sesenta y ocho

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"Hey, tranquilla... va tutto bene" cercò di confortarla Pablo, accogliendola in un abbraccio che sapeva di noci e zenzero.
"È tutto troppo bello" rispose la ragazza, senza però riuscire a placare i singhiozzi.
Dovettero trascorrere svariati minuti prima che il respiro di Anita si regolarizzasse e sul suo volto tornasse a risplendere il solito delicato sorriso.
"Ora ti riconosco di nuovo" commentò Gavi con dolcezza, non appena ciò accadde. "Dai, andiamo: Pilar sta per aprire le danze."
"Oh, non ce la possiamo assolutamente perdere!" esclamò la ragazza.
Così, i due si diressero verso l'area di giardino adibita a pista da ballo: si trattava di un ampio spiazzo, circondato da abeti frondosi, dove l'erba era stata tagliata cortissima per permettere agli invitati di muoversi con maggiore leggiadria.
"Vieni?" domandò Anita, tirando Pablo per una manica.
"Neanche per sogno" replicò lui. "Non sono bravo in queste cose."
"Non potrai mica essere un campione in tutto" gli fece notare la ragazza. "E non azzardarti a dirmi che in questo momento preferiresti trovarti al Camp Nou, perché sai benissimo che il massimo a cui potresti aspirare sarebbe la tribuna. Cavoli tuoi se nelle scorse partite ti sei pigliato un sacco di cartellini e oggi non ti è concesso di giocare. Anzi, meglio, così ora puoi alzarti e venire a ballare insieme a me."
"Te lo ripeto: io non..." il calciatore non poté terminare la frase in quanto Anita, con uno strattone inaspettatamente efficace, riuscì a trascinarlo nel bel mezzo della folla danzante.
Nonostante avesse affermato di considerarsi un pessimo ballerino, Pablo si rivelò essere l'esatto opposto: una volta presa confidenza con la musica, iniziò a muoversi in maniera superba, seguendo il ritmo dei sempre allegri brani che si susseguivano uno dietro l'altro.
"Vi state divertendo?" chiese loro Pilar, capitata casualmente vicino ai due.
"Tantissimo!" rispose Anita. "Credo che un matrimonio più bello di questo non sia mai esistito."
La donna scoppiò in una risata: "Addirittura? Non esageriamo."
"Invece è proprio così" rincarò Pablo. "Complimenti, davvero, a te e a Carlos."
"Grazie, ragazzi, siete fantastici" si congedò Pilar, la cui presenza era richiesta a gran voce dall'altra parte del giardino.
Gavi scosse la testa divertito e, riconoscendo le prime note di una stupenda canzone d'amore scritta parecchi anni prima da un indiscusso poeta della musica, addolcì lo sguardo e appoggiò le mani sui fianchi di Anita. Lei sorrise, chiuse gli occhi e, abbandonandosi al ritmo dettato dai battiti del suo cuore, lasciò che fosse il calciatore a guidare i passi di entrambi. C'era forse qualcosa di più desiderabile di un momento del genere? Rivolgendosi a sé stessa, la ragazza promise che si sarebbe impegnata al fine di tenere per sempre lontani da Pablo tristezza, odio e rassegnazione, perché il suo magnifico sorriso non meritava di venire soppiantato da alcuna espressione di sofferenza. Ai suoi occhi, egli rasentava la perfezione, nonostante fosse pieno di difetti che lei, pian piano, aveva imparato a conoscere e apprezzare.
Colpita dai suoi stessi ragionamenti, Anita alzò lo sguardo per incrociare quello del calciatore, ritrovandosi a pensare che aver trovato Pablo era stata davvero la sua più grande fortuna: era consapevole di non poter desiderare nulla di meglio e, sì, di aver anche scoperto l'ingrediente segreto mancante alla sua ricetta per la felicità.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora