Tempo Di Luce ~ Nico

36 3 0
                                    

Ad un orario indecentemente indecente, ma ce l'ho fatta.

Mi stesi sull'erba, e cercai di fissare le stelle. Era difficile. Erano così tante, immerse nel buio. Quale scegliere?

E poi erano troppo luminose. Piccoli punti incandescenti che rovinavano la perfezione della notte, così nitida e chiara e certa nella sua oscurità. Perché cercare di sopprimere l'oscurità con la luce, come mi consigliava sempre qualcuno? Perché rompere la quiete? La luce era confusione, il buio pace. Ed io in quel momento avevo bisogno solo di pace. Così mi concentrai su un unico punto scuro tra due stelle. Ma lo sguardo, per quanto sia, veniva attratto sempre dalla luce. Era frustrante.

La luce è male. Il mio male. È sempre stato così. Una sola frase non può cambiare tutto questo.

Ero lì da ore. Non scherzo. Ore. E lo sapevo perché avevo cominciato a correre che ancora era giorno.

Il tramonto rosso sangue era calato come una benedizione. O forse non era il tramonto ad essere così rosso, ma il sangue che sgorgava a fiotti dal mio braccio. Forse li avevo confusi, ma non importava. Non mi importava neanche più di tanto della ferita, un po' di ambrosia, un po' di sopportazione, e via. Di sicuro non mi serviva un medico. Se avessi avuto intenzione di lamentarmi per un graffietto non me ne sarei andato in giro per la parte più pericolosa della Foresta del Campo da solo e disarmato. La spada l'avevo lasciata in mensa. Speravo con tutto me stesso che nessuno decidesse di giocarci (lo speravo per quel qualcuno e per chi gli stava attorno), ma l'errore era stato mio. L'avevo posata lì mentre Rachel enunciava la profezia, e i miei pensieri dopo non erano più tornati alla spada. Così avevo combattuto contro un paio di formiche giganti con solo i miei poteri. Mi ero costretto a fermarmi quando la mia mano aveva trapassato un albero come fosse stata fatta di fumo.

Mi dicevo di amare le ombre, ma da quando ero quasi svanito io stesso, l'inconsistenza mi dava fastidio, già solo nel vederla in qualcun altro (o qualcos'altro). Su di me, figuriamoci. Per quanto non l'avrei mai ammesso ad alta voce, avevo ancora il batticuore ogni volta che pensavo a come fosse essere fatti di fumo.

Non avevo più viaggiato nell'ombra dopo la traversata atlantica con l'Atena Parthenos, e mi andava benissimo così.

Ma ora, sinceramente, non sapevo più se sarei riuscito ad astenermi ancora a lungo.

C'era una nuova profezia, ed io c'entravo qualcosa. Non sapevo cosa, di preciso, ma qualcosa c'era. Nonostante io non facessi parte dei Sette. Perché di solito, le visioni non vengono a caso. E nemmeno gli anelli.

Ma forse, dovevo rassegnarmi al fatto che la mia vita fosse totalmente ed irreparabilmente inspiegabile. Nessuno l'avrebbe mai capito. Non mi capiva neanche mia sorella, al suo tempo. Forse era colpa mia, però. Anche ai tempi di Bianca, l'ombra era sempre stata la mia alleata più fedele.

Si svegliò urlando. Aveva le guance bagnate. Un altro incubo, ancora.

Rimasi qualche istante a fissarla, come sempre. Dalla mia posizione non potevo vederle le mani, ma sapevo che erano strette attorno alle lenzuola fino a far sbiancare le nocche.

Senza dire una parola, posai le carte sul tappeto. Mi alzai in piedi, stando attento a non calpestare la partita di Mitomagia che stavo giocando contro me stesso, e andai ad abbracciarla.

Le gettai le braccia al collo, ma lei ci mise più di qualche secondo per accorgersi della mia presenza. Poi, finalmente, fece scivolare le gambe giù dal letto e ricambiò l'abbraccio. Mi sedetti accanto a lei e la guardai preoccupato.

Tremava e sudava freddo. Ormai era così quasi ogni notte.

- Bianca... - cominciai. Ma lei mi precedette. - Che... che ci fai ancora sveglio? A quest'ora dovresti essere a letto, Nico... - la voce era impastata dal sonno, e la nota di panico rendeva la comprensione quasi impossibile, ma io avevo capito benissimo cosa aveva detto. Misi il broncio, fingendo di dimenticarmi che probabilmente si era appena ripresa da uno dei peggiori incubi della sua vita. - Ma io non voglio andare al letto presto! Questo posto è fantastico! E poi devo finire di giocare - indicai la "partita" lasciata a metà sul tappeto della nostra stanza. Ma il vero motivo per cui ero rimasto in piedi era che avevo paura di venire svegliato dalle grida di mia sorella, o di finire anch'io in un incubo. O entrambe le cose.

La Nuova Generazione // I più grandi Eroi - libro 1Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt