Capitolo 10

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È straordinario come mia mamma sia arzilla a quest'ora.

Da un lato vorrei chiederle di andare a letto e prometterle che le avrei raccontato ogni cosa, qualsiasi particolare.

Dall'altro ricordai che dietro al suo interesse, si celava paura, così, la lasciai fare.

"E che ha fatto?
Ti ha dato la mano?
Ti ha aiutata a sederti?"
Continuava a camminare avanti e indietro per tutta la cucina, sicuramente il suo cervello stava per sciogliersi da tanto lavoro.

"Si tesoro, anche il bavaglino già che ci siamo"
Irruppe papà, appoggiato alla porta di legno chiaro, come l'arredamento moderno della stanza.

Risi, ma provai a nasconderlo.

"Zitto tu che non capisci niente"
Lo liquidò con un gesto della mano.

"Mamma è stato molto galante e gentile, ma sono ancora capace a sedermi da sola.
Mi ha spiegato come si utilizzano le bacchette, non mi ha fatta sentire a disagio, anzi, ha dei modi di fare particolarmente delicati da farti sentire come dire, coccolata.
So che ha dei fratelli, più grandi ed uno più piccolo.
Il suo colore preferito è il bianco, studia molto, per i suoi genitori è importante e non vuole deluderli.
Quest'estate partirà non so dove e gli ho chiesto di uscire mercoledì "
Racchiusi in un discorso le nozioni più importanti, certo mancava una parte, ma sarebbe stato imbarazzante e non vorrei farlo preoccupare.

D'altronde mi ascoltavano per avere un quadro chiaro della situazione.

Papà se ne andò e non riuscì a comprenderlo, ci rimasi male, ma avevo ancora mamma e mi concentrai su di lei.

"Perfetto"
Sorrise, spostò la sedia e si sedette, dopo aver tirato un lungo sospiro.

"Sei felice e questo è ciò che conta"
Vederla sollevata e sapere che questo mio stato d'animo, che iniziavo ad accettare, mi commosse.

Sapeva del mio orgoglio, un po' fastidioso, ma al tempo stesso una buona arma di difesa.

La abbracciai e nascosi il viso fra i suoi capelli.

Poco dopo mi diede la buonanotte, ricambiai, andai in bagno per lavarmi i denti e con molto fastidio, dato che non sopportavo questo step, struccarmi.

Arrivata in camera, mi spogliai posando sulla sedia i vestiti e mi rilassai immediatamente, non appena misi il pigiama e mi misi a letto.

Guardai il telefono e vidi due suoi messaggi.
La stanchezza sparì.

'Spero che ti sei divertita'
'Buonanotte'

Li aveva mandati suppongo quando ero appena entrata a casa o qualche istante dopo.

Non rientrava sulla app da allora.
Gli mandai un messaggio.

'Si ti ringrazio, sei arrivato a casa?'
La cosa che mi agitò era il lasso di tempo passato dal presente a quando scrisse il messaggio.

Passarono i minuti, niente.
Provai con la vecchia tattica, mandare messaggi a raffica.

Non lo sopportavo, però li inviavo quando dovevo fare uno scherzo o per attirare l'attenzione di qualcuno e ha sempre funzionato.
Lo so, sono leggermente contradditoria, pazienza.

'Il posto era davvero carino ed il cibo mi è piaciuto tanto'
Scrissi ancora e non facevo altro che agitarmi.

Ricordai quando mamma si agitava e papà rimaneva tranquillo, riusciva a controllare la sua agitazione o comunque non la palesava.
Quando ero piccola li osservavo e mamma mi trasmetteva tanto malessere, di conseguenza mi promisi che avrei seguito le orme di papà, il quale ti rasserenava e ti faceva credere di essere al sicuro.

Adrian era sicuramente in macchina e com'è giusto che sia non stava guardando il telefono.

Allora, per ingannare il tempo, pensai a dovrei lo avrei portato fra qualche giorno, preparai i vestiti per il giorno dopo e mi soffermai alla gioia che brillava nei suoi occhi quando fui io a chiedergli di uscire.

Beh, perché non avrei dovuto prendere iniziativa?
Non mi va di aspettare e non voglio che siano gli altri a pianificare.

'Sono arrivato qualche minuto fa.
Pensavo che andassi a letto, sono felice che ti sia piaciuto'

Stavolta gli augurai io la buonanotte e ci salutammo, in attesa del prossimo incontro.

Girl Power.Where stories live. Discover now