La Figlia Di Atena ~ Karl

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- Percy! Percy! Non osare attaccare senza dirmi… -

E Percy attaccò.

Attesi di sentire la sfuriata, che però non arrivò. Annabeth si limitò ad appoggiarsi al tavolo e sospirare, il telefono così stretto tra le dita che pensai le sarebbe esploso in mano.

Meglio quello che noi, pensai. Tanto lo sapevo che mi sarebbe saltata al collo entro qualche secondo. Giusto il tempo per metabolizzare e mettere in archivio la chiamata, e per ricordare il discorso precedente.

Jason, dietro di me, dovette pensarla allo stesso modo. Fece qualche passo indietro, in allerta.
- Tranquillo – tentò di rassicurarlo la figlia di Ewan… o Tristan, o come lo si volesse chiamare. – Le hai appena salvato la vita, dubito che vorrà strangolare te. Non ora, almeno. –

Vidi Annabeth stringere i denti, gli occhi chiusi. Quando si voltò a guardarmi, desiderai che un Thuban di passaggio mi seppellisse sottoterra per qualche migliaio di anni.

- Già, Jason, tranquillo. Al momento, non sei tu quello che sta rischiando un arto. – la sua voce era più gelida del ghiaccio che domavo da ragazzo. Molto più gelida. Eppure, i suoi occhi bruciavano come il sole.

Deglutii, e così fece Ewan, accanto a me. Eravamo seduti sul divano al centro della stanza, mentre i ragazzi erano appoggiati ai mobili intorno. L’impressione era quella di essere sotto interrogatorio, mancava solo la luce puntata in faccia, e magari una pistola. E il solo pensiero che Annabeth potesse essere in possesso di una pistola in un momento come quello mi fece gelare il sangue.

Poi la guardai di nuovo, e mi resi conto che forse non ne aveva davvero bisogno.

Non mi era capitato spesso di vedere mia figlia infuriata. C’era poco da fare, non potevo non ammettere che in realtà la conoscevo poco, davvero poco. Certo, negli ultimi anni era stata con noi, ma tra la scuola e le occhiatacce della matrigna, non è che l’avessi vista molto. Convivevamo, ma per quanto il nostro rapporto fosse migliorato negli ultimi anni, non si poteva certo parlare di noi come di una famiglia.

Ero ben cosciente del fatto che fosse tutta colpa mia. Sono un padre schifoso. E lo sapevo, l’ho sempre saputo nel corso di tutti quegli anni. E non ho fatto nulla. Perché? Facile rispondere. Fin troppo facile. Orribile, ma facile.

E con quella la storia del ritorno dei Draconiani, il ricordo non faceva che ripresentarmisi alla mente, come un fantasma impossibile da frenare.

La mia aveva fatto una brusca virata proprio mentre tentavo di non esplodere.

- Ancora nulla? – le chiesi.
- Ancora nulla – rispose.

Mise giù il telefono e mi guardò. Non sopportavo di vederla così sconsolata, ma cosa potevo farci? Erano mesi che cercavamo, senza successo. E quello era stato l’ennesimo buco nell’acqua.

Eravamo venuti in America per questo, ma ogni tanto mi chiedevo se non fosse stata una stupidaggine. Le probabilità di rintracciare quell’uomo erano pari a zero.

Lei si sedette sul divano, le mani sulle ginocchia, pensierosa. Ma non c’era molto da pensare, avevamo finito la lista di nomi possibili: quel poco che le era stato detto di suo padre non ci era servito a nulla. E di certo non potevamo contattare ogni uomo di mezza età degli Stati Uniti per chiedergli se, nella vita, gli fosse per caso mai capitato di abbandonare dei figli.

- Non è possibile, però! – scoppiò alla fine. – Sappiamo il nome, sappiamo che vive negli USA, sappiamo dell’officina del padre. Sappiamo come è fatto, cosa gli piace. Eppure pare essersi volatilizzato nel nulla! –

La Nuova Generazione // I più grandi Eroi - libro 1Where stories live. Discover now