Chi Qui Si È Allenato ~ Percy

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- Aspetta. In che senso “mi ha buttato dalla finestra”? -
- Quanti sensi possono esserci? –

Fissai il mio patrigno con la bocca aperta, ma non parlai. Dopotutto, ero sicuro che la domanda si leggesse benissimo sia negli occhi di mia madre che nei miei. E poi, era abbastanza scontata. Eppure, la risposta non arrivava. L’unica risposta che ottenni fu un sorriso che si allargava sul volto di Paul, Fabio o come lo si volesse chiamare, dal quale capii che per una volta si stava divertendo lui a tenermi sulle spine. Io lo facevo spesso, quando gli raccontavo le mie avventure, e mi resi conto che stava tirando fuori un’espressione che intuii molto simile alla mia, da… come diceva sempre Annabeth? Piantagrane. Già, un’espressione che sul volto di Paul, il pacato professore di latino, stonava, e non poco. Ma chissà, forse per quel “Fabio” era normale.

Non ci avevo messo tanto a rendermi conto di quanto i miei genitori avessero cambiato atteggiamento da dopo l’incontro nel parco, il giorno prima. Essendo stato via per otto mesi, avrei potuto giustificarli dicendomi che erano cambiati nel tempo, tra l’ansia e tutto. Ma la verità era che un cambiamento del genere non avveniva in otto mesi. La verità era che io non avevo mai conosciuto davvero quelle due persone sedute affianco a me nello stravagante salotto della stravagante villa, che loro chiamavano casa. La verità era che quella che avevano tenuto davanti a me era stata sempre e solo una maschera, e che ora che stavano tirando fuori i veri caratteri cominciavo a chiedermi come avessi fatto a non notarlo in precedenza.

Quando li avevo visti per la prima volta nelle vesti i “Sofia” e “Fabio”, avevo avuto una sensazione di de-ja vù quasi immediata, anche se non avrei saputo dire il perché. Non riuscivo a capire in che occasione avessi già visto quegli sguardi sui volti dei miei genitori, eppure ero sicuro che fosse già successo. Sentivo la rabbia e lo sconcerto premere contro lo sterno, sentivo che la sensazione di sconforto che avevo provato quando mia madre mi aveva raccontato tutta quella storia assurda era tutt’altro che svanita, si era anzi amplificata, accompagnata dalla furia. Ma sapevo che non potevo prendermela con lei, con loro, perché in effetti non avevano fatto nulla di male. Ci avevo messo un po’ a capirlo, ma tutto sommato, da come la mamma mi aveva messo la storia, io non sarei comunque dovuto rimanere coinvolto in nessun modo. Infatti, ero più arrabbiato con le Parche, che avevano invece deciso di coinvolgermi per l’ennesima volta, che con i miei genitori per la loro decisone di tenermi tutto nascosto. Sapevo cosa significasse soffrire, e non biasimavo i miei per aver scelto di seppellire tutto nella fossa e ricominciare. Un po’ li avevo perfino invidiati, perché io non avevo mai avuto questa possibilità, visto che il mio mondo, ne ero consapevole, non sarebbe mai sparito. O almeno, lo speravo, perché ciò avrebbe probabilmente portato alla distruzione del mondo in generale. Io non avrei mai avuto la possibilità di cancellare dalla storia una costellazione, o “il sole e le stelle”. Nello sguardo di Nico Di Angelo, per quanti anni e avventure potessero passare, avrei sempre scorto quella lieve traccia di risentimento. Le foto dei caduti nelle due guerre sarebbero sempre state nella Casa Grande. E gli Dei, oh, loro sì che ci sarebbero stati per sempre, essendo la definizione stessa di “immortale”, lì sull’Olimpo pronti a cacciarmi nei loro guai.

Io avrei sempre avuto qualcosa che mi avrebbe ricordato da dove venivo e quanto difficile fosse la mia vita: il mio sangue, i miei occhi, i mostri. Era un dato di fatto, con cui avevo sempre convissuto fino a quel momento, dandolo per scontato.

E invece, stando a sentire quella storia assurda, avevo cominciato a dubitare che fosse così scontato. I miei genitori, loro e quegli altri amici con cui avevano condiviso l’avventura, avevano avuto la possibilità di dimenticare tutto e ricominciare da zero. Di fingere che la loro fosse una vita normale, almeno fin che non ero arrivato io…

Cercai di non pensare a questo. In un momento di collera, prima, avevo fatto a mia madre un’osservazione che preferivo non ricordare, perché mi rammentava anche di quanto la rabbia mi avesse reso cieco e idiota.

La Nuova Generazione // I più grandi Eroi - libro 1Donde viven las historias. Descúbrelo ahora