Capitolo 23

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Qualunque fosse il sollievo provato da Zack, sembrò scomparire durante il viaggio in macchina verso casa. Mentre gli raccontavo dei post-it e di come la sede di lavoro mi avesse ignorato, potei praticamente sentirlo frenare la sua rabbia.

Quando tornammo all'appartamento, accese le luci in silenzio e si sedette, indicando chiaramente che avrei dovuto sedermi accanto a lui. Prima cosa, mi assicurai per la milionesima volta che nessuno ci avesse seguito. Poi mi sedetti, cercando di elaborare tutto.

Rimase in silenzio a lungo, fissando il pavimento. Poi disse, "Stai bene?"

Annuii. "Non mi è successo niente. Ero solo spaventata."

Mi fissò a lungo, poi strinse le labbra. "Andiamo in questura."

"Che cosa?" dissi. "No. Non mi prenderanno sul serio."

"Allora cosa vuoi fare?"

Strinsi le labbra. "Seguirò un corso di difesa pers-?" 

"Vorresti affrontarlo?" Disse, alzando le sopracciglia incredulo.

"Beh, non posso restare nella mia stanza per il resto della mia vita."

"Questa persona ti sta perseguitando, Amelia. Devi andare alla polizia." Il suo tono era calmo. Si tramutò più implorante. "Puoi almeno provarci?" 

Incrociai le braccia, rannicchiandomi involontariamente. "Andrò dopo il mio tirocinio domani."

"Cosa?" disse. "Torni a lavoro?"

Gli diedi un'occhiata. "Devo, Zack."

"Amelia, hai detto loro che qualcuno ti sta molestando e a loro non gliene frega un cazzo," disse, alzando il tono. "Questa persona sa che lavori lì. Pensi che se succederà qualcosa, ti proteggeranno?"

"È il mio posto di lavoro, Zack," dissi, alzando la voce per adeguarsi alla sua. "Senza non posso nemmeno permettermi di vivere. Lo sai. Non ho scelta!"

"Allora ti aiuto io," disse. "Non è un grande-"

"Smettila," dissi. "Sai che non posso permetterti di farlo per me."

Lui si fece beffa, le vene del suo collo diventarono più prominenti. Poi si alzò di scatto dalla sedia e si diresse verso il muro, con le spalle rivolte a me, e si portò una mano alla fronte. Quando si girò, i suoi occhi bruciavano.

"Hai mai pensato per un secondo che forse non è per te? Che è per me?" Si avvicinò. "Perché è così difficile per te accettare che le persone si preoccupino per te?"

Non interruppi il contatto visivo. "Non importa se sono il tuo fottuto tutto. Devo ancora essere in grado di prendermi cura di me stesso-"

"Hai bisogno di aiuto, Amelia. Perché non lo vedi?"

I miei occhi si contrassero. "Non ho bisogno di aiuto. Sto bene."

"SI?" disse. "Non sembra per un cazzo."

"Non spetta a te decidere, Zack," dissi, alzandomi per incontrare il suo sguardo. "Ho preso la mia decisione. È la mia vita-"

"La tua vita, eh?" ribattè. "Beh, continui a trascinarmi dentro."

Fu come un colpo al cuore. Perché aveva ragione. Riuscii a sentire il dolore che si riversò nella mia voce mentre dicevo, "Perché non te ne vai allora?" Dissi. "Vattene se sono un peso così grande per te. So che non è divertente prendersi cura delle altre persone. Diavolo, non sono nemmeno più la tua ragazza. Allora perché non la smetti di punirti e te ne vai-"

"Perché sono fottutamente innamorato di te!"

Il silenzio irruppe nella stanza.

Sentii le mie spalle cadere, le mie labbra aprirsi. Se ne avessi avuto la capacità, mi sarei pizzicata.

Espirò, l'unico suono nella stanza. Lo guardai, aspettando che si rimangiasse le parole.

Ma non lo fece. Rimase lì, lasciando che il silenzio risuonasse per tutta la stanza.

