nueve

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Ci furono un paio di scossoni, poi il treno si fermò e le porte si aprirono con un lieve sbuffo. Anita raccattò la sua valigia dal portapacchi, cercando di non urtare gli altri passeggeri con l’ingombrante zaino che aveva sulle spalle.
Scese, e in meno di un secondo la tranquillità nella quale era stata immersa durante il viaggio venne sostituita dalle voci e dal chiasso assordante della stazione di Barcellona. Quel luogo era semplicemente immenso e la ragazza, appena uscita dal calmo ambiente del treno con cui aveva lasciato Saragozza, si guardò attorno frastornata. Tutto ciò non le pareva vero: già da quando aveva scorto il suo nome in fondo all’elenco dei dieci studenti ai quali sarebbe stata destinata la borsa di studio, aveva cominciato a percepire la realtà in modo diverso, quasi si trattasse di un sogno a occhi aperti.
Così, incapace di fare un singolo passo, Anita rimase immobile in mezzo alla calca per cinque minuti buoni, ammirando come incantata le centinaia di persone che le passavano accanto e voltandosi di tanto in tanto per scorgere nuove prospettive di quel posto a lei completamente sconosciuto.
Si sentiva come persa, ma, fortunatamente, a un certo punto percepì un tocco deciso sulla sua spalla e girandosi si trovò davanti una donna sulla quarantina, con un viso particolarmente familiare. L’espressione assente sul volto della ragazza svanì d’improvviso.
“Pilar!” esclamò sollevata.
Di lei aveva visto un sacco di fotografie e ci aveva anche parlato una volta al telefono: era la proprietaria dell’alloggio per studenti dove Anita sarebbe stata ospitata per un intero mese, lì a Barcellona.
Già, proprio Barcellona! Alla fine, la ragazza ce l’aveva fatta, nonostante la crisi, durata ben due giorni, durante la quale si era rifiutata persino di lasciare la sua camera. Era stato un momento veramente molto buio, però Anita ne era uscita, grazie soprattutto all’aiuto di Tania e Marisol, le quali erano giunte in suo soccorso appena avevano saputo della situazione in cui versava lo stato d’animo dell’amica.
Lo studio forzato aveva comunque dato i suoi frutti e in poco più di tre settimane la ragazza era riuscita ad accaparrarsi uno dei dieci posti nella lista dei migliori studenti della scuola. Davanti al tabellone con l’elenco redatto a mano dalla vicepreside, Anita era rimasta semplicemente estasiata, quasi in trance, e non riusciva a staccare gli occhi dalla riga nella quale erano stati riportati nome e cognome appartenenti a nessun altro che a lei.
Adesso, Pilar le stava di fronte, il volto sorridente, e la invitava a seguirla: le avrebbe fatto piacere presentarla agli altri inquilini della casa-studenti, tuttavia era tarda sera, perciò conveniva sbrigarsi.
La ragazza cominciò a camminare a passo svelto per non perdere di vista la donna, più che abituata a doversi muovere nel bel mezzo della ressa, e, procedendo verso l’uscita della stazione, ebbe modo di fare mente locale. Per la prima volta dopo giorni, i suoi pensieri tornarono alla realtà.
Era partita per Barcellona con un unico obiettivo, quindi ora doveva trovare il modo di realizzare ciò che da settimane stava progettando.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora