Capitolo 14

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Ecco come andò il mio selvaggio venerdì sera:

Finii sul divano con una ciotola di popcorn e gocce di cioccolato, rannicchiata in una coperta che urlava di essere lavata, e guardai un reality show sui ricchi a cui piaceva tradirsi a vicenda.

E piangendo. Anche questo sembrava essere un mio passatempo comune.

Finii i popcorn alle 11:30 e passai a una vaschetta di gelato.

In TV, Bonnie, aveva appena scoperto che Justin la stava tradendo con la sua sorellastra quando la porta dell'appartamento si aprì. Sussultai al suono, girandomi per vedere Zack inciampare attraverso la porta.

 "Sei tornato presto," dissi. Il mio collo si tese nello sforzo di vedere se qualcuno fosse tornato con lui ma non c'era nessuno.

Lui alzò le spalle, i suoi momenti erano un po' troppo lenti per qualcuno che aveva il pieno controllo delle proprie azioni. Ci fu un lungo sospiro mentre si toglieva le scarpe e crollò sul divano accanto a me.

Immediatamente, l'odore dell'alcool mi colpii.

"Cazzo, Zack," mormorai, cercando di sollevarlo. "Alzati."

Mi alzai e cominciai ad allontanarmi quando mi afferrò il polso.

"Non farlo," sussurrò. "Resta qui."

I suoi occhi erano come quelli di un cervo. La mia voce si addolcì mentre dicevo: "Sto solo andando a prenderti dell'acqua. Torno subito, va bene?"

Rimase sveglio mentre riempivo un bicchiere d'acqua, che fu meglio di mi aspettassi. Non appena glielo consegnai, bevve l'intera tazza. Scossi la testa, trattenendo un sorrisetto. La mia mano prese il telecomando, spegnendo la TV, e lo infilai nella coperta.

"Vai a dormire," dissi.

"Non sono stanco," disse. La sua voce era notevolmente più chiara, ma non era possibile che si fosse ripreso così in fretta.

"Allora guarda la TV o qualcosa del genere," dissi, sorridendo leggermente, "dato che hai festeggiato troppo".

Non rise di rimando, invece cercò di nuovo il mio polso. Fissò le nostre mani mentre il suo pollice tracciava sulla mia pelle senza pensare. Cercai di allontanarmi, ma la mia mano restò ferma mentre lui respirava.

"Stasera è stata la mia notte," disse piano. "Ero a una grande festa con tutti che tifavano per me, offrendomi da bere..." Mi guardò. "E tutto quello a cui riuscivo a pensare era a quanto volessi tornare qui."

Mi voltai per bloccargli la visione della mia espressione. "Sei ubriaco," sussurrai. 

Non lo negò. Il suo sguardo rimase concentrato su di me. "Perché hai pianto alla partita?"

"Mi piace vederti felice."

"Sei felice?" lui chiese. Il suo pollice smise di muoversi e io non potei fare a meno di sentire che quello che stava chiedendo fosse sei davvero felice senza di me.

Allontanai il pensiero. Era ubriaco.

"Lo sono," dissi. "Ho il mio tirocinio, ottimi amici, un bell'appartamento..."

Abbassò lo sguardo e io guardai il suo petto sollevarsi mentre respirava.

"Io non so se lo sono..." disse infine, così piano che si sentì appena. "Ci sono momenti in cui mi sento bene, ma è come quando esco dal campo, tutto mi colpisce di nuovo. Sono in una stanza piena di gente e non mi sono mai sentito più solo."

Fu come essere pugnalati al cuore. Tutto il suo dolore diventò il mio.

"Sono ancora qui per te," dissi. "Sempre."

Mi fece un sorriso triste. "Sempre?" I suoi occhi diventarono annebbiati. 

Non riuscii a pensare a una risposta a questo. Rimase zitto così a lungo, che pensai si fosse addormentato ma poi parlò. Così silenziosamente che fu quasi impercettibile.

"Se tra 20 anni ti vedo sposata o con qualcun altro", iniziò, "non so se riuscirò ad accettarlo."

Alzai gli occhi per imitare i suoi e restammo seduti in silenzio, aspettando che l'altro dicesse qualcosa.

"Dobbiamo andare avanti," dissi, scattando in piedi prima che potessi vedere la sua faccia. "Non diresti niente di tutto questo se fossi sobrio. Dormi un po'." 

Mi diressi verso la mia stanza, chiudendo la porta dietro di me e cercando di ignorare il battito doloroso del mio cuore mentre mi abbracciavo per dormire.

The End Zone ▪︎✔️ (Italian Translation)Where stories live. Discover now