49) Anello oro

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~AIDAN~

-Sono lo sceriffo Turner, dipartimento di San Francisco. Sono desolato, ma ho una spiacevole notizia da riportarle.-
Aggrotto la fronte. -Di cosa si tratta?-
Lo sento sospirare e segue qualche secondo di silenzio. Ollie si agita sulle mie gambe ed io le appoggio un palmo sul ginocchio, come per rassicurarla.
-Credo sia meglio che lei venga qui, in questura.-
-È successo qualcosa di grave?- provo a raccogliere più informazioni possibili, ma lui resta molto vago e mi ripete di raggiungerlo il prima possibile.
Attacco il telefono e cerco lo sguardo di Ollie che, però, rimane agganciato sulle sue cosce.

Provo a calmarmi e prendo qualche respiro profondo. È inutile allarmarsi per niente, anche se, con la famiglia che ho io, una chiamata da parte della polizia non è mai solo per avvisarmi di qualche sciocchezza.
Che rilascino quel pezzo di merda di mio padre?
Che sia scappato di prigione?
Che sia riuscito, in qualche modo, ad evitarsi la galera?
Un sacco di orribili domande mi si formano in testa e provo a scacciarle scuotendo le spalle.
-Vengo con te.- la risposta di Ollie mi arriva ancora prima che io abbia il tempo di formulare la domanda.
Non posso fare a meno di sorriderle dolcemente, piegando piano gli angoli delle labbra, e le appoggio due dita sulla guancia, agganciandole dietro all'orecchio una ciocca di capelli.

Ci alziamo in piedi ed il mio sguardo comincia a vagare per l'appartamento che ho preso in affitto. Non era mia intenzione prendere casa qui, ma, solo l'idea di allontanarmi da Ollie per andare in un'altra città, non mi allettava più per niente. Per cui ho deciso che l'aspetterò e poi la seguirò ovunque lei voglia andare. È ora che anche io mi prenda cura di me, è ora che impari a mettere la mia felicità in primo piano e che smetta di annullarmi per le persone a cui voglio bene. Perché è vero, è bello prendersi cura delle persone che si amano, ma bisogna imparare ad amarsi per dare ancora più amore.
Ed io non mi sono mai amato, prima di Ollie.
È devastante come io abbia imparato a volermi bene nel momento in cui ho iniziato ad amare lei.

Lei è anche questo.
La ragazza che mi ha insegnato ad accettarmi. Che, piano piano, con tanto amore e pazienza, mi ha fatto capire che sia ok stare male, che sia ok piangere e che sia ok sentirsi una nullità, ma che sia altrettanto ok imparare a capire che, la prima persona a cui bisogna dare amore, sia proprio se stessi.
La guardo mentre cammina verso la porta e mi sembra impossibile sia tutta mia. È così bella, solare, divertente e sicura di sé. Così intraprendente, coraggiosa e autonoma, ma anche dolce, sensibile, altruista e...bella. Lo ho già detto?

-Che c'è?- mi chiede con occhi grandi e curiosi, quando si accorge che sia rimasto imbambolato, come un coglione, a guardarla.
Abbasso la testa e sorrido. -Niente.- sussurro.
Prendo le chiavi della macchina e la seguo fino all'ascensore.
Si appoggia ad una delle pareti della cabina e mi guarda. -Cosa pensi sia successo?- mi chiede.
Non lo vuole dare a vedere, ma a me non sfugge la punta di terrore racchiusa nelle sue parole.
Sospiro.
-Avranno rilasciato mio padre.- dico, dando voce alla mia paura.
-È impossibile.- mormora lei, gli occhi persi in un punto indefinito sulla parete alle mie spalle.
Le porte si aprano e noi usciamo, andando verso la mia macchina.
-È un pezzo di merda, ma è furbo. Avrà trovato un modo.- borbotto, sbloccando l'auto, a distanza, con il telecomando.

Il viaggio è breve e nessuno dei due dice più niente.
Lei ha, visibilmente, la testa altrove ed io sono quasi tentato di chiederle a cosa stia pensando. Non so come spiegarlo, ma, dal suo viso, ho quasi l'impressione che lei sappia cosa sia successo, ma che speri non sia davvero così.
Ingoio a vuoto e parcheggio la macchina davanti alla questura.
Aspetto che Ollie mi raggiunga ed entriamo nell'edificio, guardandoci attorno. Un sacco di persone in divisa corrono da una parte all'altra e gli squilli del telefono squarciano l'aria ogni due secondi.
-Come posso aiutarvi?- un ragazzo ci si avvicina ed io lo guardo smarrito per qualche secondo.
-Stiamo cercando lo sceriffo Turner.- interviene Ollie, capendo, probabilmente, la mia momentanea difficoltà.
Il ragazzo ci squadra per un momento e poi ci fa segno di seguirlo fino a delle seggiole di plastica, in una specie di stanza d'attesa.

Stringimi ancora un po' (Romance)Where stories live. Discover now