Una parte di me sentì che avrei dovuto riderci sopra. Invece, andai avanti. Come se qualcuno mi stesse attirando a lui. Non mi guardò ma non si allontanò. 

Mi fermai prima che i nostri corpi si toccassero. La mia voce suonò come se appartenesse a qualcun altro. "Tu cosa?"

Finalmente alzò lo sguardo e fu come se il mio mondo si accendesse quando i nostri occhi si incontrarono. Cominciò a muoversi verso di me. Fu come un colpo di frusta quando si fermò e l'aria mi colpì le labbra.

Non era mai stato così prima. Non era mai stato titubante. Era diventato così per colpa mia.

La prossima cosa che accadde fu che la mia mano si allungò e afferrò il suo braccio. Non sapevo da dove venissero le parole ma fu come se la gravità le tirasse fuori da me. La mia voce uscì calma ma forte.

"Non farlo," dissi. "Non allontanarti da me."

La sorpresa lampeggiò sul suo viso ma non disse niente. Abbassò lo sguardo sulla mia mano sulla sua maglietta, poi tornò a guardarmi attraverso le ciglia.

Ero io che mi avvicinai ora. Prima ancora che io avessi potuto elaborarlo. Prima che io mi avessi detto di fermarmi.

Le mie labbra sfiorarono le sue.

Fu il vero tocco tra di noi che mi fece risvegliare. Lui era congelato contro di me. Non rispondeva.

Che cazzo sto facendo?

Corsi via.

Come una ragazzina che aveva appena baciato la sua cotta al parco giochi, corsi. Sentii il mio nome che venne chiamato mentre sfrecciavo giù per le scale, ma non mi fermai finché Zack non mi prese per il polso e mi attirò a sé.

Era troppo da capire. Era familiare. Il modo in cui odorava. Ma era anche nuovo. L'aria della notte. L'adrenalina che mi pompava dentro.

"Non puoi essere serio," disse così umilmente che fu quasi un mormorio. Sembrava quasi arrabbiato.

Alzai lo sguardo verso le stelle, sperando che un asteroide venisse a prendermi a pugni proprio ora.

Poi mi portò più vicino, facendo scivolare la mano sul mio collo in modo che io guardassi nei suoi occhi. Quando parlò, la sua voce era ruvida.

"Lo chiami un fottuto bacio?" disse.

Le mie labbra si aprirono appena in tempo per scontrarsi con le sue. La sua mano passò sotto i miei capelli per afferrarmi la nuca, tirandomi più vicino. Lo sentii nel suo tocco, il modo in cui la rabbia si dissolse nel desiderio.

Pensavo di conoscere ogni parte di lui. La sensazione delle sue labbra. Il modo in cui mi teneva fermo il fianco come se fosse suo. In parte era familiare, ma la forza era diversa. Questa era rabbia repressa, frustrazione e desiderio che vennero riversati per la prima volta. Le sue labbra sembravano fuoco mentre baciava la mia mascella.

I pezzi tornarono al loro posto. La mia mano si spostò sui suoi capelli, arricciandosi tra le sue ciocche, tracciando la parte posteriore del suo collo. Non volevo che si allontanasse. Perché poi sarebbero finita e sarebbero tornati a fingere. Io sarei tornata a fingere che non fosse così dannatamente giusto.

Quindi gli dissi tutto adesso. Nel mio bacio. Al mio tocco.

Mi dispiace. Ti amo. Non ho mai smesso di amarti. Avrei dovuto combattere di più.

La mia bocca iniziò a sapere di sale ma non riuscivo a capire di chi fossero le lacrime. Mi costrinse a tirarmi indietro. Guardarlo e chiederglielo con gli occhi.

Mi ami ancora?

In risposta, riportò la mia bocca sulla sua.





S/A.

Angeli che cantano ne abbiamo?🍾

The End Zone ▪︎✔️ (Italian Translation)Where stories live. Discover now