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Yae Miko impiega pochissimo tempo per ordinare che qualcuno li scorti fino a Tenshukaku, la residenza di Raiden.

"Venite in quattro, giusto?" domanda a Heizou, e lui sta per annuire ma si blocca prima di farlo e guarda Kazuha, per un momento.

Poi dice: "No. Dobbiamo fare una deviazione, vi raggiungeremo dopo. Solo due, per ora, Yae. Grazie."

"Eh?" chiede Kazuha. "Perché? Non è necessario, non..."

"Lo è. So che ci stavi pensando."

Kuni non ha idea di cosa stiano dicendo, però fissa Heizou per studiarlo. Sa essere così attento, senza sembrare mai ridicolo, che è interessante, in fondo. Si vede benissimo che Kazuha gli è grato, per quella deviazione; e lui insiste con fermezza totale, senza lasciargli la possibilità di un rifiuto.

"L'incontro di Kuni con Raiden è più importante, non voglio rallentarvi" sta dicendo Kazuha.

"Non rallenti nessuno, loro due vanno. E sono anche ben felici di stare un po' da soli, se vogliamo dirlo."

"Va bene, però..."

"Kazuha" interviene Kuni, "non è un problema. Fate pure quel che dovete, io sono con Layla. E poi ci rivedremo lì, ok?"

Kazuha resta sui suoi occhi, un po' incerto, ma poi sorride e si arrende. "D'accordo. Grazie."

Heizou gli mette un braccio sulle spalle e lo stringe. "Andiamo, dai. Se no si farà buio."

"Sì."

Kuni e Layla li vedono correre via, e poi saltar giù volando, insieme. Heizou non sa usare anemo poi così bene per rimanere in aria, ma Kazuha lo afferra per la vita e lo aiuta. Planano, vanno lontano e scompaiono, man mano.

"Chissà cosa devono fare" dice Layla.

Il loro mezzo di trasporto è pronto. Yae Miko si assicura che sia tutto a posto, e sale anche lei, insieme a un signore che si occupa della guida. Siedono tutti e tre vicini, la piccola mongolfiera si solleva e il viaggio inizia.



"Qui."

Kazuha si solleva ancora una volta, tenendolo, per scalare l'inizio della scalinata rudimentale che ha creato lui stesso, anni prima. Ci ha messo tantissimo tempo; non potrà dimenticarlo. Lo ha fatto proprio per quello: rimarrà. Forse un giorno, quando lui sarà morto, qualcuno la ritroverà e si domanderà come mai, in un punto a caso come quello, ci sono delle scale che portano a una tomba.

Salgono, vicini. Heizou lo sfiora, appena, ma non gli prende la mano e non prova a fare altro. Sa che deve solo esserci, adesso. Qualsiasi altra cosa sarebbe stupida, inopportuna, e non è la prima visita che fa a quella persona.

Arrivano davanti alla spada conficcata nel terreno, con il guscio della vecchia vision ancora lì, spento, polveroso. Morto.

Il gatto bianco corre a strusciarsi sulle gambe di Kazuha. Lui si china sui talloni e lo accarezza.

"Ottimo, vedo che ti danno ancora da mangiare. E pure tanto, mi sembra!"

Il gatto miagola, allegro.

Heizou rimane qualche passo indietro. Osserva, a braccia conserte.

Kazuha lascia comunque il cibo che gli ha portato, e che teneva in un sacchetto nascosto. Sì, Heizou lo aveva visto; e per quello aveva intuito l'intenzione di passare da lì, già che si avvicinavano per arrivare all'altare. Giusto.

Nulla da dire in contrario, certo.

Kazuha si china sulla tomba e giunge le mani, chiude gli occhi, sta immobile e chissà cosa pensa. Chissà cosa sta dicendo a quel suo amico ormai tanto distante. Quella presenza che gli impedisce di accettare altro, che lo porta a decidere di non avere mai più il diritto di sentirsi felice. O almeno così pensa Heizou; lui, quel suo amico lo detesta, anche se mai potrebbe dirlo.

Cosa avrà mai avuto di così fantastico, mah.

Se fosse lui, quello sepolto, Kazuha farebbe lo stesso? Scaverebbe nella pietra per settimane, per lui? Tornerebbe lì a onorarlo ogni volta? Ne dubita. Eppure guardalo, un ragazzo che è una delizia, che potrebbe avere tutto, qualsiasi cosa, chiunque, e invece si inginocchia perché ama un morto. E si consuma così, in silenzio, sprecando gli anni più gioiosi della sua esistenza.

Heizou attende, con immensa pazienza. Quando il sole inizia a spegnersi, ed è davvero tardi, si avvicina e gli tocca una spalla. Kazuha sussulta, poi lo guarda. Ha gli occhi rossi, forse è solo stanco.

"Dovremmo iniziare a incamminarci."

"Sì, hai ragione. Scusami."

"No, non fa niente. Almeno farà fresco, durante il viaggio."

"Se vuoi, potremmo accamparci."

"No, vorrei che andassimo."

"Ok."

Si rialza. Accarezza un'ultima volta il micio, che fa le fusa e si rotola, perché persino lui adora Kazuha. Spolvera i vestiti, perché è rimasto tanto in ginocchio sul terreno.

"Ecco, sono pronto. Andiamo" dice infine.

Heizou lo guarda.

"Cosa?" gli domanda Kazuha.

"Mh, pensavo..." Si gira verso il mare, incrocia le braccia. La luce scarsa che c'è ancora gli si riflette sugli occhi, sulle guance.

"Pensavi...?"

Glielo ha già chiesto, quando si sono visti a Liyue, tempo prima. Sarebbe la seconda volta, e questo a Heizou dà un immenso fastidio, perché non è abituato a chiedere, o a pregare.

Però è passato del tempo.

"Pensavo, dopo questo viaggio... pensi che ti fermerai da qualche parte? Magari, in autunno?"

C'è del vento. Heizou non si gira a guardarlo, e non insiste. Non dice altro. Ha già fatto fin troppo. I capelli gli coprono gli occhi, lo costringono a scostarli con una mano.

Kazuha resta zitto. Ne è certo: avrà abbassato lo sguardo, con quell'espressione tutta confusa che fa sempre per sembrargli un bimbo sperduto e fargli dire che va bene, non fa niente, Kazuha, certo, è comprensibile che tu abbia bisogno di tempo, tipo di un secolo, per superare il fatto che un amico ci è rimasto secco dopo essere andato a farsi ammazzare senza alcun motivo al mondo. Ovvio, non si potrebbe mica prendersela con te, che hai quel visino talmente dolce da far sciogliere chiunque pure dopo un omicidio. Ci mancherebbe.

Però, ecco, sarebbe simpatico riuscire a parlarne, in qualche modo, un giorno. Magari prima dello scadere del secolo.

Allora si sforza di guardarlo. E Kazuha, chiaro, sta facendo esattamente quello: fissa il terreno, con un broncio elegante, uno dei suoi. Perfetto. Gli verrebbe voglia di stringerlo, e poi di dargli un pugno.

"Non... lo so" dice, finalmente.

"Mh. Ok."

"Scusami, Heizou. Capisco che sia..."

"No, va bene così."

"No, se per te non va bene..."

"Ho detto che va bene così. Sei sordo?"

"Ma..."

"Andiamo, su. Sbrigati."

Heizou inizia ad avviarsi, senza aspettarlo. Kazuha ne osserva qualche passo, poi di corsa lo raggiunge, e vanno.

House of MemoriesWhere stories live. Discover now