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Penso che sia ora.

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Capitolo 31 : cicatrici

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Guardo i miei fratelli uno per uno. Matteo, Emilio e Riccardo. Matteo non c'era quando è successa tutta la faccenda di Anastasia, quindi non sono arrabbiata con lui, fin dall'inizio quando l'ho visto ho sentito una connessione con lui, mi fidavo già di lui. Emilio che è stato gentile con me fin dall'inizio ma mi ha comunque fatto male... ma le sue scuse sono state molto dolci e l'ho perdonato. E poi Riccardo, che proprio all'inizio era molto cattivo e irritante, ma quando tutti mi hanno lasciato cadere, mi ha mostrato che non mi avrebbe mai lasciato, che sarà sempre lì per me. Penso a tutti i miei fratelli, mi fido di loro di più.

Io resto in silenzio per un po', secondi forse minuti. Mi fido di loro. Lo faccio davvero. Ma non sono sicuro di volere che sappiano la verità, mi abbandoneranno, penseranno che sono sporca. O forse, non lo penseranno? Non ho idea di cosa faranno... ma mi fido di loro.

Ed è ora che dica loro la verità.

Respiro profondamente e guardo le mie mani, non posso guardarle, non voglio vedere le loro reazioni quando sentono tutto.

"Kim ha mentito", la mia voce suona morbida, esitante. "Non vengo da un orfanotrofio",

"Allora da dove vieni?" La voce di Matteo suona morbida.

"Io...i", non riesco a formare una frase, è difficile dire le parole, è difficile dire la verità quando sei stata in silenzio per così tanto tempo. È difficile esprimere i tuoi sentimenti, quando li imbottiglia ogni volta.

"Ehi", Matteo mi afferra le mani e dà loro una stretta rassicurante. Provvisoriamente lo guardo e lui sorride, incoraggiante. "Prenditi il tuo tempo", ho fatto un cenno e guardo le mie mani, che Matteo sta tenendo.

"Non so come si chiami. Dove ero", lo ammetto onestamente. Emilio prende una sedia e la mette accanto al letto d'ospedale in modo che possa venire a sedersi accanto a me.

"Non importa, dicci cosa è successo, vogliamo aiutarti Principessa, ti farà bene far uscire tutto, la tua rabbia la tua tristezza",

"Era una casa, una grande casa, e uhm", aggrottavo leggermente le sopracciglia, pensando al modo migliore per spiegarlo. "Non ero lì da sola, c'erano altri bambini. Ragazzi e ragazze. I bambini di 6 e i bambini di 22 anni, più di 22 anni non c'erano... poi sono sempre scomparsi." Un brivido mi passa sopra mentre penso alle storie che giravano intorno alla casa, ai ventenni che scomparivano.

"E c'erano uomini, amici di..." Non finisco la mia frase perché un brivido mi passa addosso quando penso a lui. "E uhm dovevamo aiutarli con le cose, dovevamo fare le faccende, fare il cibo, fare i letti, lucidare le scale, fare il bucato, sai le cose delle pulizie", alzo le mani con cautela, il mio sguardo cattura immediatamente quello di Riccardo, che è appoggiato al muro e mi guarda dritto, un cipiglio sul suo viso. Mi annuisce, come per dire che dovrei continuare.

Sorellina di &quot;TyaraDeVriendt&quot;Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang