cincuenta y tres

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Gli allenamenti ripresero a metà pomeriggio e, una volta terminati, Xavi riportò la squadra in hotel, accingendosi a pronunciare il suo solito discorsetto.
"Ragazzi, lo so che siete persone intelligenti... beh, più o meno" esordì. "Questa sera, però, andrete in discoteca e, anche se siete tutti maggiorenni, vi considero sotto la mia responsabilità; perciò, prestate attenzione a ciò che vi circonda, non date retta a gente poco raccomandabile e, soprattutto, non assumete sostanze di dubbia provenienza."
"Sì, mister, non abbiamo mica dieci anni" si lamentò Pablo, sbuffando.
"Detto da te, proprio..." ridacchiò Jordi Alba, alludendo alla giovane età del suo compagno.
"Silenzio!" ordinò l'allenatore. "Ricordatevi che domani sera dobbiamo giocare contro un'ottima squadra, quindi divertitevi senza combinare guai... su, ora salite nelle vostre stanze e fatevi una doccia, altrimenti mi riterranno responsabile di aver appestato l'aria di mezzo albergo. Forza, correre!"
Le due ragazze si scambiarono un'occhiata divertita, poi lanciarono uno sguardo ai calciatori che si erano già buttati a rotta di collo lungo le scale e, con totale nonchalance, premettero il tasto di chiamata dell'ascensore.
"Sei veramente stupenda" commentò Pablo, quando Anita gli comparve davanti indossando il top e la minigonna che aveva acquistato apposta per quella sera. "Non ti pare di essere addirittura troppo bella? Ho seriamente paura che ti rubino."
"Ma smettila" scoppiò a ridere Anita, imbarazzata. "Beh, mi dovrò pur conciare in qualche modo se non voglio che qualcun'altra ti porti via."
"Cosa? Portar via me? Ma neanche per sogno" affermò il calciatore. "Te l'ho già detto: questa è la nostra serata, mia e tua. Non permetterò a nessuno di rovinarla."
Il locale scelto dai manager della squadra era stupendo, pieno di colore e super lussuoso. Lisa rimase a bocca spalancata ad ammirare i magnifici soffitti e la sconfinata pista da ballo, imitata dalla sua amica, ancor più incredula di lei.
"Venite?" le riportò alla realtà Pablo. "Abbiamo una sala riservata, almeno potremo stare un po' tranquilli."
"Cioè, tu entri in una discoteca e pensi di starci tranquillo?" rise Anita, prendendolo sottobraccio. "Dai, andiamo a ballare!"
Trascorsero diverse ore prima che qualcuno, in mezzo alla folla, riconoscesse Gavi.
"Oh, ma che vedo? Tu sei un calciatore" esclamò una ragazza dai capelli tinti di giallo, dopo essere andata a sbattere involontariamente contro il braccio di Pablo.
"Ehm, sì" rispose lui, con tono sbrigativo.
"Hey, torna qui!" lo richiamò perentoria la biondina. "Lascia che ti offra da bere."
"Preferirei di no, grazie comunque" sorrise freddamente il calciatore, facendo segno ad Anita di aspettarlo nel privé.
"Dai, piccolino, sciogliti un po'..." insistette la ragazza, sorridendo con aria provocante.
Nonostante la musica uscisse dagli altoparlanti a volume altissimo, Anita non poté fare a meno di udire quelle poche parole che la mandarono su tutte le furie. Disobbedendo a ciò che Pablo le aveva suggerito di fare, si diresse con decisione verso quell'impertinente.
"Cos'hai appena detto?" le urlò, arrabbiatissima. "Forza, ripetilo a me, se ne hai il coraggio!"
"Calmati, bimba" le tenne testa la biondina. "Il calciatore non è mica tuo, non c'è niente di male se gli offro un drink, non è vero caro?"
"Te lo ripeto un'altra volta: non mi va" affermò Pablo, tentando di mantenere la calma.
"Ah, ti lasci comandare a bacchetta da questa qui?" chiese l'arrogante terza incomoda. "Non sarà mica la tua tipa?"
"Proprio così" rispose seccamente Anita. "Levati."
"Tranquilla, non l'ho toccato" si difese la bionda. "Quando vuoi, tesoro, io ci sono" aggiunse, mandando un bacio volante a Pablo. "E fidati di me: non farti legare le mani dalla tua amichetta."
Poco dopo, la ragazza scomparve tra la folla e il calciatore si fece largo a forza di spallate in mezzo alla ressa, finché non raggiunse la sala riservata ai giocatori del Barça. Cercò con lo sguardo un divanetto libero, ma prima di sedersi lo prese a pugni per diversi, lunghissimi, minuti. Anita lo osservò terrorizzata: non l'aveva mai visto così e quel comportamento non le garbava affatto.
"Vedi?" sbottò Pablo, non appena si fu un po' calmato. "Vedi? È per questo che all'inizio sparivo per giorni, per questo non ero sicuro di voler davvero stare con te. La gente mi tratta come un oggetto più che come una persona, vengo giudicato perché essendo famoso dovrei essere un esempio per tutti, non posso commettere errori, non mi ritengono in grado di decidere da solo... e poi, appena qualcuno verrà a sapere che stiamo insieme cominceranno a criticare anche te. Non c'è niente che vada bene al mondo, Anita, proprio niente... e io non voglio che le opinioni degli altri ti cambino, tu mi piaci esattamente così come sei... questo lo sai, vero?"
"Io... no, non me l'avevi mai detto" balbettò la ragazza, prendendo posto accanto al calciatore. "Non mi importa niente del parere altrui, Pablo, lo sai benissimo, e sai anche che non mi arrendo facilmente. Cavolo, io sto con te, sto con un calciatore! Lo sai cosa significa questo? Che sono stata incredibilmente fortunata, certo, ma in questi casi la buona stella non è abbastanza: mi sono dovuta impegnare, non hai idea di quante volte mi sono trattenuta dal mandare tutto all'aria perché ero consapevole che con te non sarebbe stata una passeggiata, che mi sarei dovuta sforzare... però sono qui, sono ancora qui nonostante ti abbia visto scambiare questo divano per un sacco da boxe, poco fa, e..."
Anita non riuscì a terminare la frase, interrotta dal dolce bacio che Pablo fece piovere sulle sue labbra e che ebbe lo stesso effetto di un temporale in mezzo al più arido dei deserti.

Todo lo que quiero - Pablo GaviWhere stories live. Discover now