Capitolo 24

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L'aria era sempre diversa durante l'ultima partita dell'anno. L'inverno era più vicino che mai. Le coppie si avvolgevano nelle coperte. Le tribune erano più agguerrite. E per la prima volta in quella che sembrava un'eternità, mi presentai con un 23 sulla schiena.

"Arriviamo!" Mia urlò, usando un sacchetto pop-corn per farsi strada. "Scusami!" Dominique la zittì mentre rideva mentre io facevo spazio accanto a me e Raj. "Signore, per favore muovi il culo!"

"Vieni qui," dissi, trascinandola nel posto accanto a me. "Com'è andata la tua lezione di ballo?"

"Alla grande," disse Dominique. "Mi ha riportata ai tempi del liceo. Allenamento di tre giorni alla settimana..." La sua voce si fece malinconica. "Mi mancano quei giorni."

"Dove sei cresciuta?" chiesi.

"San Francisco," rispose. Arricciò le labbra. "Ma non sono tornata da quando mi sono diplomata. Non credo di potercela fare."

"So cosa intendi," dissi, addolcendo la voce mentre guardavo Zack correre fuori.

Fece un po' di corsa in avanti, poi si fermò per inclinare la testa all'indietro, fissando il cielo. I suoi occhi si chiusero e potei praticamente sentire il vento che gli sfiorava le sue guance io stessa.

Mi avvolsi tra le braccia e fu come tornare alla prima partita in cui avevo indossato la sua felpa con cappuccio. Riuscivo a sentire il modo in cui il mio cuore batteva all'impazzata e le mie guance arrossivano.

Guardai da lontano mentre i suoi occhi si aprivano. Come se sapesse esattamente dove mi trovassi, girò la testa e i nostri occhi si incontrarono. Un sorriso brillante gli attraversò il viso e sentii le mie labbra sollevarsi per imitare le sue. Ci fu un secondo di attesa, poi alzò la mano e mi indicò.

E proprio così, il resto del mondo venne spazzato via. Diventò rumore di fondo. La folla che urlava il suo nome. Gli applausi assordanti quando prendeva la palla. Mi ricordò casa nel migliore dei modi.

Mia prese il mio braccio e fummo in piedi, urlando, cantando cori. Potevo vedere le persone davanti a me che mimare le mie stesse parole. Potevo sentire le persone accanto a me cantare le mie stesse parole.

Il Michigan segnò il suo quinto touchdown con cinque secondi sul cronometro. Ci alzammo tutti, le braccia avvolte l'una nell'altra, facendo il conto alla rovescia insieme. 

"Cinque! Quattro! Tre! Due!"

Ci fu un fischio e la squadra corse in giro, abbracciandosi, urtandosi le spalle.

Noi quattro ci alzammo e applaudimmo con le mani l'una nell'altra, tenute alte. Zack si tolse il casco e alzò lo sguardo. Stringemmo la presa e gridammo più forte.

Sembrava essere una famiglia.

Mi sentii completa.

Quando corsi giù dagli spalti, saltando tra le braccia di Zack, mi vidi tra dieci anni fare la stessa cosa.

The End Zone ▪︎✔️ (Italian Translation)Where stories live. Discover now