Capitolo 29

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Era in ritardo.

Guardai di nuovo l'orologio, confermando che Zack fosse in ritardo di dieci minuti per incontrarmi e andare alla sua sessione di fisioterapia. Tutti i miei messaggi erano rimasti senza risposta, quindi mi diressi verso la sua stanza e bussai alla porta.

Niente.

Bussai di nuovo e poi ascoltai, cercando di sentire una parvenza di suono ma incontrai il silenzio.

"Zack?" Dissi. Nessuna risposta. "Sto entrando."

Aprii la porta e anche se non mi aspettavo che fosse dentro, strano dato che non aveva lasciato la sua stanza, tanto meno l'appartamento, da più di una settimana.

Decisi di andare in sala pesi a scuola. Appena entrai, sentii che lui fosse lì. Oltrepassai la porta e mi fermai sui miei passi.

Era seduto su una panca vuota con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Mi fermai e lo guardai respirare.

Continuò a fissare il pavimento, guardai il suo petto alzarsi e abbassarsi. All'improvviso, si alzò di scatto, mettendosi le mani tra i capelli in preda all'angoscia. Camminò avanti e indietro per un minuto, poi crollò di nuovo sulla panca. Ci fu un momento di silenzio e poi mi resi conto che stesse piangendo.

Da quando era tornato dall'ospedale, era stato silenzioso e aveva sempre lo sguardo spento. Ero riuscita a malapena a cavargli due parole. Sicuramente nessuna parvenza di emozione. 

Mi sentii invadente mentre guardavo le sue spalle tremare e ascoltai i singhiozzi che gli sfuggivano dalle labbra nonostante quanto volesse trattenerli. Rimasi incollata al pavimento, respirando a malapena.

Poi alzò la testa e si voltò a guardarmi. I suoi capelli gli caddero sugli occhi, spettinati e abbastanza lunghi da nascondere la parte superiore della sua espressione. Mi fissò.

Mi precipitai verso di lui, avvolgendo le mie braccia intorno a lui, lasciandolo crollare dentro di me. La mia mano andò sulla sua schiena, lo accarezzai con movimenti circolari. 

"Non è giusto," disse, scuotendo la testa. "Non possono farmi questo."

"Non è giusto," concordai, abbracciandolo più forte, "ma puoi superarlo." Mi tirai indietro quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. "Combatti."

"Ho lottato contro Marcus," disse con una smorfia. "Guarda dove mi ha portato."

"Non combattere per abbattere le altre persone, ma perché meriti la gioia e per non essere intrappolato dalle decisioni degli altri. Questa è la tua vita, non quella di Marcus. Nessuno può portarti via ciò che ami." La mia mano passò sulla sua. "Non deve essere oggi, sarò lì quando sarai pronto. Ma devi essere tu quello che reagisce."

Sbattè le palpebre lentamente e parlò altrettanto lentamente, ogni parola misurata. "Cosa sono senza football?"

Le mie sopracciglia si aggrottarono quando mi resi conto di cosa fosse il football per lui. Lo definiva.

L'angolo del mio labbro si alzò. "Tu sei Zack Darrington," dissi. "Mi hai insegnato come ci si sente ad essere amati e come seguire i miei sogni. Sei molto più del semplice football e io ti amerei con o senza."

Mi rivolse un sorriso asciutto. Mi alzai e gli porsi la mano. "Lo supereremo insieme," promisi. 

Fissò la mia mano e poi ci infilò la sua. Rimanemmo così per un po' mentre, lasciando che i sorrisi contenti fossero gli unici a parlare.

"Pensi che saranno incazzati perché ho perso la sessione?" chiese, alzandosi con una smorfia.

Gli feci scivolare il braccio intorno alla vita mentre lui mi mise il suo intorno alle spalle. "No." Dissi. "Anche se lo sono, abbiamo sempre domani."

The End Zone ▪︎✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora