Richarlison de Andrade

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"Non doveva andare così, cazzo." lo osservo mentre batte il pugno sopra il tavolo e trattiene a stento il tono di voce "Eravamo così vicini..." si passa le mani tra i capelli, più e più volte, spettinandosi, poi si gira verso di me.

Io sono immobile vicino alla porta della cucina, lo osservo, ma non dico nulla. Vorrei aiutarlo, ma non riesco, non so cosa dire per consolarlo. Appena è entrato nel mio appartamento ho provato a dire qualcosa che potesse essere d'aiuto, qualcosa che gli facesse capire che è andata così ma che si sono impegnati tanto e questo è riconosciuto da tutti, visto che non abbiamo avuto modo di parlare dopo la partita, ma a quanto pare non ho ottenuto l'effetto desiderato.

Pensavo che una volta atterrato qui in Inghilterra, avremo potuto passare un po' di tempo insieme, e magari mi sarei presa cura di lui e del suo umore a terra, ma al momento sembra più incazzato che altro, e non sembra voglia avere qualcuno intorno.

"Perché mi guardi così, Rich?"

"Perché non dici una parola. Sono venuto subito da te, appena tornato, non mi aspettavo certamente che restassi muta." è così arrabbiato che ora se la sta prendendo con me senza che io abbia fatto niente, non lo trovo giusto. So che è deluso ed è dispiaciuto, ma non sono il suo capro espiatorio.

"Senti, appena sei entrato ti ho parlato e hai sbraitato all'istante, cosa vuoi che ti dica? È chiaro che qualsiasi cosa abbandonerà la mia bocca, non ti andrà bene."

Ride nervosamente e, per un attimo, mi incanto a osservare i suoi lineamenti. È sempre bellissimo e in questo periodo di lontananza mi è mancato veramente tanto, non avrei mai pensato che appena rivisto avremo discusso. Avevo in mente ben altro, e pensavo fosse lo stesso per lui. "Mi hai semplicemente detto che doveva andare così e non posso farmene una colpa. Ti ho risposto che no, non doveva per forza andare così."

"Volevo solo aiutarti... cercare di farti capire che non sei tu il problema."

Lui sospira pesantemente e poi scuote la testa per qualche secondo, finché rinizia a osservarmi. Ora i suoi occhi sembrano colorati dal dispiacere più puro, sembra essere totalmente cambiato, sembra che altri pensieri abbiano preso il sopravvento su quelli più nervosi. "Ma che cazzo sto facendo?" non capisco se lo stia chiedendo a me o a se stesso, ma prima che abbia la lucidità di aprire bocca, continua a parlare "Sono rimasto settimane lontano da te, tu mi sei stata sempre accanto quando avevo bisogno e ti telefonavo, e quando ti ho nuovamente e finalmente davanti me la prendo con te? Dio, sono un coglione."

"Non..." Faccio per rispondere, ma lui mette una mano davanti a sé e mi blocca. Io sto zitta, proprio come da lui richiesto, e lo osservo mentre si avvicina a me. Ha l'espressione seria e posa la mano sul mio viso, dopodiché inizia a tracciare il profilo del mio viso e scende su tutto il corpo, fino ad arrivare al fianco.

"Non provare a difendermi..." Sussurra e io sento il ventre stringersi per il suo tono così caldo "ho fatto il bastardo, e tu non meriti questo. Ho intenzione di farmi perdonare però. Non è colpa tua se è andata male, tu sei il mio portafortuna sempre. Lo sai che ti amo da morire."

Sgancia il bottone dei miei jeans mentre parla e io trattengo il fiato quando le sue dita si infilano all'interno e accarezzano la mia intimità coperta dal tessuto delle mutande. Lo fa con delicatezza, mi sfiora appena, ma mi sembra già di impazzire. Ho bramato il suo tocco per tutti questi giorni.

Annuisco senza riuscire ad aprire bocca e gli sgancio la giacca che ha addosso, lasciandolo poi con solo la maglia a maniche corte bianca. È così stretta che fascia alla perfezione il suo corpo e io mi perdo davanti a tanta bellezza, ma la cosa non migliora quando alzo lo sguardo sul suo e sprofondo nei suoi occhi scuri. Sono gli occhi più belli che abbia mai visto in tutta la mia vita, tremo solo a pensarli.

L'attaccante sorride capendo che sono d'accordo con la sua iniziativa e poi inizia a baciarmi sul collo. Le sue labbra mi lasciano baci umidi, tirando la pelle di tanto in tanto con i denti, poi scende fino al mio seno lasciato leggermente in vista dalla canotta che indosso. "Sei troppo vestita." mi regala un sorriso fintamente innocente e poi mi toglie la canottiera, lasciandomi mezza nuda davanti ai suoi occhi che ardono di desiderio e mi fanno sentire bella come non mai. "Ora va meglio."
abbassa nuovamente la testa e stavolta concentra l'attenzione sul mio seno. Mi bacia ogni centimetro e giocherella con i capezzoli, mentre con le mani si concentra sui miei jeans, tirandoli finalmente via.

Io faccio lo stesso con i pantaloni della sua tuta, facendoglieli scendere fino alle caviglie, poi metto le braccia intorno al suo collo e indietreggio fino a sedermi sul tavolo, trascinandomi lui dietro. "Voglio farlo qua."
sussurro, continuando a fissarlo negli occhi.

Lui annuisce come se non fosse assolutamente un problema, tutt'altro, e in pochissimo tempo mi toglie le mutande e poi si toglie i boxer, senza aspettare nemmeno che sia io a farlo.

Ora siamo completamente nudi. Non c'è più nessun impedimento tra noi, perciò allargo le gambe e lo faccio sistemare in mezzo. Il brasiliano sorride e mi bacia a fior di labbra, penetrandomi con una spinta decisa. Sussulto per la sensazione di riempimento che sento, ma mi abituo all'istante.

Mi bacia ancora una volta e poi inizia a muoversi, prima in modo più lento poi sempre più veloce. Le sue spinte aumentano di intensità e diventano ancora più energiche.

I nostri gemiti e ansimi si mischiano all'istante all'interno della cucina di casa mia, rendendo il momento ancora più elettrizzante ed eccitante.

"È bellissimo..." parlo con fatica, con il fiato corto, poi passo le mani sui suoi capelli sudati e li tiro appena. "Sei fantastico, quanto mi eri mancato."

"Anche tu" quasi ringhia, andando sempre più in profondità quando allaccio maggiormente le cosce intorno al suo bacino e gli do maggiore accesso "sei ciò che mi salva ogni volta."

Sorrido senza trattenermi per le sue parole, aggrappandomi alle sue spalle e seguendo il suo ritmo per un po' e poi chiedendogli di andare più veloce. Lui mi accontenta e poi si aiuta con la mano, accarezzando la mia intimità e baciando la mia bocca e poi il mio seno. Getto la testa all'indietro all'istante, presa dal momento e dalle sensazioni di appagamento, e sento il basso ventre contorcersi e sento ammontare quel calore familiare che lui mi provare.

Continuiamo così per non so quanto tempo, perché perdo il contatto con la realtà e vengo catapultata in una dimensione fantastica, poi lo avverto che ci sono quasi e raggiungo il massimo del piacere urlando il suo nome.

Sorride compiaciuto e poi mi afferra il viso e mi bacia con passione e possessione, continuando a muoversi dentro me, in modo meno regolare, per poi raggiungermi nell'apice del godimento. Anche lui fa il mio nome, con quell'accento sexy che mi manda fuori di testa, poi alcuni suoni gutturali abbandonano la sua bocca.

Appoggia il viso sopra la mia spalla, una volta finito, e mi bacia la pelle imperlata di sudore, mentre io continuo ad accarezzargli i capelli.

"È stato magico e ne avevo bisogno. Mi ricordi cosa significa rinascere." sussurra al mio orecchio, mentre il mio cuore accelerato, va ancora più veloce a causa delle sue parole. "Sei la donna della mia vita, e quando ti tratto male, sei autorizzata a tirarmi uno schiaffo."

Le sue parole mi fanno ridere e gli bacio la fronte, cercando di riprendere fiato. "Capisco come ti senti. Va tutto bene. Ti amo tanto anche io, davvero. Mi sento unita a te come con nessuno mai."

Alza appena il viso dalla mia spalla e i nostri occhi si incrociano, in questo momento mi sembra che non ci sia nulla di fuori posto al mondo, mi sento quasi come se il male non esistesse, potrei restare in questa posizione per una vita intera, perché con lui ho il mio angolo di paradiso in Terra.

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