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Cosa gli invidia? Cosa gli vede addosso che a lui manca, che vorrebbe rubargli in silenzio, senza che nessuno se ne accorga?

Lo guarda mentre parla con quella donna, sicuro, sorridente, con il suo visino dolce che funziona, che svolge perfettamente il compito come dovrebbe.

Kazuha è così concentrato, così piccolo. Così leggero e fresco, nei modi, nella voce, nei toni e nei contorni. Mentre parla muove le mani, con gesti lenti, senza mai esagerare e dar fastidio, ma rubando gli occhi di chi gli è di fronte. E fissa, serio, ma sempre con l'accenno di un piccolo sorriso, per rassicurare.

Kuni prova a carpire il senso di quella bellezza e di impararla, di poterla imitare. Ma non ci riesce.

E poi... Kazuha prende sul serio il suo lavoro. Ripete frasi che ha sentito infinite volte da Beidou, ne riproduce persino l'intonazione. Gli accordi andranno a buon fine, ed è grazie a lui e alla sua capacità di mostrarsi... competente.

In cosa può dirsi tale, Kuni?

Resta un passo indietro, zitto e immobile, ad assistere, con le mani dietro la schiena e la testa bassa, come un cucciolo sorpreso di fronte ai grandi che fanno quel che si dovrebbe.

Però si vergogna, perché non è lui il cucciolo. Lui è l'antico, è chi c'era già, è chi ha creato la tristezza che quel ragazzo si porta sulla pelle. E non saprebbe mai prenderne il posto, può soltanto osservarlo.

Layla è uscita, dopo un po'. Si tratta di una fase lunga e noiosa, e c'è ben poco da imparare: loro due non ci capiranno nulla. Infine, anche Kuni si rassegna e si avvia verso l'uscita, lasciando lì il sogno di essere come Kazuha.

Ovvio che non potrà esserlo. Lui è sbagliato. Lui ha qualcosa che non funziona, fin dal principio, e potrà solo far schifo, per l'eternità. Non è certo colpa sua, se è così. La colpa, al massimo, è di Ei.

Giunge all'aperto e respira. C'è una bella aria fresca, lì, e se ne riempie, nonostante non serva. La sua esistenza è tutta così: nulla serve davvero, lo fa per finta comunque. Ha provato a non respirare, e anche se dopo un po' inizia a sentirsi esausto... tutto sommato può andare avanti a lungo. Forse c'è in lui un'energia di cui non sa nulla, una riserva immensa che il corpo usa, se si ritrova senza ossigeno. Alla lunga rimarrebbe immobilizzato, ma non sa nemmeno se morirebbe. Non ha la libertà di soffocare, sembra.

Perché, sì, ci ha provato. Più volte.

Esce, comunque, e cerca lei con lo sguardo. Perché Layla è una consolazione; se Kazuha è un piccolo eroe perfetto, bellissimo, dolce e gentile, lei è una sorta di cuscino, perché è morbida, e calda, e sa avvolgere e contenere. E ora vorrebbe venire avvolto, vorrebbe una pellicola che lo ami e lo apprezzi. Vorrebbe vederle negli occhi la sua cotta, perché è bello sentirsi desiderati, e con Kazuha non succede mai.

Ma Layla è più avanti, con qualcuno. Una ragazza.

Oh. La conosce. Era... com'era il nome? L'astrologa. Già, è vero; Layla la ammira un sacco, e vive proprio a Mondstadt. Lui se ne ricorda; l'aveva incontrata quando il suo nome era un altro, quando la sua era un'altra vita. E lei non era male. Aveva risposto a tono, si era difesa bene. Al di là di quella passione per le stelle, che gli sembrava sciocca, l'astrologa non era sgradevole.

Kuni rimane distante, per non venire notato, e le osserva. Stanno parlando. Layla sembra a suo agio, non smette di muovere la bocca e agitare le mani. L'altra... Mona, giusto? Sì, Mona... risponde e ascolta, e sorride, e annuisce. Sta andando bene, ne è lieto. Layla sarà felicissima di quell'incontro.

Ma poi se ne vanno insieme, senza accorgersi di lui. Ed è normale che sia così, ed è carino che passino del tempo discorrendo dei loro interessi comuni, ed è utile, per Layla, e lui non ha nemmeno provato a palesarsi, e quindi non c'è proprio niente di strano in questa scena.

House of MemoriesWhere stories live. Discover now