veintiseis

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"Oh, l'ho visto" esclamò Lisa. "Vai, vi lascio soli... se hai bisogno di qualcosa mi trovi fuori dal Bebecita: mi fermo lì a bere qualcosa con Andrès e Ylenia. Buona fortuna!"
La ragazza sgattaiolò via prima che l'amica potesse anche solo abbozzare una risposta: la partita era terminata da più di quaranta minuti e, finalmente, il momento clou della serata era alle porte. Paralizzata da quello che probabilmente era un attacco di panico in piena regola, Anita osservava la sagoma di Pablo Gavi avvicinarsi sempre di più. Il calciatore si stava proprio dirigendo verso di lei, non poteva di certo sbagliarsi, e ogni secondo che passava la sua figura diveniva maggiormente nitida... Eccolo!
"Ciao, Anita" la salutò, abbassando per un attimo lo sguardo.
"Ciao..." rispose lei a mezza voce. I rumori giungevano ovattati alle sue orecchie e tutto pareva girare vorticosamente su sé stesso; il paesaggio circostante era un'unica macchia di colore nella quale Anita non riusciva a distinguere nulla, nemmeno l'enorme struttura del Camp Nou che svettava alla sua destra.
"Quindi sei rimasta" disse Pablo senza preamboli, guardando la sua interlocutrice negli occhi.
"Sì, grazie a te" confermò la ragazza, riacquistando un poco di fiducia.
"Scusami se non mi sono fatto vivo, ma, ecco, sono stato impegnato, mi dispiace" si giustificò lui, arricciando impercettibilmente le labbra.
"Non importa... cioè, sì, avrei preferito sentirmi dire da te che sarei potuta restare qui ancora un mese, però non fa nulla, davvero" scosse la testa Anita. "Devo solo ringraziarti."
"Non c'è di che" sorrise il calciatore. "Beh, adesso in effetti è un po' tardi, ma non voglio più aspettare: mi chiedevo se ti andasse di fermarci da qualche parte, in un posto tranquillo ovviamente, per prenderci qualcosa, non so, un paio di drink, anche solo un analcolico e due arachidi, quello che preferisci."
"Oh, certo va benissimo" rispose di slancio la ragazza, senza aver prima fatto i conti con le lancette dell'orologio, che già segnavano le ventitré. Pilar le aveva raccomandato di tornare a casa prima di mezzanotte, tenendo anche conto che l'indomani la attendevano ben sei ore di scuola; tuttavia, Anita decise che, per quella volta, avrebbe disobbedito alla sua condiscendente ospite.
Sentendo le sue parole, il viso di Pablo si illuminò, e per un attimo la ragazza dimenticò tutto ciò che la circondava, nella sua testa non c'era spazio né per le preoccupazioni né per gli orari, e neanche per l'interrogazione di storia che la aspettava il giorno successivo: quel maledetto calciatore aveva invaso i suoi pensieri, sterminandoli uno ad uno.
"Aspetta che cerco gli occhiali da sole" disse Pablo, frugando nel suo zaino. "Bene, eccoli. Non vorrei che la nostra serata fosse rovinata da una schiera di fan troppo accaniti."
"Mh, forse è meglio che tu non li indossi: è notte, nessuno gira con gli occhiali da sole" gli fece notare Anita.
"Hai ragione" sospirò il calciatore cacciandoseli in tasca. "Dai, andiamo. Conosci il Lunàtico? Sta qui vicino, e ha una terrazza spettacolare."
"Ne ho sentito parlare..." rispose la ragazza.
"Perfetto. Per di qua, vieni" sorrise di nuovo lui, invitandola a seguirlo.
La luce dei lampioni parve ammiccare in direzione di Pablo e Anita, come se già sapesse che quello era solamente l'inizio di una lunga storia.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora