di tempo in cui le cose erano rimaste stabili, anche se non del tutto. Dopo vari giri di parole per spiegare al suo capo perché dovesse assentarsi dal lavoro per i prossimi mesi, Ciel riuscì ad ottenere il consenso del signor Kelvin, nonostante gli facesse strano parlare di certe cose come se fossero naturali per uno come lui. Soma e Lizzy, altrettanto entusiasti, gli dissero di non preoccuparsi,  di stare a riposo, e che quando avrebbero avuto tempo sarebbero andati a trovarlo.

Nonostante le sue peggiori aspettative, tutti si erano dimostrati estremamente gentili con lui, tutti ovviamente tranne colui a cui teneva di più.
Era estremamente arrabbiato con Sebastian, e se da un lato sentiva di non poter affrontare la situazione da solo, dall'altro lato non gli sarebbe andato dietro: lui aveva sbagliato di grosso nei suoi confronti, lo aveva ferito, e non sarebbero bastate delle semplici scuse.

Quel pomeriggio si trovava, nonostante le raccomandazioni di stare a riposo, in giro per far compere. Vero era che tra gli svariati regali di Alois, Ronald e Grell per il nascituro, tra cui vestitini, bavaglini e giocattoli, ma avrebbe comunque voluto comprare anche lui qualcosa. Entrò in un negozio per bambini, sentendosi un pò imbarazzato nel vedere tutte quelle coppie e quelle famiglie così felici, per poi sorridere: sarebbe stato bello se anche lui e Sebastian fossero stati così. Tutto ciò che voleva era dare una famiglia normale al suo bambino, nonostante normale non potesse comunque definirsi.

Non seppe con precisione quale colore guardare, dopotutto non sapeva il sesso e non lo avrebbe voluto sapere fino al giorno della nascita, voleva che fosse una sorpresa, così optò per dei colori neutri come il giallo, il verde e il bianco. La sua attenzione fu attirata in particolare da una tutina color giallo canarino in ciniglia, e nonostante fosse troppo pesante per la stagione in cui il bambino sarebbe nato, non poté fare ameno di toccarla, trovandola piacevole al tatto.

In quell'istante miriadi di pensieri gli vennero alla mente: l'ultima cosa che voleva era far soffrire una creatura innocente, così come aveva sofferto lui, così come aveva sofferto Sebastian. In quel momento, la conversazione di alcune settimane prima gli tornò in mente.

Ciel aveva ascoltato tutto senza fiatare, mentre Hannah adesso aveva lo sguardo chino e gli occhi probabilmente lucidi. Tutto si sarebbe aspettato, ma mai che Sebastian e Hannah fossero legati in questo modo e che avessero un passato così brusco, in parte simile al suo.

"Dal giorno in cui scappò - continuò la ragazza - non tornò più a casa.. Per anni ho continuato a supplicarlo di tornare, continuando anche a prendermi cura di nostra madre, dilaniata in due dal dolore. Ma al fine non ho potuto fare a meno di arrendermi dinnanzi il suo poco attaccamento alla vita, diventando un pò come lui. Sebastian non è più il bambino che conoscevo"

"Io... non immaginavo.... non ne sapevo nulla" - sussurrò.

"Non te ne avrebbe mai parlato. Odia parlare del suo passato, è per questo che si comporta in questo modo da bastardo - poggiò una mano sulla sua - ma giuro che lo costringerò a prendersi le sue responsabilità. Mi ha.. insomma.. mi ha parlato della... tua strana gravidanza.. ma per quanto strana è comunque una cosa meravigliosa, e lui non può abbandonare suo figlio, farebbe solo l'errore che suo padre ha fatto con lui!"

"Hannah, apprezzo quello che dici, ma non credo che costringerlo sia una buona idea"

"Invece sì Ciel - disse non riuscendo più a trattenere le lacrime - perché ogni bambino dovrebbe avere due genitori che lo amano, a prescindere dalle circostanze"

Il ragazzo era rimasto attonito davanti a quelle lacrime e davanti a quella sofferenza così palese. Effettivamente, Hannah, come sé stesso, come Sebastian, come William, Alois, Grell e gli altri, aveva gli stessi occhi di chi ha visto il male del mondo.

Loveless&SadnessWhere stories live. Discover now