diecisiete

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Per la seconda volta nella sua vita, Anita varcò la soglia del Camp Nou, e per la seconda volta nella sua vita lo fece passando attraverso la discreta e riparata porta di servizio nella quale Lisa l'aveva invitata a infilarsi esattamente otto giorni prima. Quella sera, però, tutto era diverso: la ragazza indossava una felpa del Barça con un cartellino di riconoscimento applicato poco sotto il colletto e Carlos la precedeva lungo i corridoi con passo deciso.
Nonostante il padre dell'amica le avesse spiegato che il loro compito non prevedeva l'incontro con i calciatori, Anita si sentiva il cuore in gola e nella sua testa turbinavano le mille diverse idee che si era fatta riguardo a come Pablo Gavi le avrebbe potuto rivolgere la parola.
Alla partita mancavano ancora due ore, ma le divise dei giocatori andavano già sistemate nelle dressing rooms, le scarpe lucidate e appaiate sotto le panchine, i parastinchi allineati nelle loro posizioni abituali. La ragazza non si aspettava tutta quell'attenta minuzia con cui Carlos si dava da fare per stirare ogni impercettibile piega delle magliette, e per la prima volta si rese conto di quanto duro lavoro ci fosse dietro anche a una semplice partita di campionato.
Una volta adempiuto alle sue mansioni, l'uomo fece cenno ad Anita di seguirlo e i due uscirono dalla stanza assieme ai pochi altri magazzinieri destinati a quel compito. Gli uomini scherzavano tra loro, domandandosi reciprocamente se questo o quel calciatore si sarebbe ancora lamentato del nonnulla per cui in precedenza era stato in grado di scatenare un putiferio. La luce fredda dei corridoi e la consistente eco aggiungevano a chiacchiere e risate un nonsoché di grottesco, ma per la ragazza quel clima cordiale, addirittura quasi familiare, era l'unica àncora di salvezza che le impediva di sprofondare nelle sue contorte fantasie.
"Quando arrivano i giocatori?" chiese dopo un po', approfittando di un attimo di silenzio.
"Ah, sei venuta per loro, eh" ammiccò uno dei magazzinieri. "Carlos ci ha spiegato tutto molto sommariamente, tuttavia non ci ha mentito: chi è che attira la tua attenzione?"
Anita, presa alla sprovvista da una domanda tanto diretta, arrossì e sorrise timidamente.
"Beh, io..." cominciò a dire, ma venne interrotta dalla voce del padre di Lisa, intervenuto in suo aiuto.
"Dai, Gonzalo, non fare il ragazzino. Se vuole vedere da vicino uno di loro che male c'è? Non sai quante altre persone lo desidererebbero?" esclamò l'uomo. "Pure noi, prima di iniziare questo lavoro, almeno una volta nella nostra giovinezza abbiamo sognato di trovarci faccia a faccia con uno qualunque dei bomber della Nazionale, o mi sbaglio?"
"Eh sì, hai proprio ragione" fu d'accordo uno degli altri magazzinieri. "Per noi ormai questa è la routine, ma in realtà non è mica un mestiere come tutti gli altri..."
Un forte rimbombo proveniente dall'esterno, seguito da strilli, urla e qualche accenno di cori, interruppe i discorsi di Carlos e dei suoi colleghi: il pullman che trasportava i calciatori del Barcellona era appena stato parcheggiato fuori dallo stadio.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora