Jack Grealish. Parte 2

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Le candele profumate che ho acceso nel mio appartamento donano alla mia anima una leggera pace... mi sento ancora spezzata e vuota dopo la rottura con Jack, ma dentro casa mi sento comunque al sicuro e protetta.

Ho arredato casa mia nel modo che più preferivo. Ho lavorato duramente per potermi permettere ogni singola cosa e sono soddisfatta dei risultati che ho ottenuto. L'angolo lettura è ciò che ho sempre sognato, ma anche tutte le piantine verdi sparse in giro mi rendono particolarmente serena.

Sospiro debolmente, sistemando l'ultima candela, ma mi blocco come congelata quando sento il campanello suonare. Un brivido mi percorre dalla testa ai piedi, visto che non stavo aspettando nessuno e il mio sesto senso mi suggerisce già chi possa essere.

Resto immobile dove sono, non avendo nessuna intenzione di aprire o parlare. Devo fare silenzio, nessun rumore, nemmeno il minimo.

"Apri. So che sei in casa. Senti, dobbiamo parlare." la voce profonda di Jack risuona da dietro il portoncino, confermando così che è proprio lui come avevo immaginato. "Smettila di ignorarmi come se fossi una bambina. Apri questa dannata porta."

Mi porto le mani sui capelli e li tiro all'indietro, infastidita dal fatto che sia qua e che mi senta così in trappola. Dannazione. "Jack, va via. Abbiamo chiuso, sei stato pure molto chiaro su ciò che pensi, ora non abbiamo altro da dirci."

Lo sento quasi ringhiare e poi batte il pugno sul legno della porta d'ingresso. "Ti fai vedere o dobbiamo continuare a dare spettacolo?! Non sei più una bambina, prenditi le tue cazzo dì responsabilità e apri la porta."

"Tu dici a me di prendermi le responsabilità? Non l'hai mai fatto da quando ti conosco."

Mormora qualcosa a basse voce, ma non riesco a capire cosa. "Se forse mi aprissi, ti potrei spiegare perché diavolo sono venuto qua."

Sbuffo nervosamente, indecisa sul da farsi, poi alla fine mi avvicino alla porta e apro. I miei occhi si posano sulla sua figura imponente e devo trattenermi dal fare pensieri impuri, anche se non è semplice. È dannatamente sexy con addosso questa maglia che mette in evidenza il suo addome scolpito.

"Accontentato." mi indico in modo teatrale "Eccomi qua, Jack. Ora puoi parlare e poi puoi pure andartene."

"Dati una calmata. Posso entrare o i vicini devono sentire tutto ciò che devo dirti?" la sua ironia mi fa alzare gli occhi al cielo, ma comunque mi sposto dalla soglia della porta e lo faccio accomodare. "Bene..." Si gira verso di me che sto chiudendo la porta e mi fissa dritto negli occhi "Ho lasciato Sasha. L'ho fatto perché mi hai detto di prendere una decisione, e io l'ho fatto."

Mi agito sentendo la sua confessione, ma comunque cerco di mantenere una facciata apatica, per non fargli vedere quanto in realtà mi faccia piacere sentirglielo dire. "Avevo già deciso io per te, quando qualche ora fa ti ho lasciato, se ti ricordi."

Jack si passa la mano tra i capelli e sorride in modo compiaciuto. "Bene, hai deciso di giocare a fare la stronza? Io ti dico che ho lasciato la mia ragazza, per stare con te, e tu fingi che non ti importa? Okay, vediamo quanto ti dura questo orgoglio."

"Non è nessun orgoglio. Il punto è che sono stanca di tutto." faccio spallucce, mantenendo lo sguardo sul suo "Chi mi dice che stavolta non starò ancora male?"

Sono mesi che mi dico che prima o poi smetterò di soffrire e avrò la mia tranquillità, ma puntualmente devo sempre ricredermi. Mi sentono solo una bambina illusa che spera sempre in qualcosa che non accadrà mai. Ho il cuore pesante e la mente affollata da brutti pensieri e brutte sensazioni, è una cosa davvero sfiancante.

"Senti... nessuno può darti una sicurezza del genere, ma sicuramente non dovresti pensare che io ti possa far soffrire volutamente." Arriccia le labbra e scuote il capo quasi con fare offeso "Se mi conosci, dovresti sapere che sono sincero e che se sono qua a dirti ciò che ho fatto è perché voglio te. Ho preso la scelta migliore per tutti."

